Quando Menelao si reca a Micene per chiedere ad Agamennone il sostegno nella guerra contro i Troiani, si vede un’imponente scultura che sovrasta il trono sul quale il re è seduto. La scultura, che raffigura due leoni affiancati e in piedi sulle zampe anteriori, è molto simile a quella presente nella Porta dei Leoni, che costituisce l’entrata principale della vera rocca di Micene. La rocca si trova davvero su una ripida altura e le sue mura assomigliano molto alla rappresentazione che ne dà il film. È falso invece che Micene si trovi vicino al mare come lascerebbe intendere la stessa scena.
Alcune riprese aeree, realizzate con l’aiuto delle tecniche digitali, ci mostrano l’enorme flotta di navi greche che veleggia verso Troia. In questo caso il film sembra aver preso alla lettera il “catalogo delle navi”, quella parte del libro II dell’Iliade in cui Omero fa l’elenco di tutti i contingenti che partecipano alla spedizione, precisando il nome della nave su cui sono imbarcati. Il totale calcolato da Omero è di 1186 imbarcazioni.
Si tratta di un numero impossibile per l’epoca, al quale bisogna dare un valore puramente simbolico. È del resto improbabile che nell’età del bronzo centinaia di navi avessero una forma standardizzata come accade alle navi di oggi, in piena epoca tecnologica e industriale.
Durante il film assistiamo ai funerali di tre importanti eroi: Patroclo, Ettore e Achille. Sui volti di Patroclo e di Achille vengono posate delle monete per coprire gli occhi. In realtà la moneta come mezzo di scambio si diffuse nel mondo greco molto più tardi, e soltanto in epoca classica si affermò l’abitudine di porre una moneta nella bocca del defunto affinché, giunto nell’aldilà, potesse pagare il traghettatore Caronte. Nel film tutti e tre gli eroi vengono cremati, inoltre numerose pire per i caduti in battaglia vengono innalzate dai Greci, in una scena notturna di grande suggestione. È probabile che presso i guerrieri micenei, quali furono i Greci dell’Iliade, ci fosse quest’uso, ma non sappiamo se ci fu tra i Troiani, le cui origini e consuetudini sono ancora in larga parte oscure. È vero però che Omero attribuiva le stesse usanze e credenze religiose ai Greci e ai Troiani, come se i due popoli partecipassero di un’unica civiltà.