Il duello tra Ettore e Achille, oltre a essere tra le sequenze più belle di Troy, permette di cogliere il sovrapporsi dei diversi piani in cui si articola il film. La scena in cui i due eroi si sfidano all’ultimo sangue offre l’occasione di un confronto immediato tra il racconto omerico e il racconto cinematografico, nello stesso tempo consente di evidenziare alcuni elementi storicamente plausibili e altri di pura fantasia. Per apprezzare meglio la sequenza si può osservare questa raffigurazione del duello, tratta da un vaso dipinto dal Pittore di Berlino, un ceramografo ateniese del V secolo a.C. L’artista, vissuto molto più tardi rispetto alla guerra di Troia e alla redazione dei poemi omerici, ha inserito nella sua opera alcuni elementi compatibili con l’epoca di Omero, che si ritrovano in Troy: per esempio lo scudo circolare (l’oplon, da cui la parola “oplita”) e la lancia. Mancano invece nel film, rispetto al vaso antico e al poema omerico, le divinità protettrici a fianco dei due eroi: a sinistra Atena, che protegge Achille, a destra Apollo, protettore di Ettore.
Achille giunge sotto le imponenti mura di Troia sul carro da guerra. Omero lo fa arrivare a piedi ma con passo rapido e sicuro “come cavallo uso a vincer col cocchio”. Ai tempi di Omero il carro serviva al guerriero come mezzo di trasporto ma non veniva più usato in battaglia: in questo il film segue Omero. Come nell’Iliade, Achille inizia a gridare il nome di Ettore per indurlo a battersi. Il bell’aspetto e la capigliatura bionda corrispondono al ritratto che ne fa Omero. L’elmo è di tipo corinzio e caratterizzava l’armatura degli opliti, perciò è posteriore alla guerra di Troia.
Chiamato da Achille, Ettore esce dalla città e affronta subito l’eroe greco. Nell’Iliade, invece, il troiano si fa prendere dalla paura e fugge correndo intorno alle mura, mentre Achille lo insegue. Nel momento in cui si spalancano le porte di Troia per far uscire Ettore, possiamo notare un particolare architettonico: alcune colonne in stile minoico come quelle del palazzo di Cnosso, a Creta. Non si può escludere che un tale elemento fosse presente nella civiltà micenea e tra i popoli in contatto con essa.
A parte lo scudo e la lancia l’interesse della scena ha un valore soprattutto estetico: la maestria del regista sta nell’aver rievocato le schermaglie degli occhi e dei corpi, come in Omero, in uno scenario silenzioso e deserto, ma anche nell’aver riprodotto le forme e il dinamismo di certe raffigurazioni antiche, come quelle del pittore ateniese.
Nel film lo scudo di Achille appare stranamente semplice rispetto al racconto di Omero. Forgiato dal dio Efesto appositamente per l’eroe, lo scudo recava complesse decorazioni istoriate, che il poeta descrive minuziosamente; attraverso esse gli storici hanno tratto preziose indicazioni sulla società e sulla cultura greca del secolo VIII a.C. Dato che è impossibile che uno scudo contenga tali e tante raffigurazioni, possiamo considerare anche questa “mancanza” come una scelta in favore del realismo.