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Produrre e consumare con responsabilità
L’era dell’usa e getta
Un mare di plastica
Eliminare gli sprechi, un dovere morale
Riciclare o riutilizzare?

I rifiuti

Produrre e consumare con responsabilità

L’era dell’usa e getta

Un mare di plastica

Eliminare gli sprechi, un dovere morale

Riciclare o riutilizzare?

Che cosa sono i rifiuti?

Che cosa sono i rifiuti?

I rifiuti sono materiali di scarto o avanzati delle diverse attività umane.
Esempi tipici comprendono i rifiuti solidi urbani, le acque reflue, i rifiuti speciali, i rifiuti pericolosi, i rifiuti tossici (radioattivi e altro).

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La produzione di rifiuti e scarti ha sempre contraddistinto le diverse attività umane, ma si è posta all’attenzione soltanto in epoca relativamente recente, con lo sviluppo industriale e, di conseguenza, la crescita delle aree urbane che caratterizza il XIX secolo.
La consapevolezza della criticità dei fenomeni legati ai rifiuti è però, a livello globale, molto più recente, e riguarda oggi diversi aspetti legati, più in generale, al tema della tutela dell’ambiente. L’errato o scorretto smaltimento dei rifiuti, specie di quelli tossici, è infatti una delle cause principali di inquinamento [vedi Inquinamento].

Il termine rifiuti comprende anche sostanze e oggetti che possono essere recuperati, riciclandoli o riutilizzandoli: in questo caso, oltre alle considerazioni di ordine ambientale, entrano in gioco anche aspetti etici legati ai fenomeni come il consumismo, che spinge a utilizzare, spesso, quantità eccessive di beni (è il caso, per esempio, degli sprechi di cibo) o privilegia modalità di presentazione delle merci che hanno impatto sull’ambiente, come nel caso dei prodotti con imballaggi non facilmente riciclabili e non biodegradabili. La ricchezza di opzioni tecnologiche oggi disponibili, tuttavia, consente di affrontare le diverse emergenze legate ai rifiuti con sempre maggiore efficienza, e consente, nei casi più virtuosi, di trasformare i materiali di scarto in una vera e propria risorsa.

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I RIFIUTI:

un prodotto dell'attività umana

AMBITI COINVOLTI

I rifiuti e la tutela dell'ambiente

La Chiesa e il rispetto del creato

Ridurre gli sprechi e redistribuire i beni

LA POSTA IN GIOCO

I rifiuti fra tecnologia e consumismo

I RIFIUTI: un prodotto dell'attività umana

I rifiuti e la tutela dell'ambiente

La Chiesa e il rispetto del creato

Ridurre gli sprechi e redistribuire i beni

I rifiuti fra tecnologia e consumismo

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I rifiuti

Perché è un problema etico

La produzione di rifiuti e scarti accompagna da sempre le attività produttive dell’umanità. Tuttavia, nei tempi più antichi, la difficoltà nel procurarsi le materie prime e lo sviluppo della tecnologia, relativamente scarso, facevano sì che i rifiuti, oltre a essere quasi sempre biodegradabili (essendo i materiali utilizzati in gran parte organici), venissero recuperati e riciclati quasi interamente, in modo simile a quanto accade ancora oggi nei Paesi più poveri. 

La questione dei rifiuti emerge con forza durante la Rivoluzione industriale, con l’affermarsi dell’industria pesante e la nascita di comunità urbane sempre più vaste. Oggi il tema dello smaltimento dei rifiuti è strettamente legato alla salvaguardia dell’ambiente, poiché la pericolosità di molti rifiuti (si pensi soltanto ai sottoprodotti degli impianti nucleari) ha influenza spesso devastante su diversi ambiti naturali, come nel caso delle acque marine e fluviali o dei suoli contaminati da attività di scarico illegale. 

Anche nel caso dei rifiuti, come per le altre tematiche legate all’ambiente, la Chiesa Cattolica sottolinea la responsabilità dell’uomo nei confronti del creato, che deve essere preservato integro a beneficio delle generazioni future.

 La Chiesa Cattolica è anche attiva con numerosi programmi per l’eliminazione degli sprechi e la redistribuzione di beni a vantaggio delle persone più povere.

Oggi la sfida globale in tema di rifiuti è complessa ma può giovarsi dei costanti progressi tecnologici, oltre che poggiare su un cambiamento di mentalità che porti a evitare le forme più spinte di consumismo (che privilegiano la logica “usa e getta”), a vantaggio di forme di riciclaggio e riutilizzo “creativo”, che permettano di ridurre l’impatto ambientale allungando quanto più possibile il ciclo di vita dei diversi prodotti o riutilizzandoli per produrre energia “pulita”[vedi Energie].

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L’isola di plastica

Carola Traverso Saibante

Scaricare in acqua i rifiuti ha portato a gravi casi di inquinamento, come dimostrano i fenomeni che si stanno verificando, per esempio, nell’Oceano Pacifico. Invertire questa tendenza è assolutamente necessario per evitare conseguenze disastrose e tutti noi possiamo contribuire con piccoli gesti: pensiamoci bene, quindi, prima di buttare qualcosa in acqua.

Migliaia di miliardi di frammenti di plastiche e altri rifiuti sintetici: è ciò che potrebbero nascondere i ghiacci dell’Artico, pronti a rilasciarli nell’ambiente via via che il riscaldamento globale [vedi Cambiamenti climatici] li porta allo scioglimento. Sono le microplastiche, particelle inquinanti inferiori ai 5 millimetri di lunghezza, quelle che formano l’isola di plastica del Pacifico, detta anche Grande chiazza d’immondizia del Pacifico.
La notizia-choc, secondo la squadra di ricercatori anglo-americana, è che non solo la concentrazione di microplastiche intrappolate nei ghiacci dell’Artico è superiore a quella presente nell’acqua degli Oceani (pari a 46 mila pezzi al chilometro quadrato secondo una stima ONU), ma sarebbe mille volte superiore anche a quella che, secondo alcune stime, forma l’isola di plastica. Il ghiaccio sarebbe quindi un “serbatoio primario” di particelle inquinanti di origine umana. I risultati dello studio aiutano senza dubbio a capire dove queste vanno a finire.
Le microplastiche vengono trascinate verso l’Artico dalle correnti. La scienza ha accertato che il ghiaccio dell’Artico si sta sciogliendo a livelli record negli ultimi anni: il picco storico della minore superficie ghiacciata estiva è stato raggiunto a settembre 2012, lo stesso anno in cui l’umanità ha prodotto quasi 300 milioni di tonnellate di plastica (di cui meno del 5% è stato riciclato). I ricercatori, rifacendosi a modelli climatici secondo cui il declino nel volume del ghiaccio artico si attesta al 3,4% per decennio, hanno calcolato che, ai tassi attuali, oltre mille miliardi di microplastiche saranno liberati nel Mar Glaciale artico e dispersi nel Pianeta attraverso gli Oceani nel giro dei prossimi dieci anni.
I ricercatori hanno basato le analisi su campioni di ghiaccio raccolti in diverse spedizioni polari effettuate tra il 2005 e il 2010. Le particelle inquinanti rinvenute sono generate dai rottami dei rifiuti plastici e di altri derivati del petrolio, ma anche da diversi materiali sintetici o semi-sintetici, tra cui il più comune è risultato essere il rayon – utilizzato nei filtri delle sigarette, nell’abbigliamento e nei prodotti d’igiene personale – seguito da poliestere, nylon e altri. I potenziali danni ecologici della contaminazione da microplastica (così definita anche se, appunto, non tutti i materiali sono necessariamente plastici) devono ancora essere valutati, in particolare gli effetti tossici sulla vita acquatica. Certamente andrà anche a nutrire la “plastisfera”, la comunità di microrganismi dalle caratteristiche “aliene” che abitano le isole di plastica galleggianti sui mari. Un recente studio ha evidenziato che queste microcomunità di super-colonizzatori ospitano anche batteri conosciuti come nocivi per gli animali e per l’uomo.

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

In Italia il trattamento dei rifiuti è:

  • facoltativo, dipende dalla dimensione dei  Comuni

  • regolato dalla legge

  • su base esclusivamente volontaria

  • gestito esclusivamente da privati

2

I rifiuti radioattivi sono:

  • recuperabili

  • tossici

  • biodegradabili

  • riciclabili

2

La Chiesa Cattolica:

  • non esprime posizioni in materia ambientale

  • è solidale con le popolazioni che subiscono l’emergenza rifiuti

  • è contraria ai programmi di riciclaggio

  • è favorevole alla realizzazione di discariche urbane

2

I rifiuti che non lasciano traccia nell’ambiente si dicono:

  • riciclabili

  • recuperabili

  • biodegradabili

  • speciali

3

Domande per riflettere

  • Insieme all’insegnante, fate una mappa delle aree a voi vicine che indichi se vi sono zone particolarmente critiche per quanto riguarda i rifiuti (per esempio zone dove la raccolta non è regolare, discariche che creano allarme ecc.).

  • Accompagnate la mappa con una breve relazione sintetica che descriva la situazione riscontrata.

  • Lavorando in gruppo, con il coordinamento degli insegnanti, predisponete un piano per il riciclaggio da attuare nella vostra scuola.

  • Se esistono già attività di riciclaggio, come in molte situazioni, provate a raccogliere suggerimenti per migliorare il servizio o, in alternativa, preparate una presentazione multimediale che illustri le attività di riciclaggio praticate.

  • Insieme agli insegnanti, scegliete un’area vicina alla scuola e documentate, scattando fotografie e intervistando gli abitanti, la situazione (positiva o negativa) della gestione dello smaltimento dei rifiuti. Sintetizzate i risultati in una presentazione multimediale, sulla LIM o su cartelloni.

Dilemmi per discutere

È meglio disporre di:

Oggetti durevoli, anche se più costosi

Oggetti di poco prezzo, da sostituire una volta che non servono più

Il problema dello smaltimento dei rifiuti:

Dipende esclusivamente dalle decisioni dei governi e degli amministratori locali

Può essere affrontato da tutti, a partire dalle piccole abitudini di ogni giorno

La quantità prodotta di rifiuti può essere ridotta:

Consumando e producendo meno prodotti

Progettando prodotti e beni meno inquinanti

Fare il punto

Riflettere

Discutere

I rifiuti | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

In Italia la definizione di rifiuto è data dall'art. 183 del DL 3 aprile 2006 n. 152 (Testo Unico Ambientale) che definisce tale «qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi». Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti è regolato da numerosi provvedimenti che prevedono forti sanzioni per i responsabili dei fenomeni più gravi di inquinamento. In generale, i provvedimenti sullo smaltimento di rifiuti tendono sempre più ad armonizzarsi nel quadro stabilito dall’Unione Europea e sulla base dei numerosi accordi internazionali in materia di ambiente.

Unione Europea

La Direttiva n. 2008/98/CE del 19 novembre 2008 definisce rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi”.

Non sono considerati rifiuti i “sottoprodotti”, ossia i residui ottenuti da un ciclo produttivo che soddisfano i requisiti elencati di seguito:

  • la sostanza o l'oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;

  • è certo che la sostanza o l'oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;

  • la sostanza o l'oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;

  • l'ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell'ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o la salute umana.

È previsto che, dopo una determinata lavorazione, un rifiuto possa cessare di essere tale se vengono rispettate le condizioni elencate nell'art. 184-ter del D.lgs. 152/2006:

  • la sostanza o l'oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;

  • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;

  • la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;

  • l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto, non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana.

I rifiuti | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

La posizione della Chiesa Cattolica, come per tutti gli aspetti legati all’ambiente, è nettamente contraria alle attività che possono pregiudicare la conservazione dell’ambiente, un patrimonio di cui l’uomo è responsabile e che deve essere preservato a vantaggio delle generazioni future. Inoltre, la Chiesa Cattolica è particolarmente attiva nel sostenere le popolazioni che vivono in situazioni di degrado ambientale (è il caso, per esempio, delle comunità della cosiddetta Terra dei fuochi, in Campania) ed è attenta a combattere gli sprechi, anche attraverso l’organizzazione di raccolte capillari di abiti, cibo, medicinali e altri oggetti che possano andare a beneficio dei poveri.

Giovanni Paolo II, Combattere il degrado

L’umanità, di fronte a una fase nuova e più difficile del suo sviluppo, ha oggi bisogno di un grado superiore di ordinamento internazionale, a servizio delle società, delle economie e delle culture del mondo intero. Il diritto all’ambiente implica la responsabilità dei singoli Stati e di tutti i soggetti di diritto internazionale, i quali hanno il compito di prevenire il degrado dell’atmosfera e della biosfera, controllando attentamente, tra l’altro, gli effetti delle nuove scoperte tecnologiche o scientifiche, e offrendo ai propri cittadini la garanzia di non essere esposti ad agenti inquinanti o a rifiuti tossici.


Francesco, La dignità è l'interesse supremo

Saluto la delegazione degli abitanti della cosiddetta Terra dei fuochi e dei veleni, in Campania e nell’esprimere loro la mia vicinanza spirituale, auspico che la dignità della persona umana e i diritti alla salute vengano sempre anteposti ad ogni altro interesse.

I rifiuti | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

Le posizioni in materia delle diverse religioni, come nel caso della Chiesa Cattolica, fanno riferimento più in generale alle considerazioni relative all’ambiente. Negli esempi riportati, si nota l’attenzione già del testo biblico a norme di “igiene pubblica”, o la consapevolezza dell’importanza di eliminare gli sprechi (come nel caso dell’islam) e di agire in prima persona per diffondere pratiche virtuose (come nel caso dei monaci buddhisti di Wat Pa Maha Chedi Kaew).

Deuteronomio 23, 13-15

Avrai anche un posto fuori dell'accampamento e là andrai per i tuoi bisogni. Nel tuo equipaggiamento avrai un piolo, con il quale, quando ti accovaccerai fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. Poiché il Signore, tuo Dio, passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere, l'accampamento deve essere santo. Egli non deve vedere in mezzo a te qualche indecenza, altrimenti ti abbandonerebbe.

 

 


Mustafa Kasim Erol, Islam e consumi: evitare lo spreco

Nell’islam ogni persona è vista e accettata quale rappresentante di Dio sulla Terra e, nel corso della vita, egli/ella sarà direttamente responsabile dell’agire per Suo conto. Evidentemente tra le principali responsabilità vi è il prendersi cura dell’ambiente, della madre Terra, da dove veniamo e dove torneremo. Questo è stato il principio della creazione e lo è anche in termini fisici. Da un punto di vista spirituale proprio della fede islamica, tutti noi veniamo da Dio e a Lui faremo ritorno. Di conseguenza, se qualcosa non dovesse funzionare, gli esseri umani, in particolar modo la comunità islamica, dovranno riconoscere la propria responsabilità per aver danneggiato l’ambiente. L’autorità di cui si è investiti conduce alla responsabilità di lavorare in armonia con tutte queste comunità e con l’ambiente naturale, come se lo avessimo preso in affidamento. Questo è tanto più esecutorio dal momento che la sua disponibilità deriva da un valore islamico. Nel Corano è scritto: «Cibati e bevi senza farne spreco, invero Dio non ama coloro che fanno sprechi». In questo versetto individuo linee guida univoche per i credenti affinché preservino l’ambiente senza produrre sprechi dai propri consumi. Tutti noi conosciamo la forza e l’avidità che conducono al forte desiderio “del volere”, non necessariamente “dell’aver bisogno” amplificato da pubblicità e marketing, prime cause dei problemi ambientali che attualmente affrontiamo.

 


Il tempio di un milione di bottiglie

Sono circa un milione e mezzo le bottiglie riciclate nel tempio Wat Pa Maha Chedi Kaew, in Thailandia. Nota anche come Wat Lan Kuad, o “Il tempio di un milione di bottiglie”, la struttura impiega le bottiglie di vetro come materiale da costruzione quasi esclusivo; dai pilastri interni  al tetto, dai servizi ai mosaici per i decori, composti in particolare dai tappi dei contenitori. Il vetro delle bottiglie riciclate consente una grande diffusione della luce ed è facile da mantenere. La raccolta di bottiglie per la costruzione fu attivata nel 1984, quando i monaci le utilizzarono per decorare i loro rifugi. L'iniziativa spinse un maggior numero di persone a donare sempre più bottiglie, finché non se ne ebbero abbastanza da erigere il tempio oggi esistente.

I rifiuti | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

Le posizioni riportate di seguito sono, pur con diverse sfumature, favorevoli a modalità ormai “tradizionali” di trattamento dei rifiuti, che fanno cioè affidamento su meccanismi di riciclaggio o di utilizzo allo scopo di produrre energia (come nel caso dei processi di termovalorizzazione).

Dario Ruggiero, Il riciclaggio in Europa

Ovviamente quello dei rifiuti rientra in un dibattito più ampio che riguarda il rapporto di coesistenza tra uomo e natura. Si è ormai arrivati in un momento in cui la pressione dell’attività dell’uomo sul Pianeta si sta facendo sentire sempre con più forza, in termini di cambiamento climatico [vedi Cambiamenti climatici] ed esaurimento di risorse alimentari e energetiche [vedi Energie]. Una gestione ecologica dei rifiuti prevede da un lato l’obiettivo di ridurre l’ammontare di rifiuti prodotti, dall’altro prevede di ridurre al minimo i rifiuti che finiscono in discarica o che subiscono un processo d’incenerimento senza il recupero di energia. In particolare, è possibile distinguere quattro tipologie di trattamento:

1) il riciclo (il rifiuto non finisce né in un inceneritore né in discarica, ma viene riutilizzato dai consumatori oppure nei processi industriali);

2) la termovalorizzazione (il rifiuto finisce in un termovalorizzatore, ossia viene utilizzato per creare energia);

3) l’incenerimento (il rifiuto viene incenerito senza recupero di energia);

4) lo smaltimento in discarica senza incenerimento.

Nell’Unione Europea il 52,8% dei rifiuti è riciclato (48,9%) o termo valorizzato (3,9%); il 45,4% dei rifiuti finisce in discarica e la restante parte negli impianti di incenerimento. Tra il 2004 e il 2010 la percentuale di rifiuti riciclata o termo-valorizzata è cresciuta dal 44,3% al 52,8%. Tra i Paesi dell’Unione Europea, la Danimarca è quello che ricicla o termo-valorizza la maggior percentuale dei propri rifiuti (83,9%); seguono Polonia, Germania, Repubblica Ceca e Italia, tutti con percentuali che superano il 75%. Nelle ultime posizioni ci sono la Svezia, la Grecia, Malta, la Romania e la Bulgaria, con percentuali inferiori al 25%. La Spagna, il Regno Unito, Cipro, l’Ungheria, e l’Italia sono i Paesi che hanno incrementato in modo maggiore la percentuale di rifiuti termo-valorizzati o riciclati tra il 2004 e il 2010.

Nell’Unione Europea nel 2011 sono state prodotte circa 253 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 10% dei rifiuti totali. Il 68,5% di tali rifiuti è attribuibile ai primi 5 Paesi: Germania (19,3%), Francia (13,6%), Italia (12,8%), Regno Unito (12,8%) e Spagna (9,7%). È evidente che, a differenza della produzione totale di rifiuti, i rifiuti urbani sono poco influenzati dalle attività di delocalizzazione industriale. Ne consegue che i Paesi più ricchi sono quelli che producono la maggior quantità di rifiuti urbani. Tra il 2001 e il 2011, l’ammontare di rifiuti urbani nell’Unione Europea è aumentato dello 0,4%; in Germania è calato del 6,3%; In Francia si è registrato un +6,6% e in Italia un + 10,5%; si è registrato un calo in Spagna e nel Regno Unito.

La produzione di rifiuti dipende da tre fattori principali:

1) la popolazione (più il mondo è popolato, più risorse sono consumate e più rifiuti vengono generati);

2) il Prodotto Interno Lordo, o PIL (più si produce per soddisfare i bisogni della popolazione e maggiore sarà la quantità di rifiuti che verrà prodotta);

3) l’efficienza nei processi industriali (in termini di spreco di risorse) e i modelli di comportamento dei consumatori. Un ruolo rilevante in questo processo di crescita sarà rappresentato dai Paesi emergenti, il cui impatto ambientale potrebbe crescere in modo non più sostenibile: la Cina rimpiazzerà gli Stati Uniti come prima economia mondiale entro il 2017, mentre l’India nel 2050 sarà la terza economia mondiale. Pertanto, a meno che a livello mondiale non avvenga un ripensamento sul tema della crescita economica (e vengano prese seriamente in considerazione politiche di decrescita sostenibili), la lotta va fatta soprattutto in termini di efficienza nei processi industriali e nell’educazione dei consumatori in termini di prevenzione e gestione dei rifiuti.


Roberto Cavallo, Perché riciclare è doveroso

Nel locale pattumiera appositamente adibito nel condominio dove abito mi capita di cogliere commenti del tipo: «tanto poi quando raccolgono, caricano su un unico automezzo e mischiano di nuovo tutto…». Vogliamo sfatare una volta per tutte la (falsa) credenza popolare riguardo la raccolta differenziata?
È una domanda che ci si pone in tutta Italia. A volte questa domanda ha un fondamento: soprattutto dove le raccolte sono ancora fatte con un sistema stradale e il materiale che dovrebbe essere differenziato è così sporcato da altri materiali che è controproducente inviarlo alle filiere del riciclo; l’addetto alle raccolte differenziate chiama così il collega che carica il contenitore con il camion del rifiuto residuo, ciò induce a pensare che davvero vada tutto insieme.

Accanto a questo aneddoto che è sempre meno frequente, registriamo invece in Italia un’industria del riciclo sempre più moderna, efficiente, all’avanguardia, tanto da essere uno dei pochissimi comparti che non solo ha resistito alla crisi, ma ha creato occupazione e reddito.

La raccolta dell’umido grava in particolar modo sull’utenza domestica, mi riferisco ai disagi nel posizionamento del bidoncino e al costo dei sacchetti adatti al compost, la speranza dei cittadini è che questa operazione abbia, oltre al beneficio ambientale, anche un ritorno economico a livello comunale. È così?
La raccolta dell’umido, come altre raccolte, ha visto nel corso degli ultimi anni alcune migliorie tecniche da un lato e la crescita della filiera nel suo complesso dall’altro. Ciò ha fatto sì che alcuni dei disagi iniziali stiano diminuendo. Pensiamo a due esempi su tutti: la raccolta con mastelli aerati e sacchetti biodegradabili-compostabili, e l’introduzione del compostaggio collettivo condominiale.

Nel primo caso si tratta di invenzioni tutte italiane, a tal proposito è importante sottolineare come l’Italia sia leader mondiale nella gestione dei rifiuti organici domestici e il loro recupero attraverso compostaggio di qualità. Le biopattumiere aerate e i sacchetti biodegradabili compostabili consentono una diminuzione delle frequenze con un contenimento dei costi da un lato e una diminuzione degli odori grazie a una preliminare disidratazione evitando le condense.

Il compostaggio collettivo, introdotto recentemente dal Nord Europa, permette di gestire in prossimità gli scarti umidi con una diminuzione dei costi per mancata raccolta e mancato trattamento.

Infine, l’aumento della raccolta differenziata nel corso degli ultimi anni ha portato a una sensibile riduzione dei costi di trattamento. Purtroppo l’aumento di altri costi non sempre ha portato queste evidenze nelle tasche dei cittadini, ma molti comuni, grazie a queste pratiche virtuose, non hanno aumentato il prelievo fiscale.

In ogni caso ogni chilo di rifiuto umido recuperato con il compostaggio comporta enormi benefici ambientali che purtroppo non si vedono direttamente nei bilanci famigliari, ma hanno uno straordinario valore che solo le prossime generazioni vedranno in tutta la loro evidenza.

Un lato positivo dell’attuale crisi economica sembra essere la spinta verso un cambiamento culturale, mi riferisco, per esempio, alla tendenza al riuso, allo scambio, a riparare oggetti, agli acquisti di seconda mano. Cosa pensi di questi nuovi modelli di consumo?
Penso che è vera questa constatazione! La crisi ci ha portato verso comportamenti che ambientalisti, economisti, amministratori sensibili in qualche modo avevano preconizzato e sperato si intraprendessero come soluzioni virtuose.

La crisi ha fatto in pochi anni quanto per decenni si era in qualche modo sperato.

Ora abbiamo davanti una grande sfida: quella di non disperdere comportamenti “costretti” dalla crisi, facendoli diventare un cambio di mentalità, di abitudini quotidiane, facendo sì che l’auspicata uscita dalla crisi coincida con una nuova modalità di gestione dei nostri scarti avendo come obiettivo di ridurli a zero.


Duccio Bianchi, Riciclare produce benessere

Uno dei pochi settori usciti indenni dalla crisi degli ultimi anni è quello del riciclo dei materiali che, anzi, si riconferma uno dei comparti trainanti dell’economia del nostro paese. Oltre all’aspetto puramente economico, il riciclo ha una serie di ricadute positive per la qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Quali sono i benefici ambientali del riciclo, sia in termini di riduzione degli inquinanti sia dei consumi di energia?
Il riciclo consente – direttamente e indirettamente – di ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra, così come i prelievi idrici e l’inquinamento delle acque o il consumo di risorse naturali, nelle fasi di estrazione e produzione delle materie prime. I benefici sono più o meno marcati a seconda dei materiali e degli impieghi, ma il riciclo è – ormai secondo tutti gli studi – la soluzione che nella quasi totalità dei casi consente di massimizzare i benefici ambientali della gestione dei rifiuti. Per l’Italia questi benefici sono più alti che in altri Paesi. Per l’economia italiana, il riciclo – a quantità 2010 – ha significato evitare emissioni che alterano il clima [ vedi Cambiamenti climatici] a scala locale e a scala globale per circa 53 milioni di tonnellate, un po’ più del 10% del totale delle emissioni di gas serra nazionali.   

Lei ha da sempre dedicato attenzione al tema del “riciclo a km 0”, cioè del riciclaggio che avviene vicino al luogo di generazione del rifiuto. Davvero il riciclo deve essere a km 0 per essere ecoefficiente? E la globalizzazione [vedi Globalizzazione] dei mercati del riciclo, con merci che attraversano gli oceani e vengono riciclate in Paesi lontani (prima fra tutti la Cina), è compatibile con i criteri di efficienza e sostenibilità?
Riciclare localmente è – ovviamente – sempre preferibile. Ed è un bene rafforzare l’economia locale basata sul riciclo, in primo luogo perché i Paesi emergenti che oggi richiedono enormi quantità di materie seconde all’estero, nel prossimo futuro cominceranno a soddisfare internamente una crescente parte del loro fabbisogno. Ma, nel caso del riciclo, il “km 0” non ha un grande senso. Riciclare la plastica o la carta – per non parlare dei metalli – in Cina resta una soluzione ambientalmente conveniente rispetto non solo allo smaltimento in discarica, ma anche alla combustione. I maggiori costi ambientali del trasporto – principalmente su nave – sono talora quasi ininfluenti. Il trasporto [vedi Trasporti] via nave dall’Italia alla Cina, infatti, ha consumi energetici ed emissioni inferiori a quelle del trasporto su gomma dalle regioni meridionali a quelle settentrionali del Paese. Non bisogna però dimenticare che i sistemi di protezione dall’inquinamento, oltre che le condizioni del lavoro, nell’industria cinese sono, per il momento, sicuramente inferiori a quelle europee.

Meglio i cassonetti in strada o il porta a porta? 
Dal punto di vista del riciclo meglio il porta a porta, meglio sistemi che consentano di massimizzare la raccolta e di ottenere buona qualità dei materiali. E, anche qui, l’idea che le raccolte differenziate “consumino più energia di quella che recuperano” non ha il minimo fondamento. La buona qualità è oggi centrale. L’affluenza di grandi quantità di macerie e rottami impone un miglioramento della qualità delle materie seconde per garantirne un maggiore riciclo.

I rifiuti | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Le posizioni riportate di seguito non vogliono certamente sminuire l’importanza dei trattamenti per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, ma evidenziano per esempio aspetti contradditori di pratiche come il riciclaggio, considerato meno efficace del riutilizzo. Il brano di Salvatore Merlo invece, tratto da un’inchiesta condotta sul campo nelle aree degradate della Campania, indica l’importanza di un’informazione corretta in materia ambientale, non allarmistica e capace di evitare banalizzazioni e facili sensazionalismi.

Anna Barbara e Luca Molinari, Riciclo? No, riparo!

Suona come una provocazione, e lo è. Il manifesto di Platform21=Repairing (progetto dell’omonimo collettivo olandese scaricato da più di un milione di utenti) vuole entrare positivamente nel rapporto rinnovato con i prodotti celebrando la riparabilità come nuovo riciclo.
C’è stato un momento nella storia della produzione degli oggetti in cui le grandi aziende industriali hanno creduto che i loro prodotti duravano troppo a lungo, per una devota cura nella progettazione, per le qualità intrinseche dei prodotti, per la possibilità che avevano quasi tutti gli oggetti dell’era meccanica e analogica di essere smontati, riassemblati, riparati.
Questi prodotti indistruttibili abitavano nelle case e non ne uscivano, proprio come i mobili di arredo, passavano a volte di generazione in generazione. Tant’è che qualcuno deve aver pensato che bisognava minare la longevità degli oggetti introducendo quella che oggi viene denominata obsolescenza programmata, o per addolcire la pillola “ciclo di vita del prodotto”, pianificando nella sostanza una scadenza oltre la quale il prodotto non doveva più funzionare e non era più riparabile. Diciamo che questo è stato il presupposto della logica usa-e-getta con il quale abbiamo riempito – e continuiamo a farlo – le nostre case di oggetti scadenti e le discariche di prodotti inquinanti.

Frida Doveil, una delle più esperte e brillanti conoscitrici del design, ha deciso di lanciare alla rete una domanda: R-RIPARABILE? Ponendo l’interrogativo se nel futuro (già in corso) il “fare riparabile” sarà azione progettuale inclusa nella genesi di un prodotto o rimarrà unicamente una questione di problem solving. Se i designer e le aziende inseriranno nel DNA dei prodotti la possibilità di poterlo riparare, si andrà a rinstaurare un dialogo che i prodotti elettronici avevano chiuso inesorabilmente: più un prodotto era chiuso, più era sicuro e affidabile; più era aperto, più era danneggiabile e rischioso.

Il tema che Frida Doveil riapre è assai interessante perché ha a che fare con moltissime questioni e prima di tutte con il rapporto emotivo che instauriamo con gli oggetti che ci circondano, spesso figli di acquisti compulsivi, che rispondono a desideri brevi e che producono reazioni usa-e-getta. Perché dovremmo aggiustare qualcosa che non ci piace più? La “cura”, come l’amore, è un’attenzione dedicata a pochi oggetti. Selezionare gli oggetti pensando alla loro riparabilità significa pensare a interventi nel loro processo di vita e di morte, richiede probabilmente una selezione più lenta, un’assunzione di responsabilità differente. Ma quanto deve durare un prodotto? Quante volte dobbiamo ripararlo? E soprattutto chi deve farlo?

Certamente la rete aiuta moltissimo, non solo nei casi collaborativi già esistenti di free repairing, che sono utilissimi (quelli con i video tutorial sono perfetti anche per chi non ha una buona manualità), ma anche perché grazie alla rete sarà possibile sempre avere una “tracciabilità” del prodotto dalla sua nascita alla sua rottura e oltre, come già avviene per i prodotti alimentari e tessili. Facendo così, un pezzo dotato di apposito contrassegno può essere riparato dal medesimo artigiano o designer che lo ha creato.

Quante volte vi è capitato di chiamare un tecnico perché si è rotto il tappo che aziona la fuoriuscita del detersivo nella lavastoviglie oppure il gancetto che chiude l’oblò della vostra lavatrice e lui con un ghigno diabolico vi ha sentenziato che “non conviene ripararlo”, sancendo la morte del prodotto e l’inesorabile ingresso nella discarica? Be’, oggi quel suo sorrisetto potreste averlo voi. Sembra infatti che la diffusione delle stampanti 3D (quando ognuno di noi potrà averne una comodamente adagiata accanto alla macchina del pane) potrà avere un’incredibile applicazione proprio nella produzione domestica del fatidico pezzo di ricambio da sostituire. Allora i processi di riparabilità diventeranno azioni condivise e ordinarie sui prodotti i cui scenari sono ancora da indagare.


Salvatore Merlo, Informare senza emotività

Che cos’è l’emotività, come si scatena una psicosi in una terra in cui la disgrazia è il prolungamento della normalità? Me lo chiedo mentre passeggio su un campo coltivato a fragole nelle campagne di Giugliano, a mezz’ora di macchina da Napoli. Se sollevo appena lo sguardo ho di fronte la recinzione della più grande discarica abusiva della Campania, appezzamenti di terra imbottiti di schifezze, duecento chilometri quadrati avvelenati dal clan dei casalesi in quasi vent’anni di attività criminale e oggi sequestrati. Ma le fragole di Giugliano, come dice il contadino che le guarda amorevole e preoccupato, «sono buone». Sono cioè commestibili, sane, non contaminate. Lo dice il Nucleo anti sofisticazione dei carabinieri, il Nas. Da tre anni è in corso, con i pochi mezzi della regione, un lungo processo di messa in sicurezza per oltre duemila chilometri quadrati intorno al cuore marcio della discarica. Ma la televisione, il New York Times, le telecamere di mezzo mondo sono arrivate soltanto adesso, e con allarme, dopo le parole di Carmine Schiavone, pentito di camorra, appena uscito dal programma di protezione, ospite fisso dei talk-show, autore di rivelazioni ancora prive di riscontri e giudicate poco attendibili o estremamente generiche dai magistrati. Ma non dai giornalisti. Schiavone sta per pubblicare un libro, offre anche due, tre, interviste al giorno. Nel salotto di casa, sul caminetto, ha appeso un foglio, è un carnet d’appuntamenti con giornalisti di mezza Europa, francesi, inglesi, svedesi, anche americani. A ciascuno ripete: «Qui moriranno tutti di cancro». E non solo i giornalisti, ma anche la popolazione crede più a lui che ai carabinieri, ai funzionari dell’Asl, ai medici dell’Istituto Superiore di Sanità. Qui il mondo è sottosopra, povertà e collusione, corruzione e ignoranza, decenni di mala gestione amministrativa hanno come ispessito un atavico sentimento di diffidenza, l’idea che lo Stato sia ostile e un po’ nemico. La famiglia è l’unico istituto veramente vivo nella coscienza del napoletano, lo Stato – con la esse maiuscola – è fuori: impone le tasse, il divieto di sosta, i carabinieri; è un’entità realizzata dalla forza ma che si può aggirare con la furbizia e la lusinga. Dunque è prepotente e anche un po’ cialtrone, meglio diffidare. Così quando il dottor Mario Fusco, il responsabile regionale del registro tumori, esprime perplessità, dice con cautela di medico e funzionario che «i dati scientifici non dimostrano ancora nulla», «andiamoci piano», «le cause di  neoplasia sono molteplici», alla meglio viene snobbato, alla peggio gli danno del politicante, del servo, persino del camorrista. Eppure anche Umberto Veronesi, l’oncologo, il luminare, ha detto la stessa cosa in un’intervista al “Mattino” di Napoli: «Allo stato attuale delle conoscenze ci sembra di poter escludere che i vegetali che crescono in questa zona siano inquinati, perché le radici delle piante sono un filtro molto selettivo per le sostanze tossiche».

GlossarioBiografie

Biodegradabile

Una sostanza organica o un composto sintetico sono detti biodegradabili quando possono essere decomposti dalla natura, attraverso l’azione di batteri.


Compostaggio

Processo biologico controllato dall'uomo che porta alla produzione di una miscela di sostanze a partire da residui vegetali sia verdi che legnosi o anche animali mediante l'azione di batteri e funghi.
Il prodotto del compostaggio, detto compost, può essere utilizzato come fertilizzante.


Consumismo

Fenomeno economico-sociale che consiste nell’acquisto indiscriminato di beni da parte della massa.


Decrescita

Corrente di pensiero favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio fra uomo e natura, e di equità fra gli esseri umani.


Delocalizzazione

Politica aziendale mediante la quale si decide di frammentare e suddividere settori o parti del processo operativo diffondendolo in più zone geografiche, sfruttando i vantaggi della globalizzazione (per esempio, il minor costo del lavoro, i vantaggi fiscali, il minor carico burocratico ecc.).


Effetto serra

Il termine indica genericamente gli effetti dovuti al riscaldamento dell’atmosfera terrestre, per la concentrazione crescente di gas prodotti dall’attività umana, soprattutto industriale.


Etica

L'etica è il ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che consentono di distinguere i comportamenti umani buoni, giusti e moralmente leciti da quelli ritenuti cattivi, dannosi e moralmente inaccettabili.


Filiera

L'insieme delle attività (detto anche filiera tecnologico-produttiva) svolte in successione che consentono la trasformazione di materiali grezzi in un prodotto finito.
Le diverse imprese che svolgono una o più attività della filiera sono integrate in senso verticale ai fini della realizzazione di un prodotto.


Marketing

Ramo dell’economia che studia l’azione delle imprese sul mercato, e riguarda, dunque, le attività finalizzate alla commercializzazione di beni e servizi, nonché i rapporti fra le imprese e gli acquirenti (reali o potenziali) di tali beni e servizi.


Materie seconde

Scarti di lavorazione delle materie prime o materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio di rifiuti.


Neoplasia

Sinonimo di tumore, indica una massa di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali.


PIL

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte degli operatori economici residenti e non residenti nel corso di un periodo di tempo, generalmente un anno.


Riciclaggio

L'insieme di strategie e metodologie volte a recuperare materiali utili dai rifiuti al fine di riutilizzarli anziché smaltirli direttamente nelle discariche o negli inceneritori.


Riutilizzo

Esso si attua quando le funzioni per cui è stato creato l'oggetto sono riviste alla luce di un suo nuovo e originale utilizzo.


Soggetto di diritto

Un essere o entità che in un determinato ordinamento giuridico può essere parte di rapporti giuridici ed è quindi destinatario delle norme dello stesso ordinamento.


Sostenibilità

Condizione di equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie. Perché un processo sia sostenibile esso deve utilizzare le risorse naturali a un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.


Termovalorizzatore

Detto comunemente inceneritore, è un impianto che consente di utilizzare il calore prodotto bruciando rifiuti in vapore e successivamente in energia elettrica o come vettore di calore per il riscaldamento domestico.


Barbara

Barbara, Anna

Anna Barbara è architetto, designer, artista e docente presso il Politecnico di Milano.

Bianchi

Bianchi, Duccio

Duccio Bianchi è nato a Firenze nel 1959. Consulente e ricercatore in materia di pianificazione ambientale, gestione dei rifiuti, analisi del ciclo di vita, ha collaborato con numerose istituzioni pubbliche ed è autore di diversi testi in materia di ambiente.

Cavallo

Cavallo, Roberto

Roberto Cavallo è nato a Torino nel 1970. Ha svolto un’intensa attività di divulgazione scientifica in tema ambientale, è autore di numerose pubblicazioni ed è esperto della gestione dei rifiuti urbani.

Doveil

Doveil, Frida

Frida Doveil è architetto e designer, partner dello studio FRAGILE.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla (1920-2005) è stato il 264° papa della Chiesa cattolica. Eletto pontefice nel 1978, fu il primo pontefice polacco. È stato proclamato santo da papa Francesco il 27 aprile 2014.

Istituto Superiore di Sanità

L'Istituto Superiore di Sanità è un ente di ricerca nazionale fondato nel 1934, con sede a Roma: opera come organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.

Kasim Erol

Kasim Erol, Mustafa

Mustafa Kasim Erol, nato in Turchia nel 1974, teologo islamico, è direttore della Dialogue Society di Londra.

Merlo

Merlo, Salvatore

Salvatore Merlo è nato a Milano nel 1982. Lavora per “Il Foglio” come giornalista parlamentare.

Molinari

Molinari, Luca

Luca Molinari è docente di storia dell’architettura all’Università di Napoli, ricercatore, autore di numerosi saggi e esperto di allestimenti artistici.

Ruggiero

Ruggiero, Dario

Dario Ruggiero è nato nel 1980, è economista e ricercatore, particolarmente attento alle tematiche legate allo sviluppo sostenibile.

Traverso Saibante, Carola

Carola Traverso Saibante è una giornalista esperta di questioni ambientali e consulente di organizzazioni internazionali.

Veronesi

Veronesi, Umberto

Umberto Veronesi è nato a Milano nel 1925. Medico, ricercatore di fama internazionale, dirige l’Istituto Europeo di Oncologia.

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Glossario Biografie

Biodegradabile

Una sostanza organica o un composto sintetico sono detti biodegradabili quando possono essere decomposti dalla natura, attraverso l’azione di batteri.

Compostaggio

Processo biologico controllato dall'uomo che porta alla produzione di una miscela di sostanze a partire da residui vegetali sia verdi che legnosi o anche animali mediante l'azione di batteri e funghi.
Il prodotto del compostaggio, detto compost, può essere utilizzato come fertilizzante.

Consumismo

Fenomeno economico-sociale che consiste nell’acquisto indiscriminato di beni da parte della massa.

Decrescita

Corrente di pensiero favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio fra uomo e natura, e di equità fra gli esseri umani.

Delocalizzazione

Politica aziendale mediante la quale si decide di frammentare e suddividere settori o parti del processo operativo diffondendolo in più zone geografiche, sfruttando i vantaggi della globalizzazione (per esempio, il minor costo del lavoro, i vantaggi fiscali, il minor carico burocratico ecc.).

Effetto serra

Il termine indica genericamente gli effetti dovuti al riscaldamento dell’atmosfera terrestre, per la concentrazione crescente di gas prodotti dall’attività umana, soprattutto industriale.

Etica

L'etica è il ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che consentono di distinguere i comportamenti umani buoni, giusti e moralmente leciti da quelli ritenuti cattivi, dannosi e moralmente inaccettabili.

Filiera

L'insieme delle attività (detto anche filiera tecnologico-produttiva) svolte in successione che consentono la trasformazione di materiali grezzi in un prodotto finito.
Le diverse imprese che svolgono una o più attività della filiera sono integrate in senso verticale ai fini della realizzazione di un prodotto.

Marketing

Ramo dell’economia che studia l’azione delle imprese sul mercato, e riguarda, dunque, le attività finalizzate alla commercializzazione di beni e servizi, nonché i rapporti fra le imprese e gli acquirenti (reali o potenziali) di tali beni e servizi.

Materie seconde

Scarti di lavorazione delle materie prime o materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio di rifiuti.

Neoplasia

Sinonimo di tumore, indica una massa di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali.

PIL

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte degli operatori economici residenti e non residenti nel corso di un periodo di tempo, generalmente un anno.

Riciclaggio

L'insieme di strategie e metodologie volte a recuperare materiali utili dai rifiuti al fine di riutilizzarli anziché smaltirli direttamente nelle discariche o negli inceneritori.

Riutilizzo

Esso si attua quando le funzioni per cui è stato creato l'oggetto sono riviste alla luce di un suo nuovo e originale utilizzo.

Soggetto di diritto

Un essere o entità che in un determinato ordinamento giuridico può essere parte di rapporti giuridici ed è quindi destinatario delle norme dello stesso ordinamento.

Sostenibilità

Condizione di equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie. Perché un processo sia sostenibile esso deve utilizzare le risorse naturali a un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.

Termovalorizzatore

Detto comunemente inceneritore, è un impianto che consente di utilizzare il calore prodotto bruciando rifiuti in vapore e successivamente in energia elettrica o come vettore di calore per il riscaldamento domestico.

Barbara

Anna Barbara

Anna Barbara è architetto, designer, artista e docente presso il Politecnico di Milano.

Bianchi

Duccio Bianchi

Duccio Bianchi è nato a Firenze nel 1959. Consulente e ricercatore in materia di pianificazione ambientale, gestione dei rifiuti, analisi del ciclo di vita, ha collaborato con numerose istituzioni pubbliche ed è autore di diversi testi in materia di ambiente.

Cavallo

Roberto Cavallo

Roberto Cavallo è nato a Torino nel 1970. Ha svolto un’intensa attività di divulgazione scientifica in tema ambientale, è autore di numerose pubblicazioni ed è esperto della gestione dei rifiuti urbani.

Doveil

Frida Doveil

Frida Doveil è architetto e designer, partner dello studio FRAGILE.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla (1920-2005) è stato il 264° papa della Chiesa cattolica. Eletto pontefice nel 1978, fu il primo pontefice polacco. È stato proclamato santo da papa Francesco il 27 aprile 2014.

Istituto Superiore di Sanità

L'Istituto Superiore di Sanità è un ente di ricerca nazionale fondato nel 1934, con sede a Roma: opera come organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.

Kasim Erol

Mustafa Kasim Erol

Mustafa Kasim Erol, nato in Turchia nel 1974, teologo islamico, è direttore della Dialogue Society di Londra.

Merlo

Salvatore Merlo

Salvatore Merlo è nato a Milano nel 1982. Lavora per “Il Foglio” come giornalista parlamentare.

Molinari

Luca Molinari

Luca Molinari è docente di storia dell’architettura all’Università di Napoli, ricercatore, autore di numerosi saggi e esperto di allestimenti artistici.

Ruggiero

Dario Ruggiero

Dario Ruggiero è nato nel 1980, è economista e ricercatore, particolarmente attento alle tematiche legate allo sviluppo sostenibile.

Carola Traverso Saibante

Carola Traverso Saibante è una giornalista esperta di questioni ambientali e consulente di organizzazioni internazionali.

Veronesi

Umberto Veronesi

Umberto Veronesi è nato a Milano nel 1925. Medico, ricercatore di fama internazionale, dirige l’Istituto Europeo di Oncologia.

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