hidden link for SiteSucker
La finanza etica: investire a partire dai valori
Il microcredito: dare a tutti una possibilità
Finanza tra valori morali e religiosi
La finanza sostenibile: investire nell'ambiente
Finanza etica e diversità: preservare le unicità
La finanza etica tra crisi e opportunità

La finanza etica

La finanza etica: investire a partire dai valori

Il microcredito: dare a tutti una possibilità

Finanza tra valori morali e religiosi

La finanza sostenibile: investire nell'ambiente

Finanza etica e diversità: preservare le unicità

La finanza etica tra crisi e opportunità

Che cos'è la finanza etica?

Che cos'è la finanza etica?

Con l'espressione finanza etica si definiscono i diversi strumenti e interventi finanziari caratterizzati dal rispetto di valori etici.
Tali strumenti comprendono il microcredito, gli interventi di finanza sostenibile e altre forme di investimento più recenti come il crowdfunding.

Leggi il testo completo

 La finanza etica ha origini che risalgono circa al 1930, quando, negli Stati Uniti, iniziarono a diffondersi fondi di investimento, che garantivano alle istituzioni religiose interessate a investire di non finanziare attività legate all'industria delle armi, dell'alcool, del tabacco e del gioco d'azzardo.

Oggi l'investimento etico, detto anche solidale, si propone il finanziamento di iniziative che operano nel campo dell'ambiente [vedi Inquinamento], dello sviluppo sostenibile [vedi Sviluppo sostenibile], dei servizi sociali, della cultura e della cooperazione internazionale.
I fondi etici sono diffusi soprattutto nei mercati molto evoluti come quelli anglosassoni, dove l'offerta è molto vasta e può soddisfare i più diversi requisiti etico-morali. I criteri di selezione delle società operano sulla base di giudizi etici sulle attività svolte, usualmente stabiliti da organizzazioni indipendenti che si occupano di assegnare alle imprese "rating etici", in funzione dell'attenzione che tali imprese dedicano alle ricadute negative del proprio operato.
Esistono inoltre fondi detti impropriamente "etici" che, pur non facendo selezione sui titoli, devolvono in beneficenza parte degli utili.

Un aspetto oggi particolarmente significativo della finanza etica è quello della microfinanza, e in particolare del microcredito, che consiste nell'erogazione di piccoli prestiti a beneficio di microimprese (solitamente individuali) sulla fiducia e in modo informale per eliminare ogni carico burocratico e rendere la loro gestione conveniente.

Chiudi Versione stampabile

LA FINANZA ETICA

e l'ispirazione religiosa

AMBITI COINVOLTI

Investire eticamente

Etica e sostenibilità

Il microcredito: dare a tutti una possibilità

Investire nell'ambiente

LA POSTA IN GIOCO

Finanza etica: luci e ombre

Crisi e attualità della finanza etica

LA FINANZA ETICA e l'ispirazione religiosa

Investire eticamente

Etica e sostenibilità

Il microcredito: dare a tutti una possibilità

Investire nell'ambiente

Finanza etica: luci e ombre

Crisi e attualità della finanza etica

×

Esplora Mappa
Leggi il testo completo

La finanza etica

Perché è un problema etico

La finanza etica moderna nasce all'inizio del XX secolo in risposta all'esigenza di istituzioni e persone che si ispiravano a valori religiosi e desideravano investire in beni e servizi rispettosi di tali valori. Tuttavia è possibile rinvenire elementi riconducibili alla dimensione etica della finanza in numerosi testi religiosi (Talmud, Vangelo, Sharia), valori che ancora oggi contribuiscono all'offerta di servizi finanziari particolari, non soltanto nel mondo occidentale. 

La finanza etica oggi è centrata sul concetto di investimento etico, nel rispetto cioè di valori condivisi dagli investitori, fondati sull'utilità sociale e non soltanto sulla massimizzazione del profitto economico. 

Quando questi investimenti dipendono principalmente da considerazioni sulla sostenibilità sociale e ambientale a lungo termine si può invece parlare di investimento sostenibile (vedi Sviluppo sostenibile).

Lo strumento più diffuso della finanza etica oggi è il microcredito, sviluppato da economisti come Muhammad Yunus per soddisfare le esigenze di credito delle popolazioni e degli individui più svantaggiati. L'obiettivo del microcredito è di offrire la possibilità a tutti di avviare piccole attività imprenditoriali, con l'importante effetto di creare le condizioni per l'aumento e la stabilizzazione del reddito nei paesi più poveri.

Il microcredito ha avuto anche benefica influenza sull'ambiente, in quanto ha consentito di finanziare numerosi progetti, in particolare in ambito agricolo, per la conservazione della biodiversità (vedi Sicurezza alimentare).

Tuttavia la crisi globale ha contribuito a mettere in luce anche aspetti meno positivi legati alla finanza etica: secondo gli studiosi più critici, infatti, numerose attività di microcredito si sono rivelate poco utili e molto costose e impongono ripensamenti e aggiustamenti. 

D'altro canto, proprio la crisi che ha colpito anche i paesi più ricchi rende gli strumenti della finanza etica più interessanti anche per i mercati più solidi ed evoluti, e ha consentito ad esempio di fornire aiuto concreto in casi recenti di disastri naturali, come il terremoto del 2012 in Emilia.

Versione stampabile

Sisma in Emilia, un anno dopo: si ricomincia con il microcredito

Il ricorso a strumenti di credito innovativi, ispirati ai criteri della microfinanza, ha consentito a numerosi piccoli imprenditori, colpiti dal terremoto che ha sconvolto l’Emilia nel 2012, di tornare a sperare e a lottare per superare la crisi.

Già 2 milioni di euro di finanziamenti. E il volume di erogazioni cresce di giorno in giorno. Privati, famiglie, micro e piccole imprese che, dopo essere stati duramente colpiti dal terremoto in Emilia un anno fa [2012], hanno avuto l'occasione di rialzarsi in piedi e di rimettersi in gioco.
La lenta ma costante rinascita di un intero territorio. Nell'arco di 10 giorni, dal 20 maggio al 3 giugno 2012, le scosse di terremoto si ripetevano e la terra ondeggiava come fosse mare in burrasca: i flutti del terremoto lesionavano case e facevano crollare chiese, inghiottivano edifici e capannoni industriali, mettevano in ginocchio uno dei centri pulsanti della nostra economia.

Forte di un analogo, riuscito progetto di microcredito – tuttora in corso – a L'Aquila e in Abruzzo, è intervenuta quindi Etimos Foundation Onlus, che ha rilanciato anche per l'Emilia lo strumento microcreditizio attraverso il suo braccio operativo MxIT - Microcredito per l'Italia, grazie ai 5 milioni di euro messi a disposizione dall'imprenditore Renzo Rosso, fondatore del marchio Diesel.
Tanti cittadini emiliani, a distanza di un anno, non attendevano altro che qualcuno desse loro fiducia. Vittime di una duplice catastrofe, l'evento naturale e la crisi economica che li aveva già fortemente provati, in molti non si erano dati per vinti e, raccolti i cocci, avevano bussato alla porta di banche e istituti di credito in cerca di quel po' di ossigeno che permettesse loro di restare a galla durante l'emergenza. Nella stragrande maggioranza dei casi si erano visti opporre un netto rifiuto.
«Il terremoto ha cambiato alcune persone in meglio» dice Lucia, volontaria dello sportello MxIT a Mirandola. «Le ha spinte a mettersi in gioco con nuove idee. La parte più entusiasmante del progetto è avere a che fare con i giovani. Vengono da noi chiedendo non solo un supporto finanziario, ma anche tecnico, commerciale e organizzativo. Non vogliono arrendersi, sono in cerca di qualcuno che dia ascolto alle loro idee».
In molti casi lo strumento del microcredito si è rivelato il più indicato per coltivare anche le ambizioni lavorative di chi, con il terremoto, non aveva perso nulla perché nulla aveva. «E se qui non hai nulla, non ti danno nulla», afferma Giovanni Patierno di Limidi di Soliera (Mo).
Da sempre Giovanni sperava di poter aprire un negozio di articoli per la pesca, la sua grande passione. Ma nessuna banca era disposta a rischiare su di lui, perché non aveva beni o proprietà che gli facessero da garanzia. Con MxIT il suo sogno si è trasformato in realtà.
«In poche settimane mi è stato erogato un finanziamento di 20 mila euro, da restituire in 5 anni con una rata mensile da 300 euro», ricorda Giovanni. «Il microcredito è riuscito a capire la difficoltà che un giovane della mia età si trova a superare per avviare un'attività, restituendomi la fiducia in me stesso e nelle persone che mi stavano aiutando. Oggi lavoro sei giorni su sette, apro il negozio anche la domenica mattina. E mi sento padrone del mio destino».

Leggi il testo completo

Chiudi Versione stampabile

Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

La finanza etica:

  • ammette qualsiasi investimento, purché una quota vada ad attività benefiche

  • fa parte esclusivamente della cultura islamica

  • investe esclusivamente in prodotti biologici

  • decide gli investimenti in base a criteri etici

4

Il microcredito è:

  • la donazione a favore dei Paesi in via di sviluppo

  • la concessione di prestiti a individui desiderosi di avviare piccole attività imprenditoriali

  • il credito erogato in valute di paesi in via di sviluppo

  • diffuso esclusivamente in Asia e in Africa

2

L'investimento sostenibile:

  • può riguardare prodotti OGM, armi nucleari e tecnologie per la ricerca petrolifera

  • deve tenere conto del futuro delle generazioni successive

  • viene utilizzato soltanto in ambito agricolo

  • ha origine in ambito islamico

2

La riduzione della povertà:

  • avviene soprattutto grazie al microcredito

  • sta ottenendo risultati migliori anno dopo anno

  • è uno dei valori principali promossi oggi dalla Chiesa Cattolica

  • richiede l'adozione di rigorose politiche di welfare

3

Domande per riflettere

  • Con l'aiuto dell'insegnante, verificate se nella vostra città o nella vostra Regione ci sono attività di microcredito o di finanza etica dedicate ai giovani, e sintetizzate le loro caratteristiche in uno schema.

  • Che attività vi piacerebbe finanziare con il microcredito?

  • Provate a redigere un piccolo progetto da presentare per ottenere un finanziamento.

  • Ci sono dei prodotti che usate tutti i giorni e che ci sembrano poco “etici”?

  • Come potete  avere maggiori informazioni al riguardo?

  • Insieme all'insegnante, compilate un elenco di valori etici a cui vi piacerebbe ispirare i vostri “investimenti”.

Dilemmi per discutere

Gli investimenti:

“In un periodo di crisi qualsiasi investimento è buono, purché crei posti di lavoro”

“Specialmente in un periodo di crisi, è necessario prestare attenzione alle conseguenze etiche degli investimenti”

Quando acquisto un prodotto:

“Non mi preoccupo di verificare se rispetta gli standard etici ad esempio sul lavoro minorile, guardo soltanto il prezzo”

“Mi informo e cerco di valutare se esso rispetta i valori etici”

Investire nell'ambiente significa:

“Sviluppare tecnologie che consentano di sfruttare le risorse naturali ancora nascoste, come il petrolio”

 “Sviluppare sistemi rispettosi dell'ambiente anche a costo di cambiare il nostro stile di vita”

La finanza deve operare in base a valori etici precisi e condivisi:

“No, la finanza è un meccanismo che si regola da solo, escludendo chi si comporta scorrettamente”

“Sì, perché il valore principale non deve mai essere quello del profitto di poche persone”

Fare il punto

Riflettere

Discutere

La finanza etica | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

In Italia le autorità statali e soprattutto quelle locali operano in  diverse  attività di microcredito e di investimento etico, regolandole con appositi provvedimenti che stabiliscono, ad esempio, i requisiti di ammissione ai finanziamenti. 
A livello internazionale, l'importanza e l'efficacia della finanza etica sono sottolineate da numerose istituzioni: l'ONU ad esempio ha dichiarato il 2005 Anno Internazionale del Microcredito.

ONU, Microcredito e lotta alla povertà

Secondo il primo Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sul Microcredito, programmi che prevedano piccoli prestiti di poche centinaia di dollari, o anche meno, alle famiglie più disagiate hanno la capacità di creare occupazione e opportunità economiche, di inserire le donne che sono state economicamente e socialmente emarginate nelle attività produttive e di instaurare nei più poveri un sentimento di fiducia in se stessi.

Gli accordi informali relativi a piccoli prestiti hanno una lunga storia e hanno avuto fortuna soprattutto nelle aree rurali. Esempi di tali forme tradizionali di microfinanziamento possono ancora riscontrarsi in Kenya (“merry-go-rounds”), Ghana (susu), Nigeria (esusu) e Malawi (chiperegani) e, in una forma o nell'altra, in molte parti del mondo.
Tali accordi non sono solo effettivi in assenza di formali finanziamenti bancari; in alcuni casi sono a questi preferibili. I partecipanti guadagnano credibilità e un certo livello di protezione da eventuali fluttuazioni economiche o da difficoltà familiari grazie a un sistema sociale di mutuo sostegno. 

La finanza etica | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica riconosce l'esistenza di intollerabili sperequazioni all’interno della famiglia umana, situazioni che interpellano ogni uomo e con particolare intensità ogni credente, spingendo alla ricerca delle cause e soprattutto di azioni capaci di porvi rimedio.
Si tratta quindi di un imperativo etico che vede nelle ferite alla dignità di tanti uomini e donne una lesione alla dignità della vita nel suo complesso. Di fronte a tale imperativo, è inevitabile un richiamo alla corresponsabilità di tutti: la responsabilità di ogni uomo nell’assumere comportamenti coerenti con questo dettato, e la responsabilità di promuovere relazioni sociali, economiche e politiche che salvaguardino la dignità della vita umana e contribuiscano a realizzare un umanesimo plenario e planetario.

Conferenza Episcopale Italiana - Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro, Etica, Sviluppo e Finanza

Ruolo della finanza è quello di essere strumento di promozione. Stimolare il risparmio significa spingere a mettere le mani in tasca, nella propria tasca, anziché stenderle ad elemosinare.
Dare credito significa dare fiducia, includere non soltanto nei circuiti economici, ma anche in quelli sociali e civili.

È questo lo spirito della “finanza popolare”, definita anche “microfinanza”.
Se essa è “micro” per la sua dimensione unitaria, è certamente “macro” per gli obiettivi e il ruolo che svolge: mobilitare risorse spesso disperse rendendole fruibili, restituire speranza e distribuire opportunità alle persone, consentendo loro di poter realizzare le proprie potenzialità. Questo approccio ha l’importante merito di far coincidere l’obiettivo delle pari opportunità con quello dello sviluppo economico, poiché questo dipende, in ultima analisi, dall’opportunità concessa a tutti di sviluppare le proprie potenzialità.
Il segreto della microfinanza è la capacità di far leva sui fattori immateriali che sono le vere determinanti della giustizia sociale e la molla dello sviluppo: la dignità umana, la stima ricevuta dal proprio ambiente sociale e la qualità delle relazioni tra i membri di una comunità locale.

La finanza etica | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

 


Antonino Gatto, I fondamenti etici della finanza islamica

La “finanza islamica” è regolata non solo dal fondamentale divieto dell’applicazione dell’interesse (riba), ma anche da quelli, complementari, della interdizione d’investimento in attività che comportino irragionevole incertezza ed ambiguità (gharār), e della proibizione del ricorso alla speculazione e all’azzardo (maysir).

Tutto deriva dall’idea centrale secondo cui il denaro è semplice misura del valore e mezzo per facilitare gli scambi, senza divenire esso stesso oggetto di scambio, mentre può creare valore solo se combinato al lavoro dell’uomo. La canonica modalità di superamento dell’interesse, cuore della filosofia della finanza islamica, è rappresentata dal finanziamento partecipativo,  nella fattispecie con contratti di condivisione delle perdite, dei profitti e dei rischi. Tale sistema è considerato il più autentico e il più conforme al complesso di valori dell’Islam in quanto riflette pratiche di finanziamento già comuni al tempo della nascita dell’Islam.


 

Haim Baharier,  La finanza e gli stereotipi sugli ebrei

Quando sento parlare di jewish banking, un’espressione con cui vengono definiti in inglese il modo di fare banca degli ebrei e la cosiddetta finanza ebraica, mi viene subito un senso di non sopportazione.
Guardi, mi faccia dire innanzitutto una cosa: io non sono mai stato interessato a quelle statistiche che ci dicono quanti sono i premi Nobel assegnati nella storia agli ebrei o quanti top manager e banchieri di origine ebraica ci sono oggi. Quella dell’ebraismo resta per me l’etica della claudicanza, di chi è consapevole dei propri limiti e sa rimpicciolirsi, senza diminuirsi. Allora è bene sottolineare che il jewish banking non esiste. Esiste piuttosto un jewish being, cioè l’essere ebreo, ossia un’etica condivisa che naturalmente si traduce in un fare.
Io sono ebreo nel mio fare. È chiaro che un individuo sarà ebreo anche nel suo fare banca. Ma non ci sono delle leggi e delle regole di comportamento in quest’ambito. C’è piuttosto una predisposizione di spirito.

Di certo, nell’etica ebraica la libera concorrenza viene considerata in maniera positiva. Va ricordato, però, anche un aspetto importante: nel pensiero ebraico si parla di economia di giustizia, più che di economia giusta. Infatti, chi può decidere gli elementi che consentono di definire un’economia giusta? Tutto è relativo e dipende sempre dal contesto politico e sociale: un’economia considerata giusta in un determinato contesto, può non esserlo invece in un altro.
La tradizione talmudica dice, invece, che esistono dei valori di giustizia definiti a priori, che hanno poi dei risvolti nella vita pratica. In altre parole, un ebreo si deve interrogare sempre su come questi principi di giustizia possono trovare applicazione nell’attività economica.
Nel linguaggio del Talmud, il denaro è chiamato damim, che ha contemporaneamente due significati diversi: denaro e sangue. Al pari del sangue, i soldi sono conduttori di vita, ma soltanto se circolano nel modo giusto. Altrimenti, il denaro porta alla morte. In altre parole, quando i soldi diventano un idolo e vengono utilizzati in maniera sbagliata, hanno un effetto letale.

La finanza etica | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

Le posizioni a favore della finanza etica, nate in ambito religioso all'inizio del XX secolo, oggi fanno soprattutto riferimento agli effetti benefici in termini di inclusione socio-economica che le pratiche finanziarie etiche possono avere, se correttamente gestite.
​La crisi globale inoltre, secondo i sostenitori della finanza etica, rende sempre più utile il ricorso a strumenti alternativi di finanziamento come il microcredito.

Muhammad Yunus, Spezzare il cerchio della miseria                            

Il “banchiere dei poveri” e Premio Nobel per la Pace 2006 Muhammad Yunus ha illustrato anche in Italia il suo progetto di microcredito senza garanzie: dare prestiti ai più poveri, soprattutto donne, che non possono avere credito da una banca tradizionale e permettere loro di avviare imprese ed evitare di cadere nelle mani degli usurai.
Yunus sostiene che il sistema finanziario mondiale vada smontato e rifatto “mattone su mattone” e che non valga più la pena di “aggiustare la macchina”. «Non è solo la storia di come la rivoluzione del microcredito si sia espansa, aiutando i poveri di 57 Paesi ad assumersi la responsabilità e il controllo della propria vita. […] Il microcredito trova ulteriori conferme con l’attuale crisi e il suo successo ci deve convincere a lavorare per cambiare le cose. Quello che cerchiamo di fare è di risvegliare la voglia di fare e la coscienza di essere persone. È la crisi la nostra occasione, non lasciamola scappare».

Grameen è una banca rurale (grameen significa contadino) che concede prestiti e sostegno organizzativo ai più poveri, altrimenti esclusi dal sistema di credito tradizionale. Si fonda su regole ferree, che hanno consentito ai suoi promotori di superare ogni volta difficoltà apparentemente insormontabili.
Anzitutto la richiesta ai poveri di radunarsi in gruppetti di cinque persone al momento di ottenere un prestito, assumendo ciascuno la responsabilità anche per gli altri, per rafforzare l’impegno a rimborsare la somma. In secondo luogo, il meccanismo di rimborso: anziché attendere tutto il rimborso dopo una lunga scadenza, Grameen chiede ai suoi clienti di restituire il denaro in piccolissime rate settimanali. «Il denaro – spiega Yunus – è una sostanza adesiva, si attacca al suo possessore. Se il rimborso deve avvenire dopo sei mesi o un anno dalla concessione del prestito, anche se il debitore avrà in tasca il denaro proverà inevitabilmente un certo dispiacere a staccarsene. Il segreto consiste nelle brevi scadenze».
Ad oggi la Grameen Bank ha concesso prestiti a più di 2 milioni di persone, il 94% delle quali donne, ha attualmente 1048 filiali, è presente in 35 000 villaggi e in diverse città nel mondo. Il microcredito è praticato in 57 nazioni, fra cui anche gli Stati Uniti, dove ne usufruiscono i poveri dei ghetti di Chicago, la Francia, la Spagna, l’Olanda; la percentuale di restituzione dei prestiti è del 98%. Ed ora la banca del Bangladesh è diventata un modello anche per la Banca Mondiale.


Matteo Nucci e Paola Zanuttini, Il mercato etico. Il commercio equosolidale

Il Commercio equo e solidale (Cees) celebra domani la sua giornata mondiale. Il Cees, o Fair Trade, è l'altra faccia della globalizzazione [vedi Globalizzazione] che, alla logica del massimo profitto, contrappone quella no profit della lotta allo sfruttamento e del consumo critico, impiantando nel Sud del mondo colture che servano anche a mitigare la povertà, rispettino la salute, le donne, i bambini, l'ambiente, la trasparenza, promuovendo lo sviluppo sostenibile e garantendo salari dignitosi.
Il movimento, che ha visto la luce fra i protestanti mennoniti americani nel 1945 e ha trovato lo slancio in Europa, a partire da Inghilterra e Olanda negli anni Sessanta, costituisce ormai un fenomeno di mercato, seppure di nicchia: dal 2000 al 2005, in venticinque Paesi europei ha incrementato il suo valore di affari del 154%, raggiungendo un fatturato di oltre 660 milioni. Quasi ottantamila i punti vendita, tra i quali prevale la grande distribuzione (oltre 57 mila supermercati e affini), seguita da circa 19 mila esercizi commerciali e poco meno di tremila “botteghe del mondo” che impegnano più di centomila volontari. In Italia, il fatturato 2006 è stato di 110 milioni: vendite al 45% nella grande distribuzione e per il resto nelle circa 500 botteghe.
Nel mondo, come in Italia, i produttori della filiera Cees sono piccole organizzazioni, famiglie o coop del Sud del mondo, che devono garantire il rispetto di minime norme sul salario e i diritti degli associati e dei dipendenti, avviare processi produttivi ecocompatibili, investire la parte dei guadagni superiore a quelli di mercato in azioni per la comunità: il Fair Trade pacifica comunità uscite dalla guerra come in Ruanda, fa aprire scuole, fornisce pari opportunità alle donne.
I traders, invece, sono gli esportatori-importatori che selezionano i produttori, li formano e pagano loro un prezzo "dignitoso", indipendente dagli sbalzi del mercato. In Italia, le maggiori centrali di export-import equo e solidale sono una decina, ma anche le catene della grande distribuzione come Coop hanno stipulato contratti fair con i produttori.
Organismi di certificazione verificano e garantiscono che la produzione sia eseguita secondo i dettami fair. Quanto ai distributori, un tempo erano soprattutto le botteghe. Poi sono arrivati i supermercati.
Negli ultimi mesi, però, il Fair Trade è diventato oggetto di inchieste dei giornali economici: a settembre il “Financial Times” ha denunciato che in Perù, in quattro piantagioni di caffè equo e solidale, i lavoratori sono pagati sotto il minimo sindacale, che le coltivazioni si estendono anche su aree protette, che una parte del prodotto certificato fair è di origine ignota. «Qualche errore va messo nel conto», ma «la struttura generale funziona» spiega Alberto Zoratti vicepresidente dell'Agices, l'associazione di categoria dell'Equo e solidale.
L' “Economist”, a dicembre, ha sostenuto che il Fair Trade è assistenzialista e vizia il mercato. Giampaolo Barbetta, economista della Cattolica, ribatte che il Cees «giova in qualche misura perché apre sbocchi a produttori che altrimenti non avrebbero avuto accesso ai mercati occidentali e ai nostri standard di qualità» e che «rompe il monopolio dei singoli mediatori, aprendo alla concorrenza anche le aree più isolate».


Eticanonmente,  Che cos'è il social business?

Il concetto di business sociale o di impresa con finalità sociali viene introdotta da Muhammad Yunus e apre le porte a una nuova visione del capitalismo, più umano, meno egoistico e più altruistico.

Di che cosa stiamo parlando? L’impresa sociale «è un'impresa che non produce perdite, non distribuisce dividendi e che opera esclusivamente per raggiungere un determinato obiettivo sociale». Dunque, l’impresa con finalità sociali è «un'azienda mossa da motivazioni altruistiche che cerca di porre rimedio a un problema sociale. Nel perseguire questo obiettivo anche l’impresa con finalità sociali genera profitti, ma questi non vanno mai a beneficio degli azionisti, anzi l’assoluta preminenza della motivazione sociale rende completamente incompatibile con il business sociale qualsiasi forma di profitto personale, lasciando all’azionista solo il diritto a rientrare in possesso, dopo un periodo stabilito, del puro capitale investito».

Il punto di partenza è la realtà in cui viviamo oggi e il tipo di capitalismo che non consente di dare un'efficace ed efficiente risposta a problemi di natura sociale e ambientale. Il settore pubblico generalmente è caratterizzato da una mancanza di fondi da investire in tali problematiche, mentre il settore privato d’altra parte, pur avendo ingenti risorse non trova profittevole investire in tali attività. Per cui la soluzione proposta da Yunus, che noi condividiamo appieno, e che conta già numerosi esempi a livello internazionale, e da pochissimo alcuni anche a livello nazionale, propone una soluzione a questo vuoto. Chi investe deve ricercare il profitto sociale e non economico. Cosa significa? Che chi investe il denaro deve puntare al solo ed esclusivo recupero del capitale investito, ed essere attirato dal profitto sociale, ovvero dalla possibilità di migliorare il territorio, di assistere le persone anziane, coloro che sono affetti da gravi patologie, l’inserimento lavorativo e produttivo e l’occupazione di categorie sociali “deboli”, di bonificare il territorio dalle sostanze altamente nocive. Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi...
Ma davvero è possibile nel mondo reale trovare qualcuno interessato a dar vita a un'impresa con obiettivi non egoistici? E chi vorrà investire il capitale necessario? Beh, i primi passi concreti sono già stati realizzati per un capitalismo dal volto umano, etico e finalizzato al benessere sociale. Di certo i problemi non mancano, su tutti sottolineiamo la difficoltà di implementare la struttura legale e finanziaria dell’impresa con finalità sociali in uno specifico contesto, per esempio quello italiano. Il social business si pone infatti a metà strada tra il settore no profit, delle associazioni e delle ong, e il settore profit, rappresentato per esempio dalle s.r.l. e dalle s.p.a. .
Non è trascurabile anche la mancanza di leggi specifiche, regolamentazioni, corsi universitari, canali di comunicazione tra professori, studenti, uomini d’affari, legislatori, insomma tutto ciò che Yunus molto sinteticamente definisce «un'infrastruttura globale per il social business» che possa attirare le risorse umane ed economiche in questa nuova visione di capitalismo.

La finanza etica | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Le posizioni più critiche nei confronti della finanza etica ovviamente non vogliono sostenere le ragioni di una finanza “non etica”, ma tendono a mettere in rilievo i limiti di attività come il microcredito, che non hanno sempre ottenuto i risultati desiderati. 

Mihir Bhatt, La microfinanza. Vigilare sugli abusi

Per Mihir Bhatt, prestigioso direttore dell'AIDMI (All India Disaster Mitigation Institute), la critica va presa sul serio. «È importante capire se la microfinanza è divenuta una macchina per fare soldi o se serve ancora al suo obiettivo iniziale di ridurre la povertà». Un obiettivo attualissimo, considerato che la Banca Mondiale parla di 4 miliardi di individui costretti a vivere con meno di 4 dollari al giorno; di 2,7 miliardi di persone impossibilitate ad accedere ai normali servizi di finanziamento; di metà dei nuclei famigliari senza un conto in banca.
Nessun altro sistema, come la microfinanza, è riuscito finora a combattere la povertà, sostiene Bhatt. È per questo che andrebbe perseguito con la massima severità chi abusa scientemente del sistema.

Non è l'unico a pensarla così. L'Istituto Geografico dell'Università di Basilea lavora con Bhatt fin dal 2001, quando un terribile terremoto devastò lo Stato indiano del Gujarat. Un suo membro dice che nella zona terremotata, dove si è fatto funzionare il microcredito, la situazione socioeconomica dei più poveri è migliorata da prima del terremoto.
Ma erogare soldi non basta. Bisogna insegnare alla gente come si gestisce un credito. Ed è questo che non ha funzionato nello Stato dell'Andhra Pradesh, dove la furibonda concorrenza tra società eroganti ha portato a una situazione fuori controllo. 
Secondo Bhatt, l'essenziale non è quanto sia alto il tasso d'interesse, ma chi ne approfitta.
«Se gli interessi rientrano nelle casse delle società per il microcredito come somma aggiuntiva, quel denaro tornerà ai poveri. Tutta un'altra storia, invece, se gli interessi elevati finiscono nelle tasche degli investitori privati». Bhatt ricorda, per esempio, le critiche mosse anche alla più importante società indiana per il microcredito, sks Microfinance, che ha fatto il suo ingresso in Borsa a condizioni non proprio consone allo spirito originario. L'invito di personalità politiche ai poveri, di non restituire i soldi agli “squali del microcredito”, sta dando i suoi frutti, e diverse società per il microcredito sono sull'orlo del fallimento. La seconda per dimensione, Spandana, che per quindici anni ha avuto il 100% di restituzione del denaro prestato, oggi è al 2%.


Rosaria Rita Canale, I limiti del microcredito

Il microcredito è ritenuto nella letteratura  strumento di riduzione della disoccupazione, di sostegno alla capacità imprenditoriale individuale e di stimolo alla nascita di microimprese. Questa posizione è condivisa dall’Unione Europea che ritiene che la micro finanza possa giocare un ruolo centrale nella realizzazione della strategia di Lisbona, che coniuga l’obiettivo dell’occupazione con l’inclusione sociale nel contesto generale della sicurezza flessibile.
Tuttavia, va considerato che la domanda di strumenti finanziari da parte delle persone indigenti potrebbe infatti non esistere in una economia sviluppata: essa infatti è funzione diretta del reddito futuro atteso dell’attività alla quale è destinata e funzione inversa del salario ottenibile in alternativa: in una parola funzione inversa della povertà di un sistema economico nel suo complesso. La finanza per i poveri trova perciò tanto più spazio e sarà tanto più redditizia quanto più un Paese è in una condizione di sottosviluppo. In questo caso il microcredito potrebbe rappresentare una “terza via” perché aggiunge un nuovo elemento di propulsione per la crescita, senza esasperare i conflitti tipici dell’economia di mercato né ricorrere a pratiche vicine all’assistenzialismo.

I progetti di microcredito nelle economie avanzate rappresentano una quota del tutto irrisoria - mai oltre il 6% e spesso al di sotto dell’1% (vedi ultima riga della tabella 1). Anche nei Paesi dell’Europa dell’Est il fenomeno della microfinanza è assai poco diffuso nonostante la riconversione dalle economie socialiste all’economia di mercato abbia creato un consistente numero di individui che vivono al di sotto della soglia di povertà.

Nel caso delle economie sviluppate, invece, per quanto possano trovarsi in fase di recessione, l’impossibilità di ottenere redditi adeguati rende il microcredito in prevalenza strumento di solidarietà, perché va a colmare il vuoto lasciato dall’assenza di ammortizzatori sociali, dalla riduzione del welfare state e più in generale dalla progressiva riduzione dello Stato nell’attività economica.
Il microcredito nelle economie avanzate deve essere perciò ricondotto, se pur con le sue peculiarità, all’ambito della letteratura sul no profit alla quale bisogna far riferimento per l’approfondimento della conoscenza dei limiti e delle opportunità.


Rashmi Dyal-Chand, La microfinanza fra luci e ombre

Sono i microprestiti la cura miracolosa per la povertà nei Paesi in via di sviluppo? A prima vista, l'obiettivo del microcredito è emozionante e innovativo: facendo piccoli prestiti per aiutare le persone povere ad avviare piccole imprese, sembra possibile trasformare coloro che sono emarginati dalle banche tradizionali in imprenditori di successo. Tuttavia, anche i programmi di microprestiti più affermati devono ancora dimostrare che i microprestiti hanno maggior successo dei programmi tradizionali di welfare nell'aiutare le persone a rialzarsi definitivamente dalla povertà.
Secondo le inchieste svolte dall'antropologo Aminur Rahman e dalla giornalista Helen Todd (entrambi hanno studiato la Grameen Bank in Bangladesh) e uno studio mondiale sponsorizzato da Oxfam, spesso chi presta il denaro non riesce ad aiutare le persone a trovare un'occupazione permanente e autonoma, perché non riesce a garantire che i prestiti siano effettivamente utilizzati dai loro debitori per avviare piccole imprese. Ciò che più delude è che tali programmi non hanno avuto successo nel raggiungere gli individui più poveri che sono gli obiettivi presunti dei loro sforzi.

Nel frattempo, come hanno riconosciuto gli esperti di sviluppo Jude Fernando e Philip Nichols, anche i programmi di microfinanza di maggior successo non sono in grado di sostenere se stessi senza ulteriori aiuti. Come ogni altra strategia di sviluppo, il microcredito per sviluppare le piccole imprese è un compito complesso che richiede una comprensione localizzata di particolari fattori economici, culturali e sociali che influiscono sul successo imprenditoriale.
Questo significa che la filantropia innovativa è uno sforzo senza speranza? Certo che no, il microcredito può svolgere un ruolo importante nel contributo allo sviluppo. Abbiamo l'opportunità di verificare in che modo la microfinanza contribuisca alla riduzione della povertà. Ma si dovrà mantenere una mente aperta, capace di comprendere le differenze a livello locale, se si vorrà che tali attività abbiano il successo desiderato.

GlossarioBiografie

Ammortizzatore sociale

Misura introdotta a livello governativo per sostenere il reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di disoccupazione.


Etica

L'etica è il ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che consentono di distinguere i comportamenti umani buoni, giusti e moralmente leciti da quelli ritenuti cattivi, dannosi e moralmente inaccettabili.


Mennoniti

Costituiscono la più numerosa delle chiese anabattiste, che sostengono la necessità di ritornare allo spirito originario delle chiese cristiane. I mennoniti sono più di un milione e mezzo, concentrati soprattutto negli Stati Uniti.


Spa

Nell’ordinamento italiano, la società per azioni (Spa) è una società di capitali in cui le partecipazioni dei soci sono rappresentate da titoli trasferibili: le azioni.


Srl

La società a responsabilità limitata (Srl) è un tipo di società di capitali prevista dal diritto italiano, che risponde delle obbligazioni sociali soltanto nei limiti delle quote versate da ciascun socio.


Talmud

Uno dei testi sacri dell’ebraismo: è una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti e i maestri sul significato e l’attuazione dei passi della Torah scritta.


Baharier

Baharier, Haim

Haim Baharier, nato a Parigi nel 1946, noto studioso di ermeneutica biblica e di sacre scritture è stato allievo di celebri pensatori come Léon Askenazi ed Emmanuel Lévinas.

Bhatt, Mihir

Mihir Bhatt, nato in India, dirige l'AIDMI (All India Disaster Mitigation Institute), una ONG che si occupa di disastri naturali.

Canale, Rosaria Rita

Rosaria Rita Canale, nata a Napoli nel 1968, è professore associato di Politica Economica presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” ed è un'esperta di microcredito.

Dyal-Chand, Rashmi

Rashmi Dyal-Chand insegna Diritto finanziario alla Northeastern University di Boston, negli Stati Uniti.

Eticanonmente

Eticanonmente è un'Associazione di Promozione Sociale, fondata da un gruppo di tre giovani pugliesi che hanno partecipato e vinto il bando “Principi Attivi 2010”. 

Gatto, Antonino

Antonino Gatto è docente di Economia applicata e lavora per l'Università di Messina e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

Nucci

Nucci, Matteo

Matteo Nucci è nato a Roma nel 1970. Filosofo e romanziere, scrive anche reportage e articoli di viaggi per diversi quotidiani italiani.

Yunus

Yunus, Muhammad

Muhammad Yunus, nato nel 1940, premio Nobel per la pace nel 2006, è un economista e banchiere bengalese noto come il "banchiere dei Poveri". Ha fondato la celebre Grameen Bank, una delle istituzioni che più hanno contribuito alla diffusione del microcredito in Asia.

Zanuttini

Zanuttini, Paola

Paola Zanuttini è nata a Roma nel 1954. Da oltre vent'anni è inviato del Venerdì de “la Repubblica”.

×
×

Glossario Biografie

Ammortizzatore sociale

Misura introdotta a livello governativo per sostenere il reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di disoccupazione.

Etica

L'etica è il ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che consentono di distinguere i comportamenti umani buoni, giusti e moralmente leciti da quelli ritenuti cattivi, dannosi e moralmente inaccettabili.

Mennoniti

Costituiscono la più numerosa delle chiese anabattiste, che sostengono la necessità di ritornare allo spirito originario delle chiese cristiane. I mennoniti sono più di un milione e mezzo, concentrati soprattutto negli Stati Uniti.

Spa

Nell’ordinamento italiano, la società per azioni (Spa) è una società di capitali in cui le partecipazioni dei soci sono rappresentate da titoli trasferibili: le azioni.

Srl

La società a responsabilità limitata (Srl) è un tipo di società di capitali prevista dal diritto italiano, che risponde delle obbligazioni sociali soltanto nei limiti delle quote versate da ciascun socio.

Talmud

Uno dei testi sacri dell’ebraismo: è una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti e i maestri sul significato e l’attuazione dei passi della Torah scritta.

Baharier

Haim Baharier

Haim Baharier, nato a Parigi nel 1946, noto studioso di ermeneutica biblica e di sacre scritture è stato allievo di celebri pensatori come Léon Askenazi ed Emmanuel Lévinas.

Mihir Bhatt

Mihir Bhatt, nato in India, dirige l'AIDMI (All India Disaster Mitigation Institute), una ONG che si occupa di disastri naturali.

Rosaria Rita Canale

Rosaria Rita Canale, nata a Napoli nel 1968, è professore associato di Politica Economica presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” ed è un'esperta di microcredito.

Rashmi Dyal-Chand

Rashmi Dyal-Chand insegna Diritto finanziario alla Northeastern University di Boston, negli Stati Uniti.

Eticanonmente

Eticanonmente è un'Associazione di Promozione Sociale, fondata da un gruppo di tre giovani pugliesi che hanno partecipato e vinto il bando “Principi Attivi 2010”. 

Antonino Gatto

Antonino Gatto è docente di Economia applicata e lavora per l'Università di Messina e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

Nucci

Matteo Nucci

Matteo Nucci è nato a Roma nel 1970. Filosofo e romanziere, scrive anche reportage e articoli di viaggi per diversi quotidiani italiani.

Yunus

Muhammad Yunus

Muhammad Yunus, nato nel 1940, premio Nobel per la pace nel 2006, è un economista e banchiere bengalese noto come il "banchiere dei Poveri". Ha fondato la celebre Grameen Bank, una delle istituzioni che più hanno contribuito alla diffusione del microcredito in Asia.

Zanuttini

Paola Zanuttini

Paola Zanuttini è nata a Roma nel 1954. Da oltre vent'anni è inviato del Venerdì de “la Repubblica”.

Versione demo

Contenuto disponibile nella versione completa.

Ok

Collegamento a un'altra lezione

Per cambiare lezione, cliccare sul tasto Vai alla lezione "".

Annulla Vai alla lezione ""

Che cos'è la finanza etica?

Chiudi×
link video per SiteSucker
LAB
TEMA