hidden link for SiteSucker
Agire secondo la legge consente di evitare l’arbitrio
La legalità nasce dall’allargamento dei diritti
La legalità, alla base della convivenza civile
Meno leggi, più giustizia

La legalità

Agire secondo la legge consente di evitare l’arbitrio

La legalità nasce dall’allargamento dei diritti

La legalità, alla base della convivenza civile

Meno leggi, più giustizia

Che cos'è la legalità?

Che cos'è la legalità?

Il principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge e, dunque, evitando l’arbitrio.
Per estensione, con legalità si intende, oggi, il rispetto della legge, che a sua volta limita la libertà nella misura essenziale per garantire la pace e l’armonica convivenza.

Leggi il testo completo

Il principio di legalità è uno dei caratteri essenziali dello Stato di diritto: con l’avvento delle costituzioni liberali, infatti, si afferma l’idea che ogni attività dei pubblici poteri debba trovare fondamento in una legge promulgata dal Parlamento, a sua volta unico organo direttamente rappresentante la sovranità popolare.

Il principio di legalità si intende in due diversi significati: si parla di legalità in senso formale quando è sufficiente che i pubblici poteri abbiano come base giuridica una legge; invece, si parla di legalità in senso sostanziale quando la legge non si limita a costituire il fondamento normativo di un certo ambito, ma prevede una disciplina che consente di limitare la discrezionalità, cioè la facoltà di libera azione e decisione, dell’amministrazione.
In Italia, tuttavia, nel corso degli ultimi decenni il tema della legalità si è intrecciato soprattutto con la persistenza di fenomeni di natura criminale. In particolare, la criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta e altre simili organizzazioni), responsabile di azioni efferate, ha suscitato la reazione di numerosi settori della società civile, che hanno promosso numerose iniziative per contrastarne la diffusione. Fra queste, ha un ruolo importante la cosiddetta “educazione alla legalità”, che ha lo scopo di formare le nuove generazioni a valori rispettosi della convivenza civile. Infine, in numerosi Paesi (compreso il nostro) oggi il tema della legalità ha particolare rilevanza anche in ambito politico ed economico, in presenza di numerosi episodi di corruzione e di malcostume.

Chiudi Versione stampabile

Alle origini della LEGALITÀ

AMBITI COINVOLTI

Legalità e arbitrio

La posizione della Chiesa Cattolica

Legalità e crimine organizzato

Legalità, politica ed economia

LA POSTA IN GIOCO

Educare alla legalità

Alle origini della LEGALITÀ

Legalità e arbitrio

La posizione della Chiesa Cattolica

Legalità e crimine organizzato

Legalità, politica ed economia

Educare alla legalità

×

Esplora Mappa
Leggi il testo completo

La legalità

Perché è un problema etico

Il concetto di legalità, identificato generalmente con il rispetto delle leggi, ha origini storiche nel contrasto tra il potere assoluto dei sovrani e il progressivo allargamento a tutti i cittadini dei diritti, che divengono, dunque diritti universali.

Con la rivoluzione francese si afferma infatti un’idea del diritto che allo stesso tempo prevede l’applicazione discrezionale della legge (per esempio quando si tenga conto di circostanze particolari, come le cosiddette aggravanti o le attenuanti) ma ne impedisce l’uso arbitrario, caratteristico appunto del potere assoluto.

La Chiesa Cattolica sostiene con forza il rispetto delle leggi, e agisce quotidianamente al fianco delle numerose associazioni che si battono per la giustizia e la legalità.

In Italia, così come in molti altri Paesi, nel corso degli ultimi decenni il tema della legalità si è intrecciato soprattutto con la persistenza di fenomeni di natura criminale. In particolare, la criminalità organizzata, responsabile di azioni efferate, ha suscitato la reazione di numerosi settori della società civile, che hanno promosso diverse iniziative per contrastarne la diffusione.

Inoltre, in numerosi Paesi (compreso il nostro) oggi il tema della legalità ha particolare rilevanza anche in ambito politico ed economico, in presenza di numerosi episodi di corruzione e di malcostume.

Per contrastare questi fenomeni, è opinione condivisa che abbia un ruolo importante la cosiddetta “educazione alla legalità”, che ha lo scopo di formare le nuove generazioni a valori rispettosi della convivenza civile, nella convinzione che il rispetto della legge debba avere origine e fondamento nell’agire quotidiano, fin dalla più giovane età.

Versione stampabile

Troppe leggi poche regole

Michele Ainis

Quando le leggi sono troppe, diventa difficile applicarle, con il paradossale risultato di produrre ancora più violazioni del diritto. In Italia, la situazione è al limite e richiede, secondo molti esperti, una coraggiosa e urgente opera di riforma.

Anche nella “patria del diritto” le creature sono troppe, e ciascuna indossa l’ermellino di Sua Maestà la Legge. Abbiamo in circolo leggi sui tosaerba, sulle camicie da notte, sulle galline, sui pedaggi stradali dei camionisti. Il virus legificatore ha contagiato pure i prosciutti, con tre leggi sul San Daniele (rispettivamente del 1970, del 1990, del 1999) e un’altra sul pignoramento dei prosciutti (vi si provvede «con l’apposizione sulla coscia di uno speciale contrassegno indelebile»: legge n. 401 del 1985).

Tuttavia non basta, non basta mai. E il parapiglia normativo che s’è scatenato attorno al decreto salva Roma ne è solo l’ultima esibizione: regole sulle lampade a incandescenza, sulle slot machine, sui chioschi in spiaggia, sulle sigarette elettroniche. Non regole qualunque, no: regole di legge. Quelle che il governo, già nel 1997, voleva eliminare attraverso un ampio processo di delegificazione, rimpiazzandole con altrettanti regolamenti. Senza curare il male alla radice, dato che il male è il troppo diritto che ci portiamo in groppa, e dato che per noi asinelli cambia poco se a spezzarci la schiena è una norma regolamentare anziché legislativa. Ma almeno i regolamenti sono flessibili, rapidi da approvare così come da abrogare. Se invece confezioni il prosciutto in una legge, per sconfezionarlo avrai bisogno del voto di mille parlamentari, della promulgazione del capo dello Stato, del visto di legittimità della Consulta.

Risultato: se il secondo millennio si è chiuso all’insegna della delegificazione, il terzo ha inaugurato l’epoca della rilegificazione. Magari con meno provvedimenti rispetto alla prima legificazione (negli anni Sessanta le Camere approvavano una legge al giorno, escluse le domeniche), tuttavia con provvedimenti più corposi, ciascuno gonfio come un panettone. E con una pletora di norme astruse, di ridondanze, di strafalcioni sintattici e giuridici. La qualità della nostra legislazione è peggiorata, come no. Anche la quantità, però: nel 1962 le 437 leggi decise in Parlamento sviluppavano 2 milioni di caratteri; nel 2012 le leggi sono state 101, ma i caratteri sono diventati 2,6 milioni.

Da qui un paradosso: l’Italia delle troppe leggi è un Paese senza legge. Perché nel diritto, così come nella vita, dal pieno nasce un vuoto. Se ti martellano troppe informazioni t’ubriachi, e alla fine resti senza informazioni. Se la legislazione forma una galassia, nessuna astronave potrà esplorarla per intero. E il cittadino sarà solo, ignaro dei propri poteri, alla mercé d’ogni sopruso. Succede quando nel diritto amministrativo tutto è legge, quando nel diritto penale tutto è processo. Sicché cresce la discrezionalità di giudici e burocrati: sono loro, soltanto loro, a scegliere la stella che brillerà davanti al tuo portone. Servono riforme, in conclusione. Altrimenti annegheremo tutti nell’oceano delle leggi.

Leggi il testo completo

Chiudi Versione stampabile

Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

Il concetto di legalità ha origine:

  • nell’antica Grecia

  • a Roma

  • alla fine del XVIII secolo

  • in Svezia nel 1806

3

Oggi il termine legalità fa riferimento soprattutto:

  • all’immigrazione

  • alla tutela dei diritti dei minori

  • alla lotta alla criminalità organizzata

  • alle discriminazioni di genere

3

L’attenzione ai diritti dell’imputato è definita:

  • garantismo

  • relativismo

  • innocentismo

  • giustizialismo

1

Domande per riflettere

  • Insieme all’insegnante, ricercate sui quotidiani più recenti (utilizzando per esempio Internet) alcuni articoli che riguardano il tema della legalità. Di che cosa trattano?

  • Vi sembrano argomenti effettivamente importanti, significativi?

  • Che relazione hanno con la realtà quotidiana in cui vivete?

  • La situazione delle carceri italiane è drammatica: il sovraffollamento, l’elevato numero di detenuti in attesa di giudizio (oltre il 40%), le condizioni igieniche scadenti sono alcuni degli aspetti che richiedono interventi. Insieme all’insegnante, cercate informazioni su associazioni e gruppi di volontari che operano nelle carceri, sintetizzando le loro attività su una scheda.

Dilemmi per discutere

La legalità si promuove:

Punendo severamente i responsabili dei crimini

Soprattutto a partire dall’educazione in giovane età

Il crimine organizzato va combattuto:

Con la repressione

Eliminando le cause economiche della povertà nelle regioni interessate

Fare il punto

Riflettere

Discutere

La legalità | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

Il principio di legalità costituisce l’ossatura dei sistemi giuridici vigenti in gran parte del mondo.
Le forme di tutela dei cittadini dall’arbitrio e dall’abuso sono numerose, si pensi per esempio alla figura dell’ombudsman, istituzionalizzata in Svezia già nel 1806: si tratta di un “difensore civico” a cui i cittadini possono appellarsi quando ritengano di aver subito una violazione dei propri diritti da parte di qualche organo o istituzione dello Stato. La Costituzione italiana non contiene una formulazione espressa di questo principio, anche se ad esso si fa riferimento indiretto in diversi articoli.

Italia, Costituzione della Repubblica Italiana

Articolo 23 - Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base a una legge.
 

Italia, Codice penale

Articolo 1 - Nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, né con pene che non siano da essa stabilite.


Europa, Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo

Nessuno può essere condannato per un’azione o un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso.

La legalità | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica sostiene con forza il rispetto delle leggi, e agisce quotidianamente al fianco delle numerose associazioni che si battono per la giustizia e la legalità.

Francesco, Combattere il male

La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune: questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati. La Chiesa, che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza, per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza.


Catechismo della Chiesa Cattolica

Il rispetto della persona umana implica il rispetto dei diritti che scaturiscono dalla sua dignità di creatura. Questi diritti sono anteriori alla società e a essa si impongono. Essi sono il fondamento della legittimità morale di ogni autorità: una società che li irrida o rifiuti di riconoscerli nella propria legislazione positiva, mina la propria legittimità morale. Nessuna legislazione sarebbe in grado, da se stessa, di dissipare i timori, i pregiudizi, le tendenze all’orgoglio e all’egoismo, che ostacolano l’instaurarsi di società veramente fraterne. Simili comportamenti si superano solo con la carità, la quale vede in ogni uomo un «prossimo», un fratello.

La legalità | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

L’importanza del concetto di “legge” è evidente per chi si accosti, solo per fare un esempio, allo studio della religione ebraica. Naturalmente anche le altri fedi religiose hanno affrontato l’argomento della legalità, sostenendo l’importanza di sistemi che regolino non solo il rapporto tra l’individuo e il trascendente, ma anche la convivenza e la pace sociale e, come nell’esempio riportato a proposito dei Valdesi, riaffermando l’importanza dell’impegno di tutti, di fronte a fenomeni pericolosi e preoccupanti come la criminalità organizzata.

Amos Luzzatto, La legge è libertà

Troppe volte la libertà non è stata intesa come libertà per sé e per il proprio prossimo. Troppe volte è stata trattata come se fosse un bene da acquisire per colui che dispone dei mezzi per farlo. Allora la libertà si trasforma nel diritto di esercitare il potere; e in questo caso è sempre il diritto dei pochi nei confronti dei molti. Viviamo dunque la ricorrenza della Pasqua con serena consapevolezza. Dai tempi più antichi, essa ci ricorda che cosa sia o debba essere una società umana matura; una società che difende la libertà nel rispetto e nel sostegno dei più deboli. E che accetta e riconosce dei doveri, che spetta alla legge sancire, delle regole che il nostro senso morale c'impone di accettare.



Eugenio Bernardini, Legalità e sviluppo democratico

La legalità è la condizione primaria ed essenziale per lo sviluppo democratico di ogni paese. Per poter vivere nella legalità è necessario che tutti i cittadini siano educati a osservare le regole e a convivere rispettando se stessi e gli altri. Per questo motivo il Sinodo valdese e metodista ha ritenuto necessario invitare le chiese e i propri circuiti affinché si adoperino quotidianamente – attraverso incontri, dibattiti formativi e culti domenicali – per contrastare il male dell’illegalità, purtroppo imperante nel nostro paese.


Tariq Ramadan, Un diritto in costante evoluzione

Il diritto islamico è dinamico, evolutivo, e soprattutto fondato sull'esigenza di razionalità ed elaborazione umane. Non ha niente a che vedere con l'idea di un diritto fisso, totalmente disumanizzato perché rivelato: al contrario, la rivelazione esige che la ragione umana svolga il suo ruolo.
Essa è un dono divino che permette la comprensione di ciò che è rivelato e, per estensione, è il riferimento dell'uomo quanto alla sua capacità di restare fedele seguendo la via. Non c'è fedeltà senza intelligenza. Nessun pensiero dogmatico qui, perché il Profeta stesso aveva concesso il diritto all'errore, affermando: «Chiunque compia uno sforzo di elaborazione giuridica e trova una buona risposta riceve due ricompense; chiunque compia uno sforzo di elaborazione giuridica e si sbaglia avrà una ricompensa». È non solo un diritto all'errore ma anche un incoraggiamento alla ricerca, allo spirito d'iniziativa, se lo sforzo è sincero e ricerca la fedeltà nell'evoluzione.

La legalità | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

I brani riportati propongono (è il caso di don Ciotti) una definizione di legalità ispirata ai fenomeni criminali che hanno insanguinato gli ultimi decenni della storia italiana, e riaffermano, come per esempio Gian Carlo Caselli, la necessità e l’importanza di educare le nuove generazioni al rispetto, alla convivenza civile e alla reale promozione di una “cultura dei diritti”.

Luigi Ciotti, Che cosa significa legalità

Legalità sono quei beni confiscati alle mafie e destinati a uso sociale. Per quella legge "Libera" raccolse, quindici anni fa, un milione di firme.
Legalità sono il pane, l'olio, il vino, la pasta che produciamo nelle terre confiscate alle mafie. Tremila giovani sono arrivati dall'Italia e dall'estero, durante le vacanze estive, per dare una mano, per formarsi, per approfondire!

Legalità è l'attenzione ai famigliari delle vittime innocenti delle mafie e ai testimoni di giustizia. Sabato eravamo a Terrasini, in provincia di Palermo, con 400 famigliari. Persone che hanno avuto la forza di trasformare il dolore in impegno e chiedono tre cose: giustizia, verità, dignità.

Legalità sono quei percorsi che Libera anima in oltre 4500 scuole, quei protocolli firmati con circa il 70% delle università. E poi i progetti con le istituzioni e il ministero, il concorso "Regoliamoci", la collaborazione con la "nave della legalità", la globalizzazione dell'impegno: la presenza di "Flare - Libera internazionale", in 35 paesi. «La mafia teme la scuola più della giustizia. L'istruzione taglia l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa» diceva Nino Caponnetto.

Non può esserci legalità senza uguaglianza! Non possiamo lottare contro le mafie senza politiche sociali, diffusione dei diritti e dei posti di lavoro, senza opportunità per le persone più deboli, per i migranti, per i poveri. Legalità sono i gruppi e le associazioni che si spendono ogni giorno per questo.

Legalità è la nostra Costituzione: il più formidabile dei testi antimafia. Le mafie e ciò che le alimenta - l'illegalità, la corruzione, gli abusi di potere - si sconfiggono solo costruendo una società più giusta.

Legalità è speranza. E la speranza si chiama "noi". La speranza è avere più coraggio. Il coraggio ordinario a cui siamo tutti chiamati: quello di rispondere alla propria coscienza.


Gian Carlo Caselli, Educare alla legalità

La scuola oggi educa alla lealtà e alla legalità?
Temo di no. Ovviamente mi riferisco alla mia esperienza di studente ormai molto risalente nel tempo, ma non credo che su questo punto le cose siano cambiate. La scuola italiana abitua gli studenti ad ingannare i loro insegnanti (copiare i compiti, far credere che si sa più di quanto si è realmente imparato) perché la valutazione che il docente esprime è fondamentale per conseguire il titolo di studio. Negli Stati Uniti ho scoperto che gli insegnanti assegnano esercizi da fare a casa a tempo e che gli studenti si attengono al tempo assegnato. Ciò in quanto gli esami che contano non sono (come da noi) quelli di uscita da un ciclo scolastico, ma quelli di ammissione nel ciclo successivo. In quel contesto l'insegnante è l'allenatore, che prepara alla prova da effettuare davanti ad altri ed ingannarlo non ha senso. Non so se la scuola americana sia migliore, ma educa alla lealtà, la nostra abitua al sotterfugio.

In qualche occasione, lei ha espresso un giudizio critico su quelle forme di ''educazione alla legalità'' che vengono impartite nelle scuole. Possiamo entrare nel merito?
Penso che qualche ora di dibattito sui temi della legalità non possa che essere un piacevole diversivo rispetto alle lezioni, in un contesto complessivo in cui i messaggi che arrivano da famiglie, amici, collettività, mezzi di informazione e persino dal mondo politico sono di segno opposto.

Una recente inchiesta dell' Osservatorio regionale sulla legalità della Lombardia ha rivelato che i giovani sono contrari alla mafia ma considerano lecito non pagare il biglietto sul bus. Che ne pensa?
La legalità è unitaria. Non è possibile scegliere quali regole devono essere osservate e quali no. Soprattutto è necessario far comprendere che una catena lega le piccole infrazioni a quelle più grandi, fino al crimine organizzato. Quando ero un giovane sostituto procuratore della Repubblica, un anziano funzionario della Polizia di Stato mi regalò questa perla di saggezza: «I mafiosi sono come i pidocchi. Vanno dove c'è lo sporco».

Da giudice di lunga e provata esperienza, come ritiene che si possa irrobustire il senso della legalità in Italia?
Anzitutto cercando di far coincidere i comportamenti legali con quelli convenienti e scoraggiando quelli illegali. Se le case abusive venissero abbattute più nessuno le costruirebbe. Se invece arriva un condono ogni quattro cinque anni l'abusivismo dilaga e il territorio diviene ingovernabile. Lo stesso vale per l'evasione fiscale e altre forme di illegalità di massa.

E la scuola, dovrebbe - e come?- partecipare a un eventuale processo riformatore di questo tipo?
Anzitutto abituando alla lealtà. In secondo luogo provando a insegnare che obblighi e divieti non sono che il rovescio della medaglia di diritti di altre persone. La cultura della legalità è soprattutto una cultura dei diritti.

La legalità | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

I testi riportati prendono in considerazione i pericoli legati a un’applicazione del concetto di legalità poco attenta e basata su pregiudizi: particolarmente delicato risulta il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, capaci di influenzare in modo significativo l’opinione pubblica, facendo dimenticare che dietro ogni storia giudiziaria c’è, prima di tutto, un essere umano che non può essere ritenuto pregiudizialmente colpevole e che non deve vedere violata senza ragione la proprio intimità e quella dei suoi cari.

Pietrangelo Buttafuoco, La borsa e la vita

Chi non ci passa non lo può capire che cos’è la galera. In verità neppure chi ci passa dalle carceri lo capisce, anche se di sicuro non lo dimentica. Sandro Monaco passa il tempo viaggiando da un carcere all’altro, trova il modo di sgranare gli occhi e vorrebbe pure inghiottire pane, pacienza e tempo (così come raccomandano gli incalliti ospiti dell’Ucciardone, il carcere di Palermo) solo che non si capacita di come si possa essere ridotti a comparse di un carnaio viaggiante. E sempre buttando tempo, masticando pazienza e cercando pane. Chi ci passa dalle carceri se ne deve fare tante di tappe.

Un martedì di settembre, alle 21 e 30, viene comunicata al detenuto Monaco Giuseppe Sandro Maria la notizia del trasferimento da Ancona per Floridia, viene svegliato alle 5 e 45 dell’indomani, accompagnato alle pratiche di rito e poi fatto accomodare sul blindato dove viene a conoscenza di un fatto nuovo: si farà tutto il tragitto col cellulare e non in aereo. Prevista una sosta notturna al carcere di Vibo Valentia. Ecco la celletta del blindato: è una gabbia i cui lati sono larghi 50 e 75 centimetri, le pareti sono lastre d’acciaio. Se non si sta seduti dritti, al modo della marionetta, ci si fa molto male come quando ci s’inginocchia sui ceci. Naturalmente mancano le cinture di sicurezza e il poggiatesta. Viaggiare dentro questi blindati è una vera roulette russa. Basta un modesto tamponamento che, se va bene, ci si spacca la testa in tanti piccoli pezzi e si muore; se va benino ci si rompe l’osso del collo e si muore; se va male, invece, si ricompongono i pezzi e poi si campa. E si va avanti col viaggio. Il vettovagliamento in dotazione al detenuto consta di: numero uno di pezzo di pane, duro. Numero uno di bottiglia d’acqua. Numero quattro di würstel. Numero uno di mela e numero uno di prugna. Infine, il dolce: crostatina di albicocche.
Da Ancona a Taranto il viaggio procede nel trattenuto rollio del come viene viene ma, per fortuna, all’altezza di Taranto, alle 15 e 15, il blindato si rompe. Dopo un’ora e mezzo arriva il furgone sostitutivo e si riparte. È un blindato garantista, questo. Decisamente comodo. Alle 21 si arriva a Vibo. La cucina è già chiusa e si va a letto digiuni. Dopo un’educata insistenza viene consegnata una bottiglia d’acqua. Nelle celle d’isolamento riservate ai detenuti in transito non c’è cuscino, pazienza, Sandro — che non è un bandito, ma un figlio di mamma — prende la coperta, la piega e la infila sotto la federa. Il risveglio, con il latte, è rallegrato da due piccole susine. Sono state utili per sopperire all’assenza di un cestino da viaggio quando, alle 9 e 30, partendo, il blindato garantista ha fatto un lungo viaggio senza pane e con molte soste: carcere di Palmi, carcere di Reggio, carcere di Messina, carcere di Catania e, infine, alle 18, a Floridia. È, questa di Floridia, una tipica galera di come uno s’immagina debba essere la galera. I parenti in visita stazionano fuori dal portone, sotto il sole d’estate, anche fino a cinque ore. Vi entrano e si sottopongono a tutti i controlli. Firmano, consegnano i vestiti puliti, depositano i soldi, si fanno perquisire e devono farsi strappare pure i nastri a braccialetto: sono le zaredde di Santo Vito, segni votivi che si portano al polso. La cintura si può tenere, la zaredda di Santo Vito, no.

«Perché la cintura sì e il braccialetto no?», chiede Concetta, sorella di Sandro venuta in visita. «Questo lo sappiamo noi», risponde un tipo. Tutto sanno loro. Passa il tempo a tutti quelli che si passano il tempo girando carceri. E nessuno lo può capire. E dopo tutta la trafila e l’attesa, Concetta si sentì chiamare, «Monaco?», dopo si sentì dire: «È stato trasferito». Per restarsene lì, nel corridoio, con la zaredda strappata.

O la borsa o la vita. E il fatto crudo è questo: se ci si trova nella condizione di scegliere tra dare la borsa e salvare la vita, consegnando la borsa non si è vittima del bandito ma complice. Se un imprenditore siciliano minacciato dalla mafia, già parte civile in processi contro Cosa nostra, per far sopravvivere la propria attività — e con questa il lavoro di cento padri di famiglia — cede agli attentati e paga l’estorsione, se, insomma, per non morire consegna al bandito il proprio portafogli e tiene lontano quel cane con soldi della propria ditta, della propria azienda — secondo la legge — «partecipa alle attività economiche dell’associazione criminale, pur senza essere formalmente affiliato».

O il carcere o la galera. A Parma, Monaco si ritrova nella stessa cella di Giovanni Barbagallo, un soggetto legato ad Aiello: è un fatto assai singolare che si mettano vicini la vittima e un uomo accusato di mafia. Monaco, infine, viene destinato ad Ancona e tutte le intercettazioni raccolte in questo periodo vengono considerate inutili. Ma non vengono considerate utili ai fini della serena valutazione del caso (e il fatto è strano assai) le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che indicano in Sandro Monaco una “vittima”. Il fatto è strano assai, chissà cosa succederebbe se gli stessi collaboratori lo indicassero quale mafioso. Ma in verità siamo tutti in libertà provvisoria, anche le vite di chi gli è stato vicino sono state messe a nudo con pedinamenti e intercettazioni. E solo chi ci capita, in queste storie, lo può capire.

Il pomeriggio del 5 ottobre 2011, a seguito di un deciso intervento dell’avvocato Grazia Volo presso la Cassazione, dopo un anno meno un mese Sandro Monaco può finalmente essere tirato fuori dal carcere. Torna a Regalbuto e la sua casa si riempie di amici fino al giorno seguente come quando nei paesi qualcuno muore e le porte restano aperte per contenere gli abbracci e i saluti. Solo che lui è ritornato alla vita. Ciò che rimane uccisa sul selciato è l’azienda. E la solita Sicilia. Il futuro di cento padri di famiglia. Tutti incensurati. Sandro Monaco torna a casa ma non può tornare in azienda. Nella borsa resta la vita.


Marco Ardiri, “Giustizialismo” e giustizia

Italiani, popolo di giustizialisti? Certamente il materiale dal quale attingere per avere delle risposte al nostro quesito è ampio e variegato. Occorrerebbe, preliminarmente alle nostre riflessioni, comprendere la portata significativa del termine “garantismo”. Diremo perciò, in una accezione generica, che il garantismo tutela e salvaguardia le garanzie giuridiche e politiche volte a riconoscere e tutelare i diritti e le libertà fondamentali degli individui da qualsiasi abuso o arbitrio spesso proveniente dai pubblici poteri. Si parla poi, più specificamente del garantismo giudiziario, secondo il quale la giurisdizione, nell’assicurare certezza e celerità della giustizia, è tenuta a fornire alle parti una serie di garanzie tali da impedire ogni abuso da parte di un potere pubblico.

La base culturale di fondo al tema del garantismo può trovare fondamento nell’assunto di Voltaire, secondo il quale «è meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente». Nell’età moderna il concetto de quo rappresenta un elemento di democraticità, presente nella maggior parte degli stati. L’importanza del garantismo è facilmente riscontrabile nella previsione di alcune tipiche garanzie giudiziarie, quali il divieto di tortura giudiziaria, il doppio grado di giudizio, la presunzione di innocenza fino a prova contraria, l’irretroattività delle norme penali, la pubblicità delle procedure, l’unità di giurisdizione, la netta distinzione tra la giurisdizione civile e penale ecc..

A queste considerazioni di teoria generale sul garantismo, non possiamo non tenere presenti tutti quegli elementi degenerativi che alimentano il c.d. giustizialismo o giustizia popolare. Una forma veloce e non ragionata di giustizia, frutto troppo spesso di malcontento sociale, strumentalizzazione politica, alterazioni informative impresse dalle potenti lobby economiche o centri d’interesse. Diventa, allora, molto pericoloso questo gioco di dover trovare e puntare il dito contro il presunto colpevole di turno.

Un modus operandi che porta con sé il rischio di infliggere, anticipando troppo prematuramente i tempi necessari per un giusto giudizio, una serie di condanne morali, sociali e appunto giudiziarie a furor di popolo. Nel mezzo tra i tempi della giustizia e del suo sfociare in una sentenza, si trovano a sguazzare una moltitudine di trasmissioni, informazioni flash e show serali che troppo spesso influenzano opinioni, creano talvolta ingiustificati allarmismi sociali, pressano sistematicamente la vita privata di coloro che malauguratamente ruotano intorno a una vicenda di cronaca.

Un bombardamento continuo di notizie utilizzate per incrementare gli ascolti, organizzare i palinsesti televisivi e creare profitto. Un tritacarne mediatico, dunque, che non tiene conto di tutti quei diritti inviolabili che spettano a ogni individuo (alla privacy, alla difesa, all’immagine ecc.). Una evidente distorsione informativa che prevarica i suddetti diritti sanciti nella Costituzione ed elaborati dalla giurisprudenza più attenta. E allora, se oggi l’informazione ha acquisito una rilevanza fondamentale nei sistemi democratici dei paesi, essa tuttavia non dovrebbe travalicare quegli inviolabili principi di dignità, di rispetto e di trattamento, perché espressioni altrettanto manifeste di civiltà.

Ma questo giornalismo sommario rischia di perdere parte della professionalità, allorquando, utilizzando verità superficiali, non tiene conto che dietro ogni singola notizia di cronaca e anche nelle circostanze di reati efferati, si trovano uomini, vite vissute, famiglie, dignità, lavori sudati, situazioni o realtà difficili, ai quali riconoscere una presunzione di innocenza fino al giudizio dei giudici.

GlossarioBiografie

Costituzione liberale

Tipo di Carta costituzionale che garantisce i diritti fondamentali dei cittadini e sottopone la sovranità dello Stato a una divisione dei poteri.
La caratteristica principale delle Costituzioni liberali è quella di limitare al massimo l’intervento dello Stato in materia economica e sociale, lasciando invece spazio alla libera iniziativa di individui e imprese.


Ainis

Ainis, Michele

Michele Ainis, nato a Messina nel 1955, è un giurista esperto di diritto costituzionale, nonché editorialista per quotidiani e periodici.

Ardiri

Ardiri, Marco

Marco Ardiri è nato nel 1985, svolge la professione legale e collabora a diverse testate online su temi di attualità giuridica e politica.

Associazione Libera

Associazione Libera

Libera è un’associazione fondata nel 1995 da Luigi Ciotti: ha l’obiettivo di contrastare i fenomeni mafiosi attraverso un’opera di sensibilizzazione.

Bernandini

Bernandini, Eugenio

Eugenio Bernandini, nato nel 1954, teologo e pastore valdese, è stato eletto nel 2012 moderatore della Tavola Valdese.

Buttafuoco

Buttafuoco, Pietrangelo

Pietrangelo Buttafuoco, nato a Catania nel 1963, è uno scrittore di saggi e romanzi e giornalista.

Caponnetto

Caponnetto, Antonino

Antonino Caponnetto (1920-2002) è stato un magistrato italiano, celebre per aver diretto il pool antimafia.

Caselli

Caselli, Gian Carlo

Gian Carlo Caselli, nato nel 1939, è stato un magistrato particolarmente attivo nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, ricoprendo tra l’altro l’incarico di procuratore  della Repubblica a Palermo.

Ciotti

Ciotti, Luigi

Luigi Ciotti, nato nel 1945, è un sacerdote da sempre attivo nel campo sociale: fra le altre iniziative, ha fondato il Gruppo Abele e l’Associazione Libera.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Luzzatto

Luzzatto, Amos

Amos Luzzatto è nato a Roma nel 1928. Scrittore e saggista, è stato presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane dal 1998 al 2006.

Ramadan

Ramadan, Tariq

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Voltaire

Voltaire

Voltaire (1694-1778) fu uno dei fondatori e degli animatori del movimento dell’Illuminismo, nonché romanziere, drammaturgo, poeta e saggista.

×
×

Glossario Biografie

Costituzione liberale

Tipo di Carta costituzionale che garantisce i diritti fondamentali dei cittadini e sottopone la sovranità dello Stato a una divisione dei poteri.
La caratteristica principale delle Costituzioni liberali è quella di limitare al massimo l’intervento dello Stato in materia economica e sociale, lasciando invece spazio alla libera iniziativa di individui e imprese.

Ainis

Michele Ainis

Michele Ainis, nato a Messina nel 1955, è un giurista esperto di diritto costituzionale, nonché editorialista per quotidiani e periodici.

Ardiri

Marco Ardiri

Marco Ardiri è nato nel 1985, svolge la professione legale e collabora a diverse testate online su temi di attualità giuridica e politica.

Associazione Libera

Associazione Libera

Libera è un’associazione fondata nel 1995 da Luigi Ciotti: ha l’obiettivo di contrastare i fenomeni mafiosi attraverso un’opera di sensibilizzazione.

Bernandini

Eugenio Bernandini

Eugenio Bernandini, nato nel 1954, teologo e pastore valdese, è stato eletto nel 2012 moderatore della Tavola Valdese.

Buttafuoco

Pietrangelo Buttafuoco

Pietrangelo Buttafuoco, nato a Catania nel 1963, è uno scrittore di saggi e romanzi e giornalista.

Caponnetto

Antonino Caponnetto

Antonino Caponnetto (1920-2002) è stato un magistrato italiano, celebre per aver diretto il pool antimafia.

Caselli

Gian Carlo Caselli

Gian Carlo Caselli, nato nel 1939, è stato un magistrato particolarmente attivo nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, ricoprendo tra l’altro l’incarico di procuratore  della Repubblica a Palermo.

Ciotti

Luigi Ciotti

Luigi Ciotti, nato nel 1945, è un sacerdote da sempre attivo nel campo sociale: fra le altre iniziative, ha fondato il Gruppo Abele e l’Associazione Libera.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Luzzatto

Amos Luzzatto

Amos Luzzatto è nato a Roma nel 1928. Scrittore e saggista, è stato presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane dal 1998 al 2006.

Ramadan

Tariq Ramadan

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Voltaire

Voltaire

Voltaire (1694-1778) fu uno dei fondatori e degli animatori del movimento dell’Illuminismo, nonché romanziere, drammaturgo, poeta e saggista.

Versione demo

Contenuto disponibile nella versione completa.

Ok

Collegamento a un'altra lezione

Per cambiare lezione, cliccare sul tasto Vai alla lezione "".

Annulla Vai alla lezione ""

Che cos'è la legalità?

Chiudi×
link video per SiteSucker
LAB
TEMA