È il primo libro della Bibbia e il termine “genesi” significa “origine” o “generazione”. Il libro affronta i grandi problemi dell’esistenza: l’origine dell’universo e dell’uomo, il rapporto dell’uomo con Dio, il problema del bene e del male. La Genesi, nella prima parte, sviluppa il racconto della creazione (1,1-11), ponendo al centro la figura di Adamo con la sua discendenza fino al diluvio universale. Nella seconda parte, (11,27-50,26) presenta l’inizio della Storia della salvezza attraverso le figure dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe.
È il secondo libro della Bibbia. La parola “esodo” significa “uscita” e si riferisce alla partenza degli Ebrei dall’Egitto, dove erano schiavi, verso la terra promessa. Il libro si suddivide in tre parti: in Egitto, dove gli Ebrei oppressi vengono liberati da Dio (1,1-15,21); nel deserto, dove gli Ebrei guidati da Mosè si avviano verso il monte Sinai (15,22-18,27); al Sinai, dove Dio fa Alleanza con il suo popolo consegnando il Decalogo (19,1-40,38).
Il Levitico, terzo libro della Bibbia, indica il “Libro dei leviti” ossia il libro della tribù di Levi ed è una importante raccolta di leggi. Il tema principale del libro è il comportamento da tenere alla presenza di Dio e, poiché Dio è santo, anche il popolo dev’essere tale. Per questo motivo il sacerdozio dei leviti era importante: essi si dovevano prendere cura del culto, giudicare ciò che era puro o impuro, insegnare la legge.
Il Libro dei Numeri racconta il cammino del popolo d’Israele dalle pendici del monte Sinai fino alla terra promessa. In particolare, il Libro dei Numeri fa capire quanto sia faticoso per il popolo fidarsi di Dio e dei suoi rappresentanti.
Il Libro del Deuteronomio riprende con caratteristiche nuove la legge di Mosè. Esso si presenta come una grande predicazione, costituita dai discorsi che Mosè rivolge al popolo d’Israele, accampato alle steppe di Moab prima di iniziare la conquista della terra di Canaan.
Il Libro di Giosuè prende il nome non tanto dall’autore ma dal suo protagonista: il successore di Mosè. Questo libro narra la conquista della terra di Canaan, sottolineando che tutto è avvenuto grazie all’intervento di Dio. Esso è schematicamente suddiviso in tre parti: la conquista della terra promessa (1,1-12,24); la ripartizione della terra promessa (13,1-21,45); gli episodi conclusivi (22,1-24,33).
Il Libro dei Giudici descrive l’opera dei “giudici”: condottieri chiamati da Dio a intervenire in momenti di pericolo per difendere Israele dai popoli nemici. Il libro, dopo il racconto dell’insediamento nella terra di Canaan (1,1-2,5) e l’introduzione alla storia dei giudici (2,6-3,6), presenta i vari protagonisti. Il libro si caratterizza per la presenza continua del Signore Dio, che salva e giudica il suo popolo attraverso i giudici, che furono quattordici.
Il breve Libro di Rut narra la bella vicenda della giovane Rut, una straniera divenuta figlia di Israele. La storia infatti, ambientata nel periodo dei giudici, racconta la vicenda di Noemi che, lasciata Betlemme per sfuggire a una carestia, con la morte del marito e dei due figli si ritrova sola con le nuore. Ma quando Noemi decide di fare ritorno a Betlemme, viene seguita solo dalla nuora Rut, che poi sposerà il ricco proprietario terriero Booz.
Il Primo libro di Samuele presenta la storia di Samuele con particolare riferimento alla sua vocazione. Esso mette in evidenza l’importanza della figura di Samuele nel periodo di passaggio dall’epoca dei giudici a quella dei re. Il libro, inoltre, si sofferma soprattutto su Saul, primo re di Israele, e sul giovane Davide.
Il Secondo libro di Samuele, che è il seguito del Primo, narra le vicende relative al regno del re Davide, di cui presenta la fede ma anche i difetti. Il libro, però, affronta anche i fatti relativi ai re successori di Davide e ciò che emerge dai vari racconti è l’importanza di seguire la parola di Dio anche nell’esercizio del potere.
Il Primo libro dei Re racconta la storia della monarchia dagli ultimi tempi di Davide fino al re Salomone, nonché la divisione del regno e la venuta di Elia profeta. Le notizie riguardanti i singoli re sono accompagnate da discorsi che mettono in luce l’importanza del Dio unico per la salvezza di Israele.
Il Secondo libro dei Re, che è il seguito del Primo, racconta le tristi vicende degli ultimi re di Giuda e di Israele. All’inizio, però, si sofferma su due importanti figure: i profeti Elia ed Eliseo. Il libro presenta quindi la caduta del regno di Israele (721 avanti Cristo) e la caduta del regno di Giuda con la distruzione di Gerusalemme (586 avanti Cristo).
Il Primo libro delle Cronache ricapitola una parte della storia del popolo di Dio, con particolare riferimento al regno di Davide. Nel suo racconto si sofferma soprattutto sul senso religioso della storia, mettendo in risalto l’importanza di Dio come vero e unico sovrano, nonché la necessità di essere fedeli alla legge di Mosè.
Il Secondo libro delle Cronache, che è il seguito del Primo, procede con le vicende relative al re Salomone e alla costruzione del tempio, nonché con la storia dei successori di Salomone sul regno di Giuda, fino all’esilio in Babilonia. Il libro, come il Primo, mostra l’importanza di Dio come unico e vero Signore della storia.
Il Libro di Esdra è il racconto di un sacerdote giudeo di nome Esdra che, dopo il ritorno degli Ebrei dall’esilio in Babilonia, contribuisce a ristabilire la fede e il culto nel Dio di Israele. In particolare, il libro narra il ritorno in patria di Esdra assieme al popolo con la ricostruzione del tempio.
Il Libro di Neemia è appunto il racconto di Neemia: un funzionario del re di Persia che, divenuto governatore della Giudea, dà inizio alla ricostruzione di Gerusalemme e delle sue mura. Tuttavia, cuore del messaggio è l’osservanza della legge di Mosè come fonte di benedizione e di vita per tutto il popolo.
Il Libro di Tobia, che prende il nome da uno dei suoi protagonisti, presenta la storia di due famiglie giudee durante l’esilio in Babilonia. Essa testimonia lo spirito di fede e di amore tipici di un pio giudeo; una fede umile che, accogliendo la volontà di Dio, permette a Tobia di vincere il male.
Il Libro di Giuditta presenta la storia di una incredibile vittoria, ad opera appunto di Giuditta, contro il generale Oloferne dell’esercito di Nabucodònosor. Giuditta, una vedova ebrea che grazie alla sua fede e al suo coraggio salva la città tagliando la testa a Oloferne, diventa simbolo della potenza di Dio che salva.
Il Libro di Ester, ambientato in epoca persiana (538-333 avanti Cristo), prende il nome dalla sua protagonista: un’orfana ebrea che diviene regina di Persia. Il libro narra la rivincita contro Aman, un funzionario del re, che aveva complottato per far sterminare tutti gli Ebrei.
Il Primo libro dei Maccabei racconta la storia di tre fratelli ebrei: Giuda, Giònata e Simone, soprannominati “Maccabbei”, che lottarono per difendere il tempio e la legge di Mosè. Le vicende narrate coprono il periodo che va dal 175, inizio del regno di Antioco Epìfane, al 134, morte di Simone Maccabeo.
Il Secondo libro dei Maccabei non è la continuazione del Primo con il quale, infatti, è piuttosto discordante. Importante per conoscere la storia dell’ellenismo in Giudea e a Gerusalemme, il libro racconta la persecuzione del re Antioco Epìfane contro gli Ebrei, col martirio di sette fratelli e la rivolta di Giuda Maccabeo.
Il Libro di Giobbe, che prende il nome dal suo protagonista, è considerato uno dei capolavori della letteratura universale. Il libro narra le dolorose vicende di un uomo profondamente religioso, giusto e buono, il quale, dopo essere stato privato dei beni, dei figli e della salute, vede premiata la sua incrollabile fede.
Il Libro dei Salmi è una raccolta di 150 preghiere scritte in forma poetica, anticamente attribuite al re Davide. Queste preghiere erano utilizzate nella liturgia del tempio di Gerusalemme. Nei Salmi si incontrano inni di lode e di ringraziamento, lamentazioni o suppliche, ma ci sono anche Salmi che tengono viva la speranza nel Messia.
Il Libro dei Proverbi, anticamente attribuito al re Salomone, è un’ampia raccolta di massime, sentenze, insegnamenti ed esortazioni. Si tratta di una riflessione sull’esperienza quotidiana, sulla famiglia, sulla condizione dell’uomo e della donna, sui loro vizi e virtù, sul rapporto con Dio e con il prossimo.
Il Libro del Qoèlet, riflettendo sul senso della vita e sui limiti della condizione umana, offre all’uomo una sapiente risposta, soprattutto a colui che è in crisi di fede. È una riflessione cui fa spesso eco il ritornello «Vanità delle vanità: tutto è vanità». “Vanità”, nel suo significato originario, indica il “nulla” e il “vuoto”.
Il Cantico dei Cantici è un libro costituito da un insieme di poemetti i cui protagonisti, un giovane e una giovane, esprimono il loro amore in diverse situazioni: nella gioia dell’incontro, nella tristezza del separarsi, nella ricerca della persona amata. Sono canti d’amore umano che, tuttavia, richiamano l’amore di Dio per ogni persona.
Il Libro della Sapienza, una riflessione sull’agire di Dio e dell’uomo, è un testo che esorta l’uomo a cercare la sapienza che viene da Dio. In tal senso, presenta due particolari figure: il giusto, cioè l’uomo sapiente fedele a Dio da cui deriva la sua felicità, e l’empio, ovvero lo stolto infelice che non segue Dio ma gli idoli del mondo.
Il Libro del Siracide, un testo ricco di insegnamenti, abbraccia molti aspetti positivi e negativi della vita umana come l’amicizia, la morte, l’avarizia, il creato, la libertà, i figli, la salute, i viaggi, il lavoro ecc. Il libro presenta una visione serena del mondo e della vita, poiché sorretti dalla presenza di Dio e dalla sua provvidenza.
Il Libro di Isaia, il primo dei testi profetici, ha come destinatario il popolo d’Israele. Nella prima parte esorta i capi del popolo e i re ad avere maggior fede; nella seconda parla al popolo in esilio che, sfiduciato, dubita del Signore; nella terza si rivolge al popolo che, ritornato a Gerusalemme, affronta la ricostruzione politica e religiosa. Isaia, in particolare, annuncia la venuta del Messia: il Servo sofferente, ossia Gesù Cristo.
Il Libro di Geremia, oltre alle profezie, contiene anche racconti sulla sua vita. Per Geremia, la parola di Dio è come un fuoco interiore che gli impedisce di stare in silenzio. Egli annuncia il castigo al popolo peccatore e ribelle, ma anche il progetto divino di ristabilire il rapporto d’amore con Israele suo popolo.
Il Libro delle Lamentazioni, costituito da cinque poemi, esprime l’angoscia del popolo per la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi. Tuttavia, nel testo emerge la consapevolezza che all’origine di tutto il male subito c’è il peccato di Israele: l’infedeltà a Dio. Il lamento, quindi, diventa anche un invito alla conversione.
Il Libro di Ezechiele, sacerdote di Gerusalemme deportato in Babilonia, è un testo che, oltre a invitare gli Israeliti deportati a ravvedersi, si caratterizza per le grandi visioni del profeta. Il libro contiene giudizi contro Giuda, giudizi contro le nazioni, ma anche promesse di salvezza con la visione di un nuovo tempio.
Il Libro di Daniele venne scritto per gli Ebrei che, sottoposti alla persecuzione del re di Siria, spesso erano costretti a rinnegare la propria fede. Il libro presenta le vicende di alcuni giovani ebrei in esilio in Babilonia e anche alcune visioni profetiche. Daniele richiama il popolo alla speranza e a rimanere saldo nella fede in Dio.
Il Libro di Osea mette in risalto l’infedeltà del popolo, che ha dimenticato e tradito il suo Dio. Il profeta si scaglia contro la confusione religiosa del suo tempo: molti accostavano gli idoli al Dio unico. Tuttavia, l’originalità del testo sta nel presentare il rapporto nuziale, per descrivere la relazione fra Dio e il suo popolo.
Il Libro di Gioele ha come tema centrale il “giorno del Signore”: giorno in cui Dio visita il suo popolo e ne constata le colpe. È questo un giorno di castigo che ha, però, l’obiettivo della conversione. Pertanto, il giorno del Signore è anche il momento in cui Dio dona il suo Spirito: il giorno in cui il Signore porta la sua salvezza.
Il Libro di Amos è un testo in cui il profeta annuncia alle nazioni e a Israele l’inevitabile castigo di Dio. Il profeta si scaglia contro l’ingiustizia che domina i rapporti umani, sia all’interno di Israele, sia nei rapporti tra le nazioni. Tuttavia il libro si conclude con parole di speranza: Dio salverà il suo popolo e ristabilirà la casa di Davide.
Il Libro di Abdia, il più breve di tutto l’Antico Testamento, ha un solo capitolo e si presenta come una visione. È un testo rivolto contro i nemici d’Israele il quale, avendo già subito il castigo per i suoi peccati, attende ora il castigo dei suoi oppressori, in modo che sia ristabilita la giustizia. È quindi un messaggio di speranza per Israele.
Il Libro di Giona, a differenza degli altri libri profetici, è un racconto che ha per protagonista il profeta stesso, ossia Giona che si oppone alla missione affidatagli da Dio. Tuttavia, quando si ravvede e si accorge del suo errore, riconosce che l’amore e la misericordia di Dio non è solo per Israele ma per tutti i popoli.
Il Libro di Michea alterna parole di minaccia e denuncia a parole di consolazione e a promesse. Il libro può essere suddiviso in quattro parti: il peccato della casa di Giacobbe e dei suoi capi; la restaurazione di Sion e la venuta del Messia; la denuncia dell’ingiustizia e della corruzione; il perdono divino e la nuova gloria di Israele.
Il Libro di Naum è un testo che presenta una serie di profezie contro Ninive, capitale dell’Assiria. Il libro ribadisce che tutte le nazioni sono sottomesse al potere di Dio. Pertanto, proprio per la pretesa di sostituirsi a Dio nel dominio del mondo, l’Assiria è colpita dal castigo.
Il Libro di Abacuc è un dialogo con Dio, nel quale il profeta chiede a Dio come possa permettere al malvagio di prosperare. Ma ecco la risposta di Dio: il giusto vivrà, mentre l’empio dovrà soccombere. Quindi, su questa certezza, il profeta annuncia la rovina dei malvagi, inneggiando a Dio che salva il suo popolo.
Il Libro di Sofonia contiene parole di giudizio contro Israele e le nazioni, ma anche promesse di salvezza. Il profeta afferma con certezza che Dio interviene nella storia degli uomini: non si può assolutamente pensare che Dio sia lontano e indifferente. Tuttavia, la salvezza da lui annunciata è “per un popolo umile e povero”.
Il Libro di Aggeo contiene la predicazione del profeta che sprona gli Ebrei, ritornati dall’esilio, alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Aggeo considera i mali che colpiscono il popolo un segno del suo allontanamento da Dio, quindi richiama alla fiducia in Dio e nelle sue promesse.
Il Libro di Zaccaria si suddivide in due parti. Nella prima parte si rivolge agli Ebrei rientrati dall’esilio, invitandoli alla conversione e alla riedificazione del tempio. Nella seconda parte annuncia la venuta del Messia, il cui regno di giustizia e di pace porterà alla restaurazione di Gerusalemme in tutto il suo splendore.
Il Libro di Malachia è un testo in cui il profeta si rivolge agli Ebrei ritornati dall’esilio, nel periodo in cui il tempio di Gerusalemme è già ricostruito e la comunità inizia a riorganizzarsi. Malachia, riaffermando la grandezza dell’amore di Dio, cerca di scuotere il popolo richiamandolo a tenere fede alla proprie tradizioni.
Il Vangelo secondo Matteo, scritto tra l’80 e il 90 d.C., si apre con l’infanzia di Gesù e i fatti che precedono la sua vita pubblica. La parte centrale riguarda invece l’annuncio del regno di Dio, mentre la parte finale si riferisce all’evento pasquale. Matteo nel suo Vangelo presenta Gesù come colui che porta a compimento la storia di Israele. Egli è il Maestro che annuncia il regno di Dio, colui che, chiamando i discepoli, dà inizio alla Chiesa; colui che con la sua morte e resurrezione si manifesta come il Messia annunciato dai Profeti.
Il Vangelo secondo Marco, scritto tra il 60 e il 70 d.C., ha come finalità la presentazione dell’identità di Gesù: il Cristo, Figlio di Dio. Marco riferisce parole e fatti relativi all’attività di Gesù seguendo uno schema geografico: parte dalla Galilea, dove Gesù svolge gran parte della sua missione, giungendo a Gerusalemme, dove Gesù muore e risorge. Marco compone il suo Vangelo per fedeli di origine pagana e, in particolare, per i cristiani di Roma. Ad essi presenta Gesù come il Messia, che nella morte e resurrezione è riconosciuto come Figlio di Dio.
Il Vangelo secondo Luca offre un contributo tutto originale intorno alla figura di Gesù. L’evangelista, infatti, approfondisce il mistero di Cristo riferendo nuovi episodi sulla sua infanzia, ma soprattutto accosta la figura di Gesù alla storia della Chiesa. Questo Vangelo costituisce quindi la prima parte di un’opera unitaria che comprende Vangelo e Atti degli Apostoli, ambedue scritti da Luca con lo stesso stile. La data di composizione del Vangelo di Luca probabilmente risale intorno agli anni 80 d.C.
Il Vangelo di Giovanni narra gli avvenimenti più importanti della vita di Gesù, attraverso un percorso diverso rispetto agli altri vangeli. In questo Vangelo il periodo della vita pubblica di Gesù dura oltre due anni e i suoi viaggi dalla Galilea a Gerusalemme avvengono varie volte; i miracoli narrati, per lo più, sono diversi; infine, nel presentare la missione di Gesù, sottolinea la sua unione con il Padre. Il Vangelo di Giovanni sembra sia stato scritto durante la vecchiaia avanzata dell’apostolo, verso il 100 d.C.
l Libro degli Atti è stato scritto da Luca, lo stesso autore del terzo Vangelo, verso gli anni 80 dopo Cristo. Si tratta di un racconto incentrato sull’attività degli apostoli e sulla vita delle prime comunità cristiane, sorte tra il 30 e il 60, tuttavia la seconda parte del testo è dedicata all’opera di Paolo, l’apostolo delle genti. Luca, attraverso le vicende dei singoli personaggi, intende far conoscere i contenuti e il metodo della predicazione missionaria, gli interventi dello Spirito Santo, la potenza del nome di Gesù, la fede dei credenti e la diffusione della Chiesa.
La Lettera ai Romani, composta intorno al 57 dopo Cristo, è stata scritta con ogni probabilità a Corinto. Essa è indirizzata ai cristiani residenti a Roma. Nella capitale dell’Impero il cristianesimo è giunto presumibilmente verso la fine degli anni trenta e, quando Paolo scrive la sua lettera, la Chiesa di Roma è già una comunità ben consolidata. Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, sottolinea la gratuità della salvezza e la necessità di una fede che diventi, con l’aiuto dello Spirito, una risposta d’amore.
La Prima lettera ai Corinzi, fu scritta intorno all’anno 55 mentre Paolo si trovava ad Efeso. Corinto era città cosmopolita e grande centro commerciale, famosa per il tempio di Afrodite e per la proverbiale corruzione. I destinatari della lettera erano passati dal paganesimo alla fede in Cristo qualche anno prima, grazie alla predicazione di Paolo. La lettera contiene una serie di risposte ai vari problemi della comunità, mettendo sempre al centro il ruolo fondamentale di Gesù Cristo, crocifisso e risorto.
La Seconda lettera ai Corinzi, scritta intorno al 56 dopo Cristo, intende riportare la pace nella comunità di Corinto, turbata dall’atteggiamento ostile di alcuni nei confronti di Paolo. Dopo aver pregato, Paolo risponde alle accuse che gli sono state rivolte, sottolineando la grandezza del compito affidatogli quale ambasciatore di Cristo, quindi supplica i Corinzi: «Lasciatevi riconciliare con Dio». È una lettera appassionata nella quale l’apostolo Paolo, mentre esorta e insegna, si difende, rimprovera e supplica.
La Lettera ai Galati, scritta intorno all’anno 57, si rivolge alle comunità della Galazia in Asia Minore. Paolo intende riaffermare la verità di Cristo e l’autentica dottrina del Vangelo di fronte al tentativo del mondo giudaico di riproporre la legge antica. Pertanto, Paolo esorta i Gàlati a vivere secondo lo Spirito di Gesù e non secondo le tradizioni giudaiche.
La Lettera agli Efesini, una delle cosiddette “lettere della prigionia”, pare sia stata scritta a Roma tra il 61 e il 63. Paolo scrive ai cristiani di Efeso, nonché a quelli delle città vicine, la cui fede è ancora influenzata dalla mentalità pagana. Questa lettera può essere divisa in due parti: la prima delinea il progetto di Dio, che porta agli uomini la salvezza di Cristo; la seconda è un invito a rendere testimonianza della propria fede, soprattutto nei rapporti familiari e sociali.
La Lettera ai Filippesi pare sia stata scritta verso la metà degli anni 50 a Efeso oppure, secondo altri, verso gli anni 61-62 a Roma. Comunque sia, Paolo scrive dal carcere dove continua ad annunciare il Vangelo. In questa lettera Paolo manifesta il suo affetto ai cristiani di Filippi (allora città della Macedonia, oggi Grecia): un sentimento pienamente corrisposto. In tale contesto, l’apostolo ricorda la sua totale appartenenza a Cristo e invita a un impegno sempre maggiore nella imitazione di Cristo, modello di obbedienza al Padre.
La Lettera ai Colossesi, gli abitanti della città di Colosse in Asia Minore, è una risposta a coloro che mettono in discussione il primato di Cristo. Paolo ribadisce quindi la centralità di Cristo, che è al di sopra di tutto e di tutti, esortando i cristiani a una vita coerente con la fede da essi professata.
La Prima lettera ai Tessalonicesi, gli abitanti di Tessalonica cioè l’attuale Salonicco in Grecia, documenta la prima evangelizzazione di Paolo tra i pagani. In questa lettera Paolo annuncia che tutti, vivi e morti, sono in attesa del ritorno del Signore. In tal senso, invita a essere sempre “svegli” poiché il Signore verrà improvvisamente.
La Seconda lettera ai Tessalonicesi riprende e sviluppa alcuni temi della lettera precedente, in particolare quello della venuta del Signore Gesù. Tuttavia, nell’attesa del Signore, Paolo esorta i cristiani di Tessalonica a restare saldi nella fede senza venir meno agli impegni di ogni giorno.
La Prima lettera a Timoteo, un discepolo e collaboratore di Paolo ora vescovo di Efeso, ha come tema la guida della Chiesa. Paolo, pertanto, invita Timoteo a difendere la verità del Vangelo di fronte ai falsi maestri, a educare i cristiani alla preghiera e alle opere buone, nonché a scegliere con prudenza i capi delle varie Chiese.
La Seconda lettera a Timoteo, il testamento spirituale di Paolo, è stata scritta mentre si trova in carcere in attesa di condanna. L’apostolo afferma di aver condotto la buona battaglia e di essere vicino a ricevere da Dio il giusto premio, ma nutre anche una certa preoccupazione per il futuro della Chiesa.
La Lettera a Tito, un discepolo e collaboratore di Paolo poi vescovo di Creta, è simile nei temi alle due lettere inviate a Timoteo. Tuttavia, in questa lettera l’apostolo sottolinea i doveri di coloro che sono chiamati alla guida delle comunità. Paolo, infatti, esorta costoro a tenere sempre un atteggiamento esemplare e a essere i primi nelle opere buone.
La Lettera a Filèmone, un ricco signore di Colosse divenuto cristiano insieme alla sua famiglia grazie alla predicazione di Paolo, è una lettera in cui l’apostolo prega Filèmone di non punire lo schiavo fuggito, ma di riaccoglierlo come fratello nel Signore.
La Lettera agli Ebrei è un’esortazione rivolta ai cristiani di origine ebraica in difficoltà. L’autore della lettera presenta Gesù Cristo, Figlio di Dio, come il sommo sacerdote della nuova alleanza promessa dai profeti. È una lettera che invita alla fiducia e alla perseveranza, presentando molti esempi tratti dall’Antico Testamento.
La Lettera di Giacomo, l’apostolo capo della comunità di Gerusalemme, è un insieme di raccomandazioni sulla fede e le opere di carità. Il tema centrale è quello della vera sapienza che viene da Dio: la sapienza capace di ispirare il comportamento dei cristiani.
La Prima lettera di Pietro, indirizzata ai cristiani dell’Asia Minore, esorta a riflettere sul senso della vita cristiana. In particolare intende aiutare a superare la prova della persecuzione: non solo quella promossa dallo Stato, ma anche quella quotidiana che i cristiani subiscono nel loro ambiente.
La Seconda lettera di Pietro, indirizzata come la Prima ai cristiani dell’Asia Minore, rimprovera i falsi maestri ed esorta i cristiani a perseverare nella fede. In tal senso, raccomanda di coltivare la speranza nella promessa di «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia».
La Prima lettera di Giovanni insegna ai cristiani che Dio è luce, è giusto, è amore, quindi, detta le condizioni da osservare per avere la comunione con Dio e la gioia. In tal senso richiama la necessità di evitare il peccato, vivendo nella retta dottrina e praticando il comandamento dell’amore.
La Seconda lettera di Giovanni invita a camminare nella verità, riaffermando il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo. Quindi raccomanda di evitare i falsi maestri: gli ingannatori che predicano una dottrina errata sull’incarnazione di Gesù Cristo.
La Terza lettera di Giovanni, davvero brevissima, è un testo che interviene nel vissuto di una comunità alle prese con problemi di natura pratica. In tal senso distribuisce elogi a chi cammina nella verità e nella carità, mentre rimprovera chi sparla e divide la comunità.
La Lettera di Giuda Taddeo, il cui autore si dichiara “servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo”, invita i cristiani a essere fedeli al Vangelo. In particolare, esorta a guardarsi dai falsi maestri che, non riconoscendo la signoria di Cristo, giustificano ogni sorta di immoralità.
Il libro dell’Apocalisse, scritto dall’apostolo Giovanni verso la fine del I secolo, all’inizio si rivolge alle sette Chiese dell’Asia Minore, mettendone in evidenza pregi e difetti. Quindi, servendosi dei simboli, descrive i tentativi delle forze del male per annullare i progetti di Dio. Ma mostra soprattutto come la vittoria dell’Agnello, quella ottenuta da Gesù con la sua resurrezione, offre alla Chiesa l’assicurazione della vittoria finale contro il male.