INSIEME AL GIORDANO - VOLUME 3
UNITÀ 1 - ADOLESCENZA: ETÀ DI CRESCITA
  
           


COSIMO


La storia di Cosimo può essere interpretata simbolicamente come la vicenda di chi non desidera adeguarsi agli stili di vita un po’ fasulli imposti dalle abitudini e dalle mode. Cosimo è un ragazzo di dodici anni che decide di salire su un albero perché…

Il 15 di giugno del 1767 Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello,1 sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce2 del parco. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: – Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. […]
Da pochi mesi, Cosimo avendo compiuto i dodici anni ed io gli otto, eravamo stati ammessi allo stesso desco3 dei nostri genitori; ossia, io avevo beneficiato della stessa promozione di mio fratello prima del tempo, perché non vollero lasciarmi di là a mangiare da solo. Dico beneficiato così per dire: in realtà sia per Cosimo che per me era finita la cuccagna, e rimpiangevamo i desinari4 nella nostra stanzetta, noi due soli con l’Abate Fauchelafieur.5
– E allora? – disse nostro padre a Cosimo.
– No, e poi no! – fece Cosimo, e respinse il piatto.
– Via da questa tavola!
Ma già Cosimo aveva voltato le spalle a tutti noi e stava uscendo dalla sala.
– Dove vai? – Lo vedevamo dalla porta a vetri mentre nel vestibolo prendeva il suo tricorno6 e il suo spadino.7
– Lo so io! – Corse in giardino. Di lì a poco, dalle finestre, lo vedemmo che s’arrampicava su per l’elce. Era vestito e acconciato con grande proprietà, come nostro padre voleva venisse a tavola, nonostante i suoi dodici anni […]. Così egli saliva per il nodoso albero, muovendo braccia e gambe per i rami con la sicurezza e la rapidità che gli venivano dalla lunga pratica fatta insieme. Trovai quindi naturale che il primo pensiero di Cosimo, a quell’ingiusto accanirsi contro di lui, fosse stato d’arrampicarsi sull’elce, albero a noi familiare, e che protendendo i rami all’altezza delle finestre della sala, imponeva il suo contegno sdegnoso e offeso alla vista di tutta la famiglia.
– Vorsicht! Vorsicht!8 Ora casca, poverino! – esclamò piena d’ansia nostra madre, che ci avrebbe visto volentieri alla carica sotto le cannonate, ma intanto stava in pena per ogni nostro gioco. Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calcato sulla fronte. Nostro padre si sporse dal davanzale. – Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! – gli gridò.
– Non cambierò mai idea, – fece mio fratello dal ramo.
– Ti farò vedere io, appena scendi!
– E io non scenderò più! – E mantenne la parola.
[Cosimo, determinato nella sua decisione, gradualmente organizza la vita sugli alberi].

(ridotto e adattato)
Italo Calvino, Il barone rampante, Mondadori

NOTE
1 mio fratello: è Biagio, fratello minore del protagonista, che racconta come testimone diretto le avventure di Cosimo.
2 elce: leccio, albero sempreverde.
3 desco: tavola.
4 desinari: pasti.
5 Abate Fauchelafieur: sacerdote che fa da istitutore ai due ragazzi.
6 Tricorno: cappello a tre punte, di moda nel Settecento.
7 Spadino: piccola spada portata per prestigio, ma non affilata.
8 Vorsicht!: attento in tedesco.


           
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