La catena montuosa del Gran Sasso d’Italia, la cui cima più alta raggiunge i 2912 m, è la più elevata dell’Appennino.
Essa rappresenta il prodotto dell’azione delle forze endogene che hanno sollevato e deformato le rocce sedimentarie di origine marina di età compresa tra 170 e 30 milioni di anni.
Sul fianco sud-orientale della dorsale del Gran Sasso si trova l’altopiano di Campo Imperatore, meta di questo itinerario, dove è possibile osservare le deformazioni prodotte sulle rocce dall’azione degli sforzi tettonici e le forme generate dall’azione dei ghiacciai in tempi recenti.
Campo Imperatore è uno dei più vasti altopiani del nostro Paese (18 km in lunghezza e 8 km in larghezza) e si trova a un’altitudine compresa tra i 1460 m e i 2138 m.
L’itinerario propone la salita, lungo il sentiero Italia, verso Vado di Corno, il colle che separa Campo Imperatore dal versante della catena del Gran Sasso che degrada verso Teramo. Da Vado di Corno, si prosegue salendo lungo il sentiero del Centenario, sulle pendici del Monte Aquila.
Campo Imperatore è raggiungibile in auto dall’autostrada L’Aquila-Teramo, uscendo ad Assergi. La salita verso l’altopiano costeggia il fianco occidentale della catena del Gran Sasso, costituito da una serie di rilievi di rocce carbonatiche alternati a valli. Si tratta delle tipiche conche intermontane dell’Appennino abruzzese.
Osservando la piana di Campo Imperatore da ovest verso est, si riconoscono le Coppe di Santo Stefano: si tratta di morene frontali, derivate dall’accumulo del materiale, depositato dai ghiacciai, che nel Pleistocene occupavano la parte occidentale dell’altopiano.
Il margine meridionale dell’altopiano di Campo Imperatore è costituito dai Monti della Scindarella, dove si riconoscono alcuni circhi glaciali, che corrispondono alle zone di accumulo della neve e del ghiaccio: da qui scendevano le lingue glaciali che hanno dato origine alle morene delle Coppe di Santo Stefano.
Il profilo trasversale della Catena del Gran Sasso è asimmetrico:
Nella foto, veduta della catena del Gran Sasso dalle pendici del Monte Aquila.
Nella parte sommitale del versante settentrionale della catena del Gran Sasso si riconoscono le rocce dolomitiche del Monte Prena, sovrapposte a una successione di rocce calcaree piegate.
Dettaglio delle rocce calcaree piegate del Monte Prena, versante settentrionale della catena del Gran Sasso.
La stessa sovrapposizione di rocce si può osservare voltandosi di 180° in direzione dell’imponente parete rocciosa del Gran Sasso. Il paretone è formato anch’esso da rocce dolomitiche che poggiano su rocce calcaree, separate da piani di sovrascorrimento.
Il contatto tra la catena del Gran Sasso e l’altopiano di Campo Imperatore è costituito da una faglia diretta (faglia di distensione), che interessa rocce dolomitiche e sedimenti quaternari.
Nella foto, è possibile osservare come la faglia dislochi le rocce dolomitiche bianche dell’unità di Vado di Corno (nella foto, a sinistra) rispetto ai materiali detritici dell’altopiano (nella foto, a destra).
A causa del dislocamento delle rocce da parte della faglia diretta, l’altopiano di Campo Imperatore può essere considerato una depressione tettonica, una vera e propria fossa tettonica, detta semigraben.
In prossimità di Vado di Corno, le rocce dolomitiche appaiono fratturate.
Continuando a scendere verso Campo Imperatore in direzione est-sud-est si raggiunge il raccordo tra la piana e il versante montuoso. Alla base del versante, è possibile osservare da vicino il contatto per faglia tra le dolomie bianche dell’unità di Vado di Corno e i materiali detritici dell’altopiano.
Avvicinandosi al piano di faglia, si osserva come la struttura delle rocce sia stata trasformata dall’azione delle forze che hanno agito durante il dislocamento.
In particolare, il blocco roccioso che ha subito un innalzamento rispetto alla posizione originale (tetto), è formato da rocce dolomitiche bianche attraversate da fratture riempite da sedimento fine di colore grigio. Ciò significa che l’attrito ha disgregato la roccia originaria e che i detriti sono stati in seguito cementati.
Il blocco roccioso che ha subito un abbassamento rispetto alla posizione originale (letto) presenta invece una foliazione, tipica delle rocce sottoposte a pressione orientata, caratterizzata da bande di minerali chiari alternate a bande di colore scuro, con piani talora ondulati e ripiegati.
Scendendo da Campo Imperatore fino alle Coppe di Santo Stefano e prendendo il bivio verso Castel Del Monte, ci si trova di fronte a un paesaggio molto interessante. In questo tratto l’altopiano mostra tutta la sua bellezza: dalla catena del Gran Sasso scendono imponenti conoidi, che raccolgono le acque dalle incisioni della catena e le convogliano verso il fondo della depressione. Il settore più a valle delle conoidi è tagliato da faglie, e questo documenta l’attività tettonica di quest’area anche in tempi recenti.
Campo Imperatore si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. È possibile contattare l’ente parco per organizzare escursioni, o partecipare a laboratori di educazione ambientale.
Itinerario realizzato con la collaborazione di:
Andrea Festa, Marco Giardino
Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Torino