Lipari è un’isola vulcanica costituita da rilievi e valli che scendono verso il mare. La costa è alta e rocciosa nel settore occidentale, mentre lungo il versante orientale si trovano spiagge di sabbia, ghiaia e ciottoli.
L’edificio vulcanico si eleva da 1000 m circa sotto il livello del mare e raggiunge l’altitudine di 602 m s.l.m. con la cima del Monte Chirica. Con una superficie di circa 38 km2, l’isola di Lipari è la più grande dell’arcipelago delle Eolie.
Lipari è un’isola giovane dal punto di vista geologico: le rocce che testimoniano le eruzioni più antiche sono datate 223 000 anni, mentre l’ultima eruzione risale a circa 1300 anni fa, per cui l’isola vulcanica è considerata attiva.
Attualmente le uniche manifestazioni di attività vulcanica sono fumarole di bassa temperatura (80-90 °C) e sorgenti termali.
L’itinerario propone la visita degli affioramenti di pomici e ossidiane che si trovano nel settore nord-orientale dell’isola.
Nella storia geologica di Lipari si distinguono due principali stadi di attività vulcanica, lo stadio pre-erosivo e lo stadio post-erosivo, durante i quali il magma passa da una composizione femica a una sialica. I due stadi di attività sono separati da un periodo di inattività vulcanica (stadio erosivo).
Nella foto, la cava di Pomice abbandonata a Porticello.
L’itinerario prevede la visita del settore nord-orientale dell’isola, raggiungibile sia via terra sia via mare. I principali luoghi d’interesse sono:
L’ultima fase di attività vulcanica a Lipari risale a circa 1300 anni fa ed è caratterizzata da eruzioni esplosive che hanno dato origine al Monte Pilato, un cono di pomici a composizione riolitica.
L’attività vulcanica si è conclusa con l’effusione della colata di ossidiana delle Rocche Rosse.
Nella foto, veduta aerea del cono di pomici del Monte Pilato. Dal cratere si estende verso il mare la colata di ossidiana, ai lati della quale affiorano le pomici.
Sui fianchi del Monte Pilato sono state operative le cave di pomice fino al 2005. La pomice è una roccia utilizzata sia come abrasivo nelle lavorazioni industriali, sia come isolante nelle costruzioni. Attualmente le cave sono dismesse e la vegetazione sta colonizzando i versanti.
Nella foto, le cave di pomice sul versante di Porticello. Il lungo pontile serviva per l’attracco delle navi che trasportavano la roccia.
Le pomici riolitiche del Monte Pilato derivano da una serie di eruzioni successive di tipo esplosivo. Sul fronte di cava è possibile osservare, infatti, la stratificazione delle pomici.
La struttura vetrosa e vacuolare delle rocce testimonia che il raffreddamento della lava e l’espulsione dei gas sono avvenuti in superficie e molto rapidamente.
Nella foto, il versante occidentale del Monte Pilato.
Le spiagge della costa nord-orientale sono costituite in prevalenza da arenaria mista a pomice, facilmente distinguibile per il colore bianco, ma è possibile trovare anche ciottoli di ossidiana nera. In passato, gli scarti di lavorazione delle cave di pomice formavano una battigia bianca.
Nella foto, la Spiaggia Bianca, raggiungibile a piedi dal paese di Canneto. Sullo sfondo, la scura falesia di ossidiana. Proseguendo verso nord si trova la spiaggia della Papesca, da cui si raggiungono tramite un sentiero le cave di pomice.
La pomice è una roccia magmatica effusiva con struttura vetrosa e deriva da magmi con composizione sialica e un elevato contenuto di gas. La sua caratteristica principale è l’elevata porosità: i vacuoli possono occupare fino al 90% del volume della roccia, che è l’unica a galleggiare sull’acqua.
L’ultima testimonianza di attività vulcanica a Lipari è l’effusione della colata di ossidiana delle Rocche Rosse, che raggiunge uno spessore di circa 20 m. Tale colata, dopo aver distrutto la parete settentrionale del cratere del Monte Pilato, raggiunse il mare a est di Acquacalda. Nella foto, ossidiana presso Punta della Castagna.
Sulla spiaggia di Acquacalda è possibile osservare particolari affioramenti di ossidiana simili a pinnacoli. La struttura “contorta” di queste rocce testimonia la difficoltà del magma a fluire a causa della sua elevata viscosità. Il colore rosso della superficie della roccia è dovuto a fenomeni di ossidazione.
La spiaggia di Acquacalda, a nord, è costituita in prevalenza da ciottoli di ossidiana. Qualche frammento di pomice giunge fin qui dagli affioramenti sovrastanti o trasportato dal moto ondoso. La spiaggia è raggiungibile a piedi dall’omonimo centro abitato.
La strada provinciale che porta all’abitato di Acquacalda taglia e attraversa la colata di ossidiana delle Rocche Rosse. I punti in cui ci si può avvicinare per osservare gli affioramenti di ossidiana sono numerosi.
L’ossidiana è una roccia effusiva con struttura vetrosa, derivata dal rapido raffreddamento di un magma povero di elementi gassosi. Quando non sono presenti le patine di ossidazione, l’ossidiana è nera traslucida, come nel caso della fotografia (Punta della Castagna).
L’ossidiana viene usata sia per realizzare gioielli sia per produrre la lana di roccia, un materiale isolante usato in edilizia. Lipari è uno dei principali centri di estrazione in Italia.
Durante l’età della pietra l’ossidiana veniva utilizzata per ottenere oggetti appuntiti (punte di frecce, rasoi, coltelli ecc.) poiché, grazie alla frattura concoide, può formare frammenti dai margini molto taglienti.
Nella foto, manufatti di ossidiana di Lipari trovati in siti neolitici in Abruzzo, Basilicata, Toscana e Puglia, che testimoniano che già in epoca preistorica l’ossidiana era esportata dall’isola.
Lipari è la più grande delle sette isole Eolie, che sono tutte di origine vulcanica e sono associate ad altri vulcani sottomarini con i quali formano un arco vulcanico lungo circa 200 km.
Nel 2000 le isole Eolie sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO con la seguente motivazione: le isole Eolie costituiscono una testimonianza straordinaria dal punto di vista della morfologia e dei fenomeni vulcanici. Studiate almeno dal XVIII secolo, le isole hanno fornito esempi di due tipi di eruzione (vulcaniana e stromboliana) e rappresentano uno stimolo per le ricerche dei geologi da oltre 200 anni. Ancora oggi l’arcipelago continua ad arricchire le conoscenze di vulcanologia.
Le isole Eolie fanno parte di un sistema arco-fossa, risultato della collisione tra la zolla africana e la zolla euroasiatica. Il piano di subduzione dell’arco eoliano si trova lungo il margine ionico della Calabria.
L’arcipelago si trova nel settore meridionale del Mar Tirreno, bacino caratterizzato da una morfologia complessa, costituita da una piana abissale circondata da sistemi orogenetici in parte emersi. In quest’area coesistono zone di distensione (i bacini di Vavilov e Marsili) e zone di compressione (l’arco calabro-peloritano).
Il disegno illustra la sezione sudest-nordovest attraverso Calabria, arco delle Eolie e piana abissale tirrenica. La distribuzione degli ipocentri dei terremoti evidenzia l’inclinazione del piano di subduzione della zolla africana sotto la zolla euroasiatica. Tale inclinazione giustifica la varietà della composizione chimica dei magmi che hanno dato origine alle rocce presenti lungo l’arco eoliano.
L’immersione quasi verticale della zolla implica la risalita di magmi provenienti da diverse profondità, con conseguente effusione di lave con una composizione chimica differente da vulcani vicini tra loro.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, la presenza di vulcani attivi e la posizione geografica delle isole Eolie motivarono lo sviluppo di una rete locale per il monitoraggio vulcanico e la registrazione dei relativi microsismi.
Oggi la rete sismica delle isole Eolie fa parte della rete sismica permanente della Sicilia orientale, costituita da circa 90 stazioni.
Il quaderno di geofisica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) illustra la storia e gli sviluppi di questa rete.
Per ulteriori informazioni sull’isola di Lipari e sull’arcipelago delle Eolie, si può visitare il Museo Archeologico Eoliano, che è diviso in sei sezioni tematiche, di cui una è dedicata alla vulcanologia. Le sezioni documentano e illustrano lo sviluppo delle civiltà che si sono insediate nell’arcipelago dalla preistoria all’età moderna.
Per organizzare escursioni naturalistiche e geologiche alle isole Eolie, si può contattare il Dott. Andrea Caretto (cell. +39 3383721045).
Itinerario realizzato con la collaborazione di:
Elena Zanella, Marco Tonon
Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Torino
Fabrizio Maia
Professore presso Liceo Scientifico Copernico di Torino