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1° di Tishri

Ro’sh ha-shanah significa “primo giorno dell’anno”. Nella tradizione ebraica il capodanno non corrisponde al primo gennaio e ha un significato e un carattere diversi da quelli che normalmente si attribuiscono all’inizio dell’anno civile.

Questa celebrazione trova la sua origine nella tradizione biblica e cade 162 giorni dopo il primo dei giorni di Pesah. L’anno inizia generalmente a settembre o nei primi giorni di ottobre del nostro calendario.

Nel Levitico (23, 24) si legge: «Sarà per voi riposo assoluto, un memoriale celebrato a suon di tromba». Per Ro’sh ha-shanah vige l’obbligo del riposo e ne viene annunciato l’inizio col suono dello shofar, un corno di montone o stambecco nel quale l’ufficiante della festa soffia a più riprese.

L’inizio dell’anno assume un significato profondamente spirituale. È considerato un giorno di riflessione e di rinnovamento interiore. Gli ebrei religiosi si recano in sinagoga per la preghiera, la meditazione e le benedizioni speciali.

Si tiene un pranzo di festa in famiglia. È consuetudine iniziare il pasto con un pezzo di mela intinta nel miele come augurio affinché l’anno che sta per cominciare sia clemente.

La tavola viene imbandita da cibi che sono considerati simboli caratterizzanti di questa ricorrenza:
un calice di vino poiché la vite è ritenuta un frutto sacro,
le candele, simbolo di luce, rinnovamento e unione con Dio,
il melograno, emblema di prosperità e fecondità,
il pane intrecciato che simboleggia l’unione della famiglia,
doni e cibi dolci.

Dopo la festa di capodanno seguono dieci giorni di riflessione e riesame spirituale che terminano con il giorno di Kippur, il giorno del pentimento, della purificazione. Bisogna fermarsi e riflettere sulla propria vita.