Manierismo e crisi del Rinascimento
POGGIO A CAIANO (Toscana)
Villa Medicea, Villa Ambra
Pontormo, Vertunno e Pomona, 1519-1521.
Affresco.
La Villa di Poggio a Caiano è uno degli esempi più significativi di dimora signorile di campagna. Fu commissionata nel 1470 da Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo. Il committente fece affrescare gli interni da artisti come Filippino Lippi, Andrea del Sarto e Pontormo.
L’affresco situato nella lunetta del salone centrale della villa rappresenta a sinistra Vertunno, con una cesta, e a destra Pomona, con una falce, personaggi mitologici, amanti, protettori della vegetazione e degli alberi da frutto, qui rappresentati su un muro e circondati da fronde.
I personaggi indossano abiti da contadini; il mito è dunque trasferito in un'atmosfera popolare e rustica e ricondotto alla rappresentazione del riposo di un gruppo di campagnoli durante un assolato giorno di festa.
Al centro della lunetta si apre una finestra a oculo, fonte di illuminazione per la sala, attorno alla quale il pittore disegnò fronde di alloro simmetriche e quattro putti.
In alto, al centro è posto un cartiglio con un’iscrizione, tratta dalle Georgiche di Virgilio, dove vengono invocati gli dei e le dee protettori dei campi: diique deaeque quibus arva tueri.
FONTANELLATO (Emilia-Romagna)
Rocca Sanvitale
Parmigianino, Storie di Diana e Atteone, particolare, 1524-1525.
Ciclo di affreschi.
Al piano terreno, nel medievale castello di Fontanellato, c’è una splendida saletta con la volta, affrescata con le storie della dea Diana e del pastore Atteone, di cui scrisse Ovidio nelle Metamorfosi.
Il pastore, per aver scorto Diana durante il bagno, viene da questa mutato in cervo.
Il virtuosismo del Parmigianino si nota nei putti, collocati nello spazio tra le lunette, nella patetica scena dei cani di Atteone, che feriscono e uccidono il cervo, in realtà loro padrone.
MANTOVA (Lombardia)
Palazzo Te
1525-1534.
Giulio Romano, allievo di Raffaello, progetta il grandioso Palazzo Te, a Mantova su commissione della famiglia Gonzaga. Esso, a pianta quadrata, si articola su un cortile centrale, riprendendo l’impianto della domus romana. Da questo partono due ali, adibite a stalle, che si concludono in un’esedra aperta sul giardino.
L’architetto cura anche le decorazioni interne, riuscendo a fondere gli affreschi all’architettura. Sono notevoli gli affreschi della Sala dei Giganti, che coprono ininterrotti tutte le superfici: un’unica decorazione dai muri alla volta, dove vengono anche rispettate le proporzioni, per cui le dimensioni dei personaggi sulle pareti, più vicine all’osservatore, sono maggiori rispetto alle dimensioni delle figure sulla volta.
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