Leon Battista Alberti nasce a Genova, figlio di Lorenzo Alberti la cui ricchissima famiglia era stata messa al bando per motivi politici dalla città di Firenze. Intrapresi gli studi a Venezia, dove la famiglia si era trasferita nel 1414, Alberti approfondisce le sue conoscenze letterarie a Padova e quindi, presso l’Università di Bologna, si dedica allo studio del diritto canonico e si laurea nel 1428. Nello stesso anno la sua famiglia viene riammessa a Firenze, dove Leon Battista incontra Brunelleschi e Donatello, con i quali stabilirà rapporti di profonda amicizia.
Nel panorama culturale del Rinascimento, Leon Battista Alberti occupa un posto di grandissimo rilievo. Più che un artista in senso stretto, egli va considerato uno straordinario intellettuale. La sua sete di conoscenza lo porta a spaziare nei più svariati campi del sapere, dalla filosofia alla giurisprudenza, dalla letteratura alla poesia, dalla musica alle arti, dalle scienze naturali alla matematica e all’astronomia.
Interprete dei princìpi dell’Umanesimo, Alberti esalta il potere dell’intelletto e della volontà, applicandosi in qualunque disciplina con uguale fervore e concepisce il sapere come un bene da divulgare. Egli infatti è autore di numerosi scritti e trattati nei quali, tra l’altro, proclama la libertà di pensiero, condanna l’attaccamento al lusso, promuove l’affermazione del volgare sul latino, tratta dell’educazione dei figli e dispensa consigli per il buon andamento della vita familiare.
La fama di Leon Battista Alberti nel campo dell’arte è legata ai suoi trattati sulla pittura e sulla scultura, ma soprattutto al De re aedificatoria, nel quale egli espone le sue teorie sull’architettura. Questo trattato, divulgato già dal 1452 e pubblicato nel 1485, è il primo ad apparire dopo quello di Vitruvio, risalente all’età romana. Nel suo trattato Alberti definisce l’architettura “opera di sapiente armonia”, che si riflette nella perfetta corrispondenza tra l’inventare e l’eseguire. Il disegno architettonico, infatti, non può prescindere dalla realtà dei vincoli imposti dalle tecniche costruttive, così come la costruzione deve riflettere l’idea progettuale espressa dal disegno.
Alberti traduce le sue teorie in pratica accettando le committenze di potenti famiglie e realizzando, a Rimini, Mantova e Firenze, palazzi e chiese che diventeranno modelli esemplari per tutti gli architetti del Rinascimento. L’impegno dell’artista si limita però all’elaborazione dei progetti. Nominato funzionario della corte pontificia, Alberti compie numerosi viaggi al seguito di cardinali e papi e soggiorna per lunghi periodi a Roma. Questo ruolo non gli consente di presenziare ai lavori del cantiere, ma soprattutto egli rivendica la dignità intellettuale dell’architetto, che secondo lui impone un distacco dagli aspetti materiali del lavoro. Il suo disinteressato amore per l’architettura si manifesta anche nel rifiuto di qualsiasi tipo di retribuzione o ricompensa indiretta.
Muore a Roma nel 1472.