L’editto di Rotari fu la prima importante raccolta di leggi fissata in forma scritta dalla monarchia longobarda. Anche se molti dei suoi articoli risultano oggi inaccettabili, l’editto segnò un passaggio centrale nell’evoluzione del diritto romano barbarico. Mediante questo documento, infatti, veniva abolito il ricorso alla faida, e cioè alla possibilità, per gli uomini liberi, di rispondere ai soprusi facendosi giustizia da sé. La legge dell’occhio per occhio, inoltre, praticata fino ad allora, veniva sostituita, in molti casi, dalla condanna a pene pecuniarie (guidrigildo).
Art. 1. Se qualcuno avrà ordito trame contro la persona del re, sarà condannato a morte e i suoi beni saranno confiscati.
Art. 2. Se qualcuno insieme al re avrà tramato la morte di un altro o avrà ucciso un uomo per comando del re, non sarà affatto colpevole.
Art. 13. Se qualcuno avrà ucciso il proprio padrone, sarà egli stesso ucciso.
Art. 14. Se qualcuno ha commesso omicidio […] su un uomo libero, su un servo o un’ancella, paghi l’ammenda di 900 soldi.
Art. 200. Se il marito avrà ucciso immeritatamente la moglie, paghi un risarcimento di 1200 soldi, per metà ai parenti della donna e per metà al re.
Art. 203. Se la moglie avrà ucciso il marito, lei stessa venga uccisa.
Art. 204. A nessuna donna libera, vivente nel nostro regno secondo la legge longobarda, è consentito vivere a suo arbitrio, ma deve restare sempre sotto la tutela di un uomo o del re. Non può donare o vendere alcun bene mobile o immobile senza la volontà della persona sotto la cui tutela si trova.
Dall’Editto di Rotari, promulgato alla mezzanotte tra il 22 novembre e 23 novembre 643.
Per avviare l’esercitazione, clicca sul titolo qui sotto: la prova comparirà in una nuova finestra del browser. Per rivedere il testo che hai appena esaminato e per consultare gli altri materiali dell’Atlante-Laboratorio, dovrai tornare alla finestra di partenza.
Le leggi dei Longobardi