Ravenna Bizantina

basilica di Sant'Apollinare Nuovo

Dopo la guerra detta "greco–gotica", Giustiniano fece di Ravenna la capitale del riconquistato impero d'occidente. Qui vi pose il suo esarca e abbellì la città – che dal 395 era stata capitale del regno germanico di Teodorico – di edifici e monumenti. In molti casi, gli interventi mirarono a modificare precedenti strutture. È il caso della basilica di Sant'Apollinare Nuovo, fatta erigere nel 505 da Teodorico come chiesa di culto ariano. Dopo la conquista bizantina di Ravenna, Sant'Apollinare, ricca di straordinari mosaici, venne riconsacrata a San Martino di Tours, difensore della fede cattolica.

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Parte degli interventi bizantini all'interno della basilica di Sant'Apollinare mirarono a cancellare le tracce del culto ariano. Ne è un esempio il mosaico che rappresenta il famoso Palazzo di Teodorico sulla parete destra (guardando l'altare). Il vescovo Agnello, responsabile della ridecorazione della basilica, lo conservò, ma coprì le figure umane raffigurate tra una colonna e l'altra, sovrapponendovi dei drappeggi bianchi decorati in oro. Anche Teodorico e la sua corte, lì raffigurati, vennero coperti.

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Basilica di San Vitale.

Il più importante cantiere bizantino fu la basilica di San Vitale, realizzata tra il 522, quando Teodorico era ancora vivo, e il 547. La chiesa ha una pianta a base centrale ottagonale: il numero otto era simbolo della Resurrezione perché era formato dal sette (i giorni della cerazione) più il giorno della Resurrezione di Cristo. Ogni faccia è collegata con quella attigua mediante contrafforti. Dalla forma geometrica del nucleo principale emergono altri elementi che dinamizzano la massiccia struttura: il tiburio (che racchiude una cupola) sopraelevato, ottagonale, e l'abside, che, secondo l'uso locale, è poligonale all'esterno e semicircolare all'interno.

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L'interno della basilica di San Vitale è famoso per i gli splendidi mosaici, tipici dell'arte bizantina. E tra questi, i più celebri sono collocati ai lati dell'altare e presentano due gruppi di persone, in posizione speculare: uno raffigura Giustiniano (nell'immagine), l'altro Teodora, moglie dell'imperatore, entrambi circondati dalle rispettive corti. Le figure sono disposte secondo una rigida gerarchia di corte: al centro l'imperatore, poi i dignitari e, a chiudere il gruppo, le guardie. Accanto a Giustiniano è ritratto il primo arcivescovo di Ravenna, Massimiano, sovrintendente dei lavori presso San Vitale.

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Basilica Sant'Apollinare in Classe.

Nel 547 venne consacrata la basilica Sant'Apollinare in Classe, così chiamata perché vicina all'antico porto di Classe. Della ricca decorazione a mosaico si è salvato solo il catino absidale, sufficiente a comprendere l'ultimo stadio dell'arte ravennate, in cui il simbolo prende il sopravvento sulla rappresentazione naturalistica. Il mosaico è ispirato all'episodio evangelico della Trasfigurazione sul Monte Tabor: al centro, Sant'Apollinare alza le braccia verso la croce che domina la rappresentazione all'interno di un cielo azzurro ricco di stelle. Dodici pecorelle, nella parte bassa, simboleggiano i fedeli della diocesi ravennate. Sul fondo, si trovano altre tre pecorelle, mentre in cielo, oltre alla mano di Dio, appaiono Mosè ed Elia.

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