I comuni visti da uno straniero

In questo testo della prima metà del XII secolo, il vescovo Ottone di Frisinga fornisce un’interessante descrizione dei comuni italiani.

«I Longobardi [intendi: i lombardi] amano tanto la libertà che, per sottrarsi alla prepotenza di dominatori, preferiscono sottomettersi all’arbitrio dei consoli piuttosto che a quello dei signori.E poiché, come è noto, vi sono fra loro tre classi – capitani, valvassori e plebe – i detti consoli sono scelti non da una sola, ma da ognuna di quelle tre classi e, per impedire che siano presi dalla libidine del potere, sono mutati quasi tutti gli anni. […] Perché non manchi loro la forza necessaria ad opprimere i vicini, [i comuni lombardi] non disdegnano di far cavalieri e di elevare alla scala degli onori anche i giovani di condizione inferiore e qualsiasi artigiano, persino quelli delle arti più spregevoli e meccaniche, che tutti gli altri popoli tengono lontani, come peste, dalle occupazioni più onorate e libere. […] Per ricchezza e potenza, [le città lombarde] superano tutte le altre città del mondo, aiutate in ciò non solo dalle loro abitudini, ma anche dall’assenza dei sovrani abituatisi a rimanere di là dalle Alpi».

Passi tratti dall'opera Gesta Federici, scritta alla metà del XII secolo dal vescovo Ottone di Frisinga e dedicata all'imperatore Federico Barbarossa

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