Il mestiere del denaro

Servendosi di una moneta, un uomo acquista un volatile, forse un rapace da addestrare per la caccia. Nei primi secoli del Medioevo, l'uso del denaro fu molto ridotto. Con la rinascita dei commerci, la moneta riprese a diffondersi.

Nei primi secoli dopo il Mille, con l'esplosione dei commerci, la valuta d'argento circolante in Europa mostrò di non poter sostenere l'enorme volume degli scambi. Vennero messe in circolazione nuove monete d'oro, di maggior valore e più adatte ai grandi affari, e si i sviluppò un nuovo commercio: quello del denaro.La crescita delle attività economiche richiedeva ingenti capitali. Molti mercanti italiani, per questo, si specializzarono nel trattare valuta.

Seduti dietro al banco (di qui i termini "banca" e "banchiere"), prendevano denaro in deposito, cambiavano monete ai forestieri, prestavano a usura a ricchi e poveri. Investendo grandi capitali nell'attività bancaria, le famiglie di mercanti più abili e fortunate divennero sempre più ricche e potenti, cominciando a imitare le famiglie dell'aristocrazia, quelle che un tempo, con la nascita dei comuni, avevano contribuito a cacciare dalle città.Al loro potere economico, inoltre, si sommerà presto quello politico.

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Una moneta fiorentina e una veneziana: fiorino del 1256 e ducato del 1280.

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Davanti al banco di un usuraio, un uomo contratta la concessione di un prestito, mentre la persona dietro di lui porta in pegno alcuni beni. Un secondo usuraio registra le transazioni effettuate. Spiccano nell'immagine i mucchi di monete sul banco e, dietro di esso, gli oggetti di valore lasciati come garanzia.

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Il banco di un usuraio in una miniatura del XV secolo. La Chiesa disapprovava la pratica dell'usura perché espressamente condannata dalle Scritture: "Se presti denaro al mio popolo, al povero che abita con te, non lo vesserai come un esattore, né l'opprimerai con le usure" (Esodo, 22, 25). "Non darai il tuo denaro ad usura al tuo fratello, e non esigerai un sovrappiù di frutti" (Levitico, 25, 37). Col passare del tempo, però, il prestito a interesse divenne un fatto tollerato.

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Il cambiavalute valuta il peso di due monete servendosi di un bilancino. L'operazione serviva a evitare frodi: molti, infatti "tosavano" le monete, cioè grattavano via con un coltello una parte del metallo prezioso per trarne un illecito profitto. La moglie del cambiavalute distoglie lo sguardo da un libro di preghiere per seguire l'operazione svolta dal marito.

Forse la donna rappresenta la coscienza morale, che vigila sull'onestà e la correttezza degli affari dell'uomo. O forse il pittore intende sottolineare come l'oro e la ricchezza materiale rappresentano una distrazione dalle cose spirituali. Il dipinto, realizzato nel 1514, è opera di Quentin Metsys.

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Due banchieri in un affresco del XIV secolo. Sono ben visibili il calamaio con le penne e il registro contabile. Per un mercante era importante conoscere le lingue straniere, essere pratici di contabilità e avere dimestichezza con la corrispondenza commerciale. Il dipinto, collocato nella chiesa di San Francesco a Prato, è opera da Pietro Gerini.

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In questa miniatura del XIV secolo è raffigurato l’ufficio di un banchiere affollato da clientela e impiegati indaffarati.

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