Nel 1260 nasceva a Perugia un movimento destinato ad avere fortuna in gran parte dell’Europa: quello dei flagellanti; persone che, nel corso di pubbliche processioni, percorrevano le vie cittadine frustandosi a sangue la schiena e le spalle, in ricordo della passione di Gesù. In occasione della peste del 1347-48, i loro riti sanguinosi coinvolgeranno centinaia di migliaia di persone, accompagnandosi spesso a comportamenti violenti, specie ai danni delle comunità ebraiche. Il testo qui riprodotto è tratto da una cronaca del tempo, scritta da Jean Le Bel.
Gli uomini non sapevano che pensare né che rimedio opporre alla peste; molti ritenevano che si trattasse di un miracolo e di una vendetta di Dio a causa dei peccati del mondo e fu per questo che certuni cominciarono a fare grande penitenza, in vario modo e con grande devozione. Tra gli altri, i popoli di Germania cominciarono ad andare per il paese, in grandi masse e su lunghi percorsi, portando crocifissi, bandiere e gonfaloni, andando in processione per le strade, in fila per due, cantando a gran voce canzoni recitate in rima su Dio e la Madonna. Andavano poi in una piazza e due volte al giorno si spogliavano fino alla camicia, battendosi a più non posso con flagelli di cuoio, in modo che il sangue scorreva ovunque dalle loro spalle, e tutti insieme cantavano le loro canzoni e poi si gettavano tre volte a terra e si calpestavano gli uni gli altri in segno di grande umiltà. […] Quando alcuni di questi miseri penitenti vennero a Liegi, tutti corsero con grande meraviglia a vederli compiere le loro flagellazioni e ciascuno dava loro denaro con grande devozione; chi non li poteva ospitare ne restava pieno di vergogna.
Per avviare l’esercitazione, clicca sul titolo qui sotto: la prova comparirà in una nuova finestra del browser. Per rivedere il testo che hai appena esaminato e per consultare gli altri materiali dell’Atlante-Laboratorio, dovrai tornare alla finestra di partenza.
Perché Dio abbia pietà. I flagellanti