La conquista di Granada

Corte dei Mirti, collocata all'interno del Palazzo dell'Alhambra. Granada, Spagna.

All’inizio del XV secolo, nella Penisola iberica, soltanto il regno di Granada era ancora in mano musulmana. Si trattava di una terra ricca, la cui economia si basava su una fiorente agricoltura e sulla produzione e lavorazione della seta. Simbolo della prosperità del piccolo Stato divenne l’Alhambra, lo straordinario palazzo eretto dai sovrani musulmani nel XIV secolo. Già nel 1431, il re di Castiglia Giovanni II tentò di annientare il regno granadino. La vittoria nella battaglia di Higueruela non fu, però, decisiva. Per mancanza di mezzi, Giovanni II fu costretto a rinunciare all’offensiva finale. La città di Granada verrà conquistata il 1° gennaio 1492. Sovrana di Castiglia sarà, in quel momento, la regina Isabella, consorte del re Ferdinando d’Aragona.

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Vergine dei Re Cattolici, 1491-1493. A destra della Vergine, Fernando d'Aragona e il principe delle Asturie Giovanni; a sinistra la regina Isabella I di Castiglia, con l'infanta Isabella. Madrid, Museo del Prado.

L’evento decisivo per le sorti del debole Stato musulmano fu il matrimonio che, nel 1469, unì la regina di Castiglia, Isabella, al re di Aragona, Ferdinando. I due Stati, per alcuni anni, rimasero due unità distinte. Alla morte di Ferdinando, tuttavia, nel 1516, si riuniranno definitivamente, dando vita al regno di Spagna. Nascerà allora una grande potenza europea, che avrà ruolo fondamentale negli eventi europei dei secoli successivi.

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Francisco Pradilla Ortiz, Capitolazione a Granada, 1882. Il dipinto mostra Boabdil, ultimo re di Granada, che consegna le chiavi della città ai re cattolici Ferdinando e Isabella.

Fin dall’inizio del loro regno, Isabella e Ferdinando vollero presentarsi come gli alfieri e i garanti di una fede cattolica pura e rigorosa. Il segnale forse più significativo della loro intransigenza religiosa è l’istituzione dell’Inquisizione spagnola, fondata nel 1480 per colpire gli eretici e i “falsi” convertiti: coloro che, per evitare di essere perseguitati, avevano finto di abbracciare il cristianesimo abbandonando la religione ebraica o quella islamica. Anche la conquista di Granada, del resto, si inserisce in una logica di tipo religioso. Il compito che Ferdinando e Isabella si erano assunti muovendo guerra al regno granatino era, infatti, quello di riportare l’intera Spagna alla cristianità.

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Il battesimo forzato dei moriscos. Granada, Cattedrale, Cappella Reale.

Nel trattato che sanciva la resa della città, Ferdinando e Isabella si erano impegnati a rispettare la libertà religiosa di tutti i non cristiani residenti nel territorio di Granada, ebrei o musulmani che fossero. La solenne promessa, tuttavia, verrà ben presto violata:  tre mesi dopo l’occupazione della città, verrà decretata l’espulsione di tutti gli ebrei, mentre, nel 1499, i due sovrani ordineranno a tutti i mori di Granada di convertirsi al cristianesimo. Gli ex musulmani, d’altra parte – i cosiddetti moriscos – verranno sempre guardati con odio e sospetto.

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La resa di Granada, dipinto del 1890. In primo piano, tra la folla, i re cattolici Ferdinando e Isabella indicano la città e l’Alhambra.

L’opera di cancellazione sistematica del passato musulmano conobbe uno dei momenti più cupi negli anni 1566-67, quando fu emanato un decreto che proibiva gli usi e le tradizioni di derivazione moresca, compresi i capi di abbigliamento di origine berbera e il velo femminile. Si giunse addirittura a chiudere i bagni pubblici, frequentati tipicamente dai mori, mentre la lingua araba venne dichiarata illegale. Di fronte a un simile sopruso, i moriscos delle regioni montagnose intorno a Granada insorsero, dando inizio a una guerra che, ben presto, divenne feroce e spietata da entrambe le parti.

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L’espulsione dei moriscos.

La rivolta dei moriscos fu domata nel 1570. Per evitare nuove sommosse, le autorità spagnole decisero di deportare gli abitanti della regione di Granada nel resto della Castiglia, mentre i loro beni vennero venduti a immigrati cristiani. Questa tragica vicenda si chiuderà nel peggiore dei modi tra il 1609 e il 1614, quando i moriscos verranno espulsi in massa dalla Spagna. Più di 300 mila persone saranno costrette a partire: un numero veramente considerevole, se teniamo presente che l’intera popolazione del regno ammontava a otto milioni di individui.

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