Filippo II

Pompeo Leoni: Statua di Filippo II in preghiera, particolare, bronzo dorato, 1590-1600. Madrid, el Escorial, Chiesa del Real Monastero di San Lorenzo.

Nato nel 1527, Filippo II era figlio dell’imperatore Carlo V  e della regina Isabella del Portogallo. Sotto il suo regno, si inaugurò il cosiddetto Siglo de Oro, il periodo della maggior gloria politica e militare della Spagna, segnato, inoltre, da una significativa rinascita artistica e culturale. Vi furono, però, anche delle ombre. Filippo era un uomo sospettoso e intransigente. Amava considerarsi il più strenuo difensore della fede cattolica ed è ricordato per il fanatismo con cui trattò i cosiddetti moriscos: coloro che, prima che avesse termine la reconquista, erano stati sudditi degli ultimi sovrani di Granada. Geloso del suo potere e convinto che gli fosse stato affidato direttamente da Dio, non accettò mai di dividerlo con altri: tutte le decisioni che riguardavano il suo regno, anche le più piccole, dovevano essere sottoposte al suo esame. A causa delle sue inclinazioni accentratrici, l’apparato burocratico statale divenne gravemente inefficiente. Il costo delle guerre che la Spagna dovette affrontare sotto il suo regno, inoltre, portarono più volte le casse statali alla bancarotta.

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Girolamo di Giovanni, Filippo II di Spagna e Enrico II di Francia suggellano pace di Cateau-Cambrésis. Tavoletta del Biccherna, XVI secolo. Siena, Archivio di Stato.

Sotto il regno di Filippo II, ebbe finalmente termine la guerra che per decenni aveva visto scontrarsi i re francesi e l’imperatore Carlo V, di cui il re di Spagna era l’erede. L’intesa definitiva tra i sovrani di Spagna e di Francia venne ufficializzata con la pace di Cateau-Cambrésis, nel 1559. Con quell’accordo, la Spagna si vide riconoscere il dominio della Lombardia. La Francia poté conservare alcuni dei territori conquistati durante il lungo conflitto con l’imperatore (Metz, Toul, Verdun).

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Antonio Moro, Ritratto di Filippo II in armi, 1557. Olio su tela. Madrid, El Escorial, Monastero.

Nel 1556, al momento dell’incoronazione, il potere di Filippo II si estendeva su un territorio che, altre alla Spagna, comprendeva i Paesi Bassi, la Franca Contea, il ducato di Milano, l’Italia meridionale, la Sicilia, la Sardegna e i possedimenti spagnoli nel Nuovo Mondo. A tutti questi territori si aggiungerà nel 1581 il Portogallo, con il suo arcipelago di colonie sparse per l’America, l’Africa e l’Asia. Un dominio immenso, che non fu facile amministrare. Come già suo padre Carlo V, anche Filippo II si trovò ad affrontare, contemporaneamente, numerosi avversari, senza avere la forza e le risorse necessarie a sferrare contro di essi il colpo decisivo. La frequenza e il costo delle numerose guerre affrontate, anzi, costrinsero lo stato spagnolo a dichiarare più volte bancarotta: ad ammettere, cioè, di non essere in grado di onorare i debiti contratti con le banche.

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Ritratto di Filippo II, re di Spagna, 1580 circa. Londra, National Portrait Gallery.

Durante il regno di Filippo II (1556-1598), le energie militari e finanziarie spagnole furono investite quasi interamente su due grandi teatri geopolitici: il Mediterraneo e l’Europa nord-occidentale. Nel primo caso, il grande avversario di Filippo fu l’impero turco; nel secondo, i ribelli dei Paesi Bassi, coadiuvati dall’Inghilterra. La Spagna, però, pur essendo probabilmente la più grande potenza militare dell’epoca, non dispose mai della potenza necessaria ad abbattere i suoi nemici. Se Filippo II avesse impiegato ogni mezzo disponibile per combattere un solo avversario, quasi certamente avrebbe prevalso. Le forze spagnole, però, dovettero essere divise su più fronti. Se gli eserciti spagnoli si fossero concentrati in un’unica direzione, infatti, avrebbero lasciato un fianco scoperto, esponendosi al rischio di essere sorpresi alle spalle.

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Juan Pantoja de la Cruz, Ritratto di Elisabetta di Valois, terza moglie di Filippo II di Spagna, 1605 circa. Olio su tela. Madrid, Museo del Prado.

Tra il 1566 e il 1567, Filippo II metteva al bando ogni segno, tradizione o abitudine che potesse essere collegata a un’origine moresca. Tra le altre cose, venne proibito l’utilizzo di abiti di foggia “islamica”, compreso il velo femminile. Vennero chiusi i bagni pubblici, normalmente frequentati dai moriscos, e anche l’uso della lingua araba dovette essere abbandonato. Di fronte a questi soprusi, i moriscos delle regioni montagnose intorno a Granada insorsero, dando inizio a una lunga guerra.

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Sofonisba Anguissola, Ritratto di Anna d’Austria, quarta moglie di Filippo II di Spagna, 1573. Olio su tela. Madrid, Museo del Prado.

La rivolta dei moriscos venne domata nel 1570. Per evitare il rischio di nuove rivolte, gli ex musulmani della regione di Granada furono deportati in altre aree della Castiglia, mentre i loro beni vennero venduti a immigrati cristiani. La tragedia dei moriscos non era però terminata. Tra il 1609 e il 1614, sotto il regno di Filippo III, tutti i moriscos verranno espulsi dai confini della Spagna.

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Tiziano Vecellio, Filippo II, dopo la vittoria di Lepanto, offre al cielo l’Infante don Fernando. Olio su tela, 1573-1575. Madrid, Museo del Prado.

Tra i successi di Filippo II, va annoverata la vittoria conseguita contro i turchi, sul mare, nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571). A opporsi alla flotta turca erano le potenze che componevano la cosiddetta Lega Santa: la Spagna, lo Stato pontificio, il Ducato di Savoia, il Ducato di Urbino, il Granducato di Toscana, i cavalieri di Malta e le repubbliche di Genova e di Venezia. A guidare la flotta alleata, riunita sotto le insegne pontificie, era don Giovanni d’Austria, fratellastro di Filippo II. Il successo della Lega Santa, alla fine della battaglia, fu totale: al prezzo di dieci imbarcazioni perdute, vennero infatti catturate o affondate duecento navi nemiche. Per gli europei, la vittoria di Lepanto assumerà un significato simbolico, simile a quello ricoperto in passato dalla battaglia di Poitiers. Per la prima volta, infatti, era stato possibile porre un argine all’espansione turca.

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