I concili ecumenici rappresentano un momento fondamentale per la Chiesa cattolica. In essi, si definiscono in modo solenne temi legati alla fede e alla morale. Vi partecipano il papa e tutti i vescovi, in rappresentanza dei loro fedeli. Il Concilio di Trento, convocato nel 1545, fu il ventiseiesimo Concilio della Chiesa cattolica. Nella storia della Cristianità, si contano 28 concili, dal Primo Concilio di Nicea (325) al Concilio Vaticano II (1962-1965).
Pagina 1/7Il primo concilio si era tenuto nel 325 a Nicea, quando ancora il mondo cattolico non aveva vissuto le sue principali divisioni interne: nel XI secolo, la separazione della Chiesa d’Oriente da quella romana; più tardi, nel XVI secolo, la nascita del protestantesimo. Questi due eventi posero al concilio di Trento una questione essenziale in merito alla natura stessa dei concili, che per definizione devono essere “ecumenici”: devono, cioè, rappresentare la cristianità nel suo complesso, ed essere seguiti da tutti i vescovi e, naturalmente, dal Papa.
Pagina 2/7I criteri relativi alla ecumenicità di un concilio vennero per la prima volta indicati nel corso del Concilio di Nicea del 787. Tra i criteri (ancora oggi validi), un concilio, per dirsi ecumenico, deve avere il papa come collaboratore, o direttamente, tramite la sua presenza, o indirettamente, tramite dei rappresentanti; devono essere presenti i vescovi di tutta la cristianità; deve essere recepito dai fedeli e, soprattutto, deve essere coerente con i precedenti concili ecumenici, porsi cioè in linea di continuità teologica, morale e disciplinare.
Pagina 3/7I concili rappresentano l’assemblea più importante e ufficiale della Chiesa, e sono serviti, storicamente, per prendere decisioni in materia di fede o morale religiosa, destinate, in alcuni casi, a modificare profondamente la Chiesa stessa e la sua dottrina. E, come rivela bene il Concilio di Trento, anche la sua esistenza materiale: predicatori come Calvino e Zwingli avevano criticato l’uso delle immagini sacre, colpevoli di alimentari culti pagani. Il concilio di Trento ribadì invece l’importante ruolo didattico svolto dalle immagini, soprattutto nei confronti degli analfabeti, per i quali costituiscono una vera e proprio Biblia pauperum, bibbia dei poveri.
Pagina 4/7Tra il Concilio di Trento e il successivo, passarono quasi trecento anni: non si era mai registrata una pausa tanto lunga. Del resto, il concilio tridentino aveva rappresentato una riforma importante e duratura. Il successivo concilio, il Vaticano I, venne convocato nel 1868 da Pio IX, e si chiuse due anni dopo. Dal punto di vista dottrinale, il principale contributo di questo concilio fu la costituzione pastorale detta Pastor Aeternus: si tratta della Prima Costituzione Dogmatica sulla Chiesa di Cristo, in cui viene sancito il primato e, soprattutto, l’infallibilità del Papa quando definisce solennemente un dogma.
Pagina 5/7L’ultimo concilio ecumenico prende il nome di Vaticano II e si è svolto tra il 1962 e il 1965. Venne convocato da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI, dopo la morte del predecessore nel 1963. Il principale documento elaborato all’interno del concilio è la costituzione pastorale Gaudium et spes (“La gioia e la speranza”) dedicata ai rapporti tra la Chiesa il mondo contemporaneo. Si considerò in particolare il compito della Chiesa, dei laici in primo luogo, di riallacciare profondi legami con “gli uomini e le donne di buona volontà”, allo scopo di perseguire obiettivi comuni prioritari, tra cui la pace e la giustizia.
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I concili ecumenici