Lo scrittore tedesco Goethe, che tra il 1786 e il 1788 compì un viaggio in Italia di fondamentale importanza per la sua formazione
Per i giovani aristocratici del Settecento, una tappa fondamentale della loro educazione era rappresentata dal Grand Tour. Con questo termine si indicava un lungo viaggio in Europa destinato a perfezionare la loro preparazione culturale.
I viaggi potevano durare da pochi mesi ad alcuni anni. Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la storia, la cultura e l’arte dei paesi europei, trascorrendo il tempo tra visite turistiche, musei e biblioteche.
Pagina 1/6Viaggiatori di fronte alle rovine del foro romano.
La moda del Grand Tour era cominciata nel Seicento e, in breve, si erano definiti paesi e città irrinunciabili. Le destinazioni principali erano la Francia, la Germania e l’Olanda, ma l’obiettivo privilegiato era l’Italia. Culla della cultura romana e del Rinascimento, il nostro Paese non poteva assolutamente mancare negli itinerari dei giovani aristocratici. Le città più visitate e “studiate” erano Roma, Venezia e Firenze, ma anche Bologna, Pisa, Napoli e la Sicilia.
Pagina 2/6I giovani tornavano dai loro viaggio carichi di opere d’arte, pezzi d’antiquariato e souvenir. E, talvolta, riportavano a casa anche veri e propri “quadri ricordo”: durante un soggiorno romano era abitudine farsi ritrarre dai pittori più in vista, magari sullo sfondo delle rovine antiche. Accanto al ritratto, le vedute del paesaggio italiano erano un “genere” molto acquistato dai viaggiatori del Grand Tour. Tra i pittori più richiesti nel Settecento, Piranesi e Canaletto, autore di questa veduta del Colosseo.
Pagina 3/6Se l’Italia rappresentava una tappa obbligata del Grand Tour a causa dei suoi tesori artistici, la Francia rappresentava il vertice dello stile e della sofisticazione. I giovani soggiornavano a lungo in Francia per liberarsi dei loro modi grossolani e apprendere l’etichetta del bel mondo. Parigi era il punto di partenza: qui, giovani provenienti dall’Inghilterra, dalla Germania e dall’Olanda imparavano ad adeguarsi al modello dell’aristocratico francese, di cui assumevano talvolta comportamenti e abbigliamento.
Pagina 4/6La preparazione di un Grand Tour “familiare”.
Durante l’Ottocento, l’esperienza del viaggio venne affrontata anche dalle giovani donne, normalmente accompagnate da qualche zia nel ruolo di guida e, soprattutto, di tutrice. Nacquero allora numerose pubblicazioni rivolte proprio alle viaggiatrici, e destinate a istruirle su come comportarsi e vestirsi, ma anche su cosa mangiare e su come curarsi.
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