Waterloo

William Sadler, La battaglia di Waterloo.

La battaglia che decise la sorte di Napoleone si svolse il 18 giugno 1815 presso la cittadina di Waterloo, in Belgio. A guidare l’esercito inglese era il duca di Wellington. Per alcune ore, la battaglia sembrò volgere a favore dei francesi. Verso sera, però, un contingente di 25 000 prussiani, guidati dal generale Blücher, riuscì a raggiungere gli inglesi, capovolgendo la situazione e portando l’esercito napoleonico alla disfatta. Con quella sconfitta, tramontava definitivamente il sogno egemonico di Napoleone, l’imperatore nato dalle fiamme della Rivoluzione francese. Poche settimane dopo, costretto ad abdicare e a consegnarsi agli inglesi, Napoleone verrà tradotto nell’isola di Sant’Elena, nell’Atlantico meridionale. Solo e lontano da tutti, terminerà i suoi giorni il 5 maggio 1821, all’età di 51 anni.

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Elizabeth Thompson (Lady Butler), Scotland Forever!, 1881. Leeds City Art Gallery. Il dipinto raffigura la carica della cavalleria della Royal Scots Greys durante la battaglia di Waterloo nel 1815 .

Come ha scritto lo storico Alessandro Barbero, quella di Waterloo fu «anche una battaglia contro l’orologio»: Napoleone, infatti, sarebbe riuscito a vincere solo se avesse sopraffatto Wellington prima dell’arrivo dei prussiani. Nella notte del 17 giugno, però, un fortissimo temporale inzuppò il terreno del campo di battaglia. L’imperatore, pertanto, fu costretto ad attaccare verso mezzogiorno e non alle sette del mattino, come inizialmente previsto. Se si fosse attaccato nelle prime ore del giorno, infatti, il fango formatosi durante la notte avrebbe impedito ai cavalli di galoppare e alle palle di cannone di rimbalzare.

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L'esercito inglese oppone una tenace resistenza contro l'attacco della cavalleria napoleonica in Belgio.

Uno dei punti di svolta della battaglia di Waterloo si ebbe nel momento in cui la fanteria inglese parve ritirarsi. Convinto di avere in pugno la situazione, il maresciallo francese Ney lanciò contro il nemico tutta la cavalleria. I fanti inglesi, tuttavia, invece di fuggire, si disposero in compatte formazioni difensive, dette quadrati, che resistettero validamente agli attaccanti, infliggendo loro gravissime perdite. I lati del quadrato erano formati da tre linee di soldati: nella prima, gli uomini – in ginocchio – ponevano il fucile in posizione obliqua, formando con le baionette una fila di lame destinate a tenere a distanza i cavalieri nemici. La linea successiva era formata da uomini anch’essi in ginocchio, ma con il fucile pronto al tiro. Gli uomini della terza fila, in piedi, si alternavano nello sparo con quelli della seconda. Una formazione pressoché inattaccabile dalla cavalleria, a patto di mantenere i nervi saldi e di rimanere in posizione.

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William  Allen, La battaglia di Waterloo.

L’ultimo assalto francese fu lanciato dalla Guardia, un corpo scelto di uomini che avevano partecipato a numerose campagne napoleoniche e che si distinguevano per la loro tenacia. Non fu possibile, tuttavia, sostenere la violenza di fuoco degli inglesi. Finché non giunse un grido di angosciata incredulità: «la Garde recule», ovvero: «la Guardia indietreggia». La battaglia si concludeva con la disfatta francese.

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Cambronne a Waterloo, stampa. Parigi, Bibliothèque Nationale.

Quando tutto era ormai perduto, gli ultimi reparti della Guardia napoleonica si asserragliarono in quadrato, opponendo un’ultima disperata resistenza. Si dice che, di fronte alla richiesta di resa avanzata dagli inglesi, il generale francese Pierre Cambronne abbia risposto solennemente: «La Guardia muore ma non si arrende». Secondo un’altra versione, Cambronne avrebbe lanciato un’imprecazione («Merde!»). Gli ultimi soldati furono massacrati dai cannoni inglesi, mentre Napoleone abbandonava il campo e tornava a Parigi. Qualche mese dopo, in seguito all’abdicazione, sarà costretto a imbarcarsi sulla nave inglese che lo porterà a Sant’Elena.

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Waterloo il giorno dopo la battaglia.

Cosa sarebbe accaduto se Napoleone avesse vinto la battaglia di Waterloo? È molto probabile che, in quel caso, si sarebbe aperta una nuova stagione di guerre, che Napoleone avrebbe condotto da una posizione di difficoltà, dovuta allo sforzo economico e alle perdite subite dalla Francia in oltre vent’anni di conflitti. L’epilogo della vicenda, pertanto, non sarebbe stato molto diverso da quello che effettivamente si verificò. Solo se avesse continuato a vincere, Napoleone avrebbe potuto conservare il suo potere.

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