La Carboneria deve il suo nome ai simboli e al linguaggio utilizzato dai suoi affiliati, che erano quelli adoperati dai lavoratori impiegati nel commercio del carbone. I carbonari si chiamavano fra loro “buoni cugini”. Il loro fine era quello di liberare la “foresta dai lupi”, cioè la terra dai tiranni. Ai livelli inferiori, erano organizzati in sezioni chiamate vendite, che dipendevano dalle vendite madri e dalle alte vendite. Al vertice dell’organizzazione c’era una Alta e Potentissima Assemblea. In genere, i carbonari appartenenti alle vendite di grado più basso non conoscevano i reali obiettivi dell'Assemblea. Nell’Italia Meridionale lo scopo principale della Carboneria era la creazione di un regime costituzionale. Nel Nord, invece, i carbonari si proponevano la cacciata degli Austriaci. Così un giovane di Ravenna descrive la sua iscrizione alla Carboneria.
Correva l’anno 1818, cioè il tempo in cui la Carboneria fioriva dovunque. L’Italia presentava un vivaio di sette di diverso nome, ma tutte tendenti allo stesso fine: l’abolizione della monarchia assoluta. Una riunione preparatoria si tenne dapprima con altri neofiti [nuovi aderenti] nella bottega di un barbiere; poi, tre sere dopo, accompagnato da chi mi propose all’ammissione, fui condotto nel Borgo Adriano in una casa privata, ove stava adunata la presidenza della Carboneria. Appena entrato, fui da ignota mano bendato e in seguito venni introdotto nella stanza in cui risiedeva il consesso. Una voce imponente mi diresse varie interrogazioni e, quando ebbi data la parola di essere pronto a tutto sacrificare per il bene della Patria, e di concorrere energicamente alla repressione della tirannia, mi si fece porre la mano sopra un nudo pugnale e sul medesimo pronunciai il giuramento prescritto. Dopo di che mi si tolse la benda e mi vidi attorniato da una siepe di pugnali. Allora il vecchio Andrea Garavini, che dirigeva la seduta, mi disse ad alta voce: «Tutti questi pugnali saranno in vostra difesa in ogni incontro, se osserverete la santità del giuramento prestato; invece, saranno a vostro danno e offesa se vi mancate. La pena del traditore è la morte». Tosto mi venne indicata la squadra a cui appartenevo, comunicate le parole d’ordine che servivano a riconoscersi e data ogni altra istruzione necessaria. Appena iscritto nel ruolo ebbi ordine di provvedermi di un paio di scarpe e di un sacco militare…
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Un giuramento carbonaro