Wenzel Franz, Garibaldi entra a Napoli, 1865, Napoli, Museo Civico di Castelnuovo.
Solo di recente, il ruolo delle donne del Risorgimento è stato giustamente riconosciuto. Furono molte, determinate a realizzare progetti socialmente utili e ad assistere mariti e figli anche se, impedite dal costume dell’epoca a partecipare alla vita politica, lavorarono soprattutto “dietro le quinte”. Ma ci fu anche chi, come la padovana Antonia Masanello, detta Tonina, prese attivamente parte agli scontri armati. Solo che, per vestire la giubba rossa dei garibaldini, dovette travestirsi da uomo. Tonina, col nome di Antonio, raggiunse i Mille in Sicilia dopo la loro partenza da Quarto, e partecipò, nel 1861, alla Campagna delle Due Sicilie.
Pagina 1/5Una fotografia di Anita Garibaldi in abiti maschili.
La più celebre eroina del Risorgimento è senza dubbio Anita Garibaldi, moglie di Giuseppe. Pur di non allontanarsi dal marito, di cui condivideva gli ideale e la politica, si travestì da uomo, indossò l’uniforme e combatté con lui fino all’agosto del 1849 quando, provata dai combattimenti e dalla quinta gravidanza, morì assistita dal consorte.
Pagina 2/5Come Cristina Trivulzio di Belgiojoso, non poche protagoniste dell’epoca risorgimentale appartenevano all’aristocrazia. Il suo contributo principale consistette nel trasformare la sua casa – prima a Parigi, poi in Italia – in fu un punto di riferimento per la politica risorgimentale. Ma si dedicò anche ai problemi sociali, aprendo asili e scuole per i più disagiati. Al termine dei moti risorgimentali, fu attiva soprattutto come giornalista, e si occupò sia di politica, sia della condizione femminile.
Pagina 3/5Dedita all’assistenza dei più bisognosi fu Giulia Falletti di Barolo, di nobili origini, francese naturalizzata italiana: ogni giorno, il suo Palazzo torinese apriva le porte ai poveri, da accudire e sfamare, mentre la sera si trasformava in un salotto frequentato da personalità come Cavour e Massimo d’Azeglio. Anche dopo l’Unità, Giulia di Barolo non interruppe il suo impegno: secondo alcuni documenti, dedicò ad opere di beneficenza complessivamente 12 milioni di lire, una somma pari al bilancio di uno stato del tempo.
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Le donne del Risorgimento