L’arte della Belle Époque

La Parigi del tempo, città simbolo della Belle Époque.

Con il termine di Belle Époque ci si riferisce a un periodo di splendore e sviluppo vissuto in Europa tra la fine dell’Ottocento e gli anni Dieci del Novecento.

La parola francese Belle Époque (“bei tempi”) indica un periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, durante il quale l’Europa fu teatro di un importante sviluppo economico e scientifico, ma anche artistico. Con il termine di Art Nouveau (“nuova arte”) si definisce in particolare quel movimento artistico che, nato in Europa, si sviluppa anche negli Stati Uniti durante gli anni della di Belle Époque.

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Manifesto pubblicitario di Alfonse Mucha del 1896.

L’Art Nouveau interessò la pittura, l’architettura, l’arredamento, la gioielleria e la moda. A caratterizzare questo stile, le linee curve, con ornamenti vegetali o floreali, gli intrecci di forme e la forte stilizzazione. Lo si vede bene nei manifesti pubblicitari realizzati dal ceco Alfons Mucha, come questo, disegnato nel 1896.

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Réclame disegnata da Lautrec per il fotografo parigino Sescau nel 1896.

Un’arte per il commercio

Un segno caratteristico della Belle Époque fu proprio l’incontro tra arte e industria, favorito dallo sviluppo della comunicazione pubblicitaria. Molti grandi artisti dell’epoca, tra cui il pittore francese Henry de Toulouse-Lautrec, si dedicarono alla creazione di manifesti, copertine di libri o illustrazioni per giornali.

Giovanni Baldini, Il ritratto di madame Eugène Doyen, del 1910.

Caratteristico della pittura Art Nouveau è il ritratto, particolarmente amato dalla nuova borghesia. Il ritrattista più richiesto dell’epoca fu l’italiano Giovanni Boldini. Trasferito ancora giovane a Parigi, Boldini incantò il “bel mondo” con i suoi ritratti dinamici e sensuali, ricchi di colori vivaci e realizzati con pennellate stese rapidamente, a suggerire il turbinio della vita moderna.

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Un altro ambito di grande importanza per l’Art Nouveau fu l’architettura. Le stesse linee e forme rese celebri dalla pubblicità e dalla pittura vennero riproposte nella progettazione e nell’arredamento degli edifici. Lo si vede bene nel caso del belga Victor Horta, progettista, nel 1893-1894, dell’Hotel Tessel, a Bruxelles. Horta curò personalmente ogni singolo dettaglio, dalle maniglie delle porte alle vetrate ai mosaici dei pavimenti.

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