La marcia su Roma

Obiettivo prova Invalsi

1Il generale Emanuele Pugliese, comandante della XVI divisione di fanteria di stanza nella capitale, riteneva probabile un tentativo militare da parte dei fascisti e aveva sollecitato, senza successo, l'attenzione dei suoi superiori. 2Il 19 ottobre, Pugliese riceveva dal ministro Soleri l’ordine di organizzare la difesa della capitale sulla base di due criteri difficili da ottemperare simultaneamente: impedire assolutamente l'ingresso dei fascisti nella capitale e cercare di evitare in ogni modo un conflitto tra fascisti ed esercito, che il Re non voleva.

3La forza su cui Pugliese poteva contare a Roma era costituita da 11.000 uomini tra carabinieri e guardia di finanza e guardie regie, più 7.500 reclute. 4A questi si aggiungevano 9500 anziani a piedi, non trascurabili poiché fra essi erano compresi anche cinque battaglioni di alpini di sicura fedeltà.

5Grazie a un rapporto ricevuto la sera del 27 ottobre, le direttive "segrete" della mobilitazione fascista erano pienamente note in ogni dettaglio al governo. Il ministro Taddei autorizzava le forze armate a bloccare i fascisti "con qualunque mezzo". 6Si prevedeva di bloccare le comunicazioni ferroviarie in alcuni nodi chiave dopo il passaggio di 300 fascisti, per frazionarne le forze. 7Veniva quindi deciso il passaggio dei poteri per la tutela dell'ordine pubblico alle autorità militari. 8Ma nella notte tra il 27 e il 28 le notizie che giungevano al Viminale dalle prefetture divenivano sempre più allarmanti: non era la marcia in sé, ma l'insurrezione fascista nelle città ad apparire preoccupante, soprattutto per il cedimento o il vero e proprio tradimento di alcuni corpi dello Stato.

9La situazione descritta dai giornali ai quali i fascisti concessero di uscire, suggeriva l'immagine di un'Italia quasi interamente conquistata dalla insurrezione. 10Il 29 ottobre, sul "Popolo d'Italia", Mussolini cantava vittoria, dando il quadro di un'Italia saldamente in mano alla rivoluzione. 11Era un quadro del tutto falso, ma dal punto di vista di Mussolini costituiva indubbiamente una vittoria il fatto che il tentativo insurrezionale non fosse stato represso.

12Il colpo di scena decisivo fu l'improvviso rifiuto del Re di firmare il decreto dello stato d'assedio. 13Si trattò di un vero e proprio voltafaccia, del tutto imprevisto. 14Il governo rassegnava le dimissioni e il Re avviava le procedure per la formazione di un nuovo esecutivo. 15Mussolini si comportava come arbitro della crisi, il padrone della situazione. 16Nella mattina del 29, un telegramma gli comunicava il conferimento dell'incarico di formare il nuovo governo.

(ridotto da: Gianpasquale Santomassimo, La marcia su Roma, Giunti 2000)

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