Kennedy, il presidente della nuova frontiera

John Fitzgerald Kennedy.

John Fitzgerald Kennedy nasce nel 1917 a Brookeline, in Massachusetts, in una ricca famiglia cattolica discendente da immigrati irlandesi. Giovane brillante, frequenta la prestigiosa università di Harvard. Nel 1941 si arruola volontario e partecipa a varie missioni di guerra nel Pacifico, guadagnandosi numerosi riconoscimenti al valore. Entrato in politica subito dopo la fine del conflitto, viene eletto senatore nel 1952, nelle file del Partito democratico.

Pagina 1/11

Il presidente Kennedy e la moglie Jackie.

Il primo tentativo di presentarsi alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti risale al 1956. Il Partito democratico, però,  gli preferisce un altro candidato, che viene tuttavia sconfitto, mentre si riconferma il repubblicano Eisenhower, che aveva ricoperto la carica di presidente già nei quattro anni precedenti.  Kennedy, intanto, continua a svolgere il suo ruolo di senatore. Durante i lavori del senato, si mette in luce per la critica severa e incessante all’operato dell’amministrazione repubblicana.

Pagina 2/11

John Kennedy parla a un comizio durante la campagna elettorale del 1960.

Kennedy ottiene la candidatura democratica nel 1960. Tra i fattori che determineranno la sua elezione, va senz’altro ricordato il voto della maggioranza dei cittadini afroamericani, allora in fermento per ottenere un’autentica parità di diritti. L’elemento che condiziona maggiormente il successo di Kennedy, però, è molto probabilmente il fascino che il giovane candidato esercita attraverso la televisione, un mezzo di comunicazione che egli riesce a utilizzare alla perfezione. Particolarmente significativi, in questo senso, i faccia a faccia che Kennedy intrattiene sul piccolo schermo con il candidato repubblicano Richard Nixon, nei quali prevale regolarmente ostentando preparazione e sicurezza, e mettendo seriamente in difficoltà il suo impacciato avversario.

Pagina 3/11

John F. Kennedy fotografato mentre tiene un discorso.




In un discorso pronunciato a Los Angeles il 15 luglio 1960, di fronte alla Convention del partito democratico, Kennedy lancia uno slogan che verrà ricordato molto a lungo: quello della nuova frontiera. «I pionieri dei tempi andati […] misero a repentaglio la loro sicurezza, la loro comodità e talvolta le loro stesse vite per costruire un nuovo mondo, qui all’Ovest. […] Il loro motto non era “ciascuno per sé”, ma era “tutti per la causa comune”. […] Qualcuno dirà che quelle lotte sono tutte terminate, che […] sono state vinte tutte le battaglie e che non c’è più una nuova frontiera americana. Io invece […] vi dico che la Nuova Frontiera è qui. […] Al di là si trovano i territori inesplorati della scienza e dello spazio, i problemi irrisolti della pace e della guerra, le sacche non debellate dell’ignoranza e del pregiudizio, le questioni irrisolte della povertà e della sovrapproduzione. Sono convinto che i tempi richiedano nuova inventiva, innovazione, immaginazione, decisione. Io qui chiedo a ciascuno di voi di farsi pioniere di quella Nuova Frontiera». La forte carica ideale e la dimensione del sogno e del futuro, a cui Kennedy farà continuamente riferimento, conquisteranno una larga fetta dell’elettorato americano, contribuendo in maniera determinante alla sua elezione.

Pagina 4/11

Questa immagine, tratta dalla copertina della "Domenica del Corriere", raffigura il passaggio di consegne tra l’ex Presidente, generale Dwight Eisenhower, e il neoeletto John F. Kennedy.

Eletto nel novembre 1960, Kennedy si insedia alla presidenza il 20 gennaio 1961. Moltissimi, ancora oggi, ricordano il suo discorso inaugurale: «Concittadini d’America: non chiedetevi che cosa può fare il vostro paese per voi, chiedetevi che cosa voi potete fare per il vostro Paese. Concittadini del mondo: non chiedetevi che cosa può fare l’America per voi, ma che cosa possiamo fare tutti insieme per la libertà dell’uomo».

Pagina 5/11

Il presidente John F. Kennedy in un discorso pubblico.

Se Kennedy è spesso ricordato per la carica ideale dei suoi discorsi, va anche detto che, da presidente, dovette confrontarsi con situazioni molto più prosaiche e concrete, andando talvolta incontro a significativi insuccessi. La prima importante azione di politica estera in cui si trovò coinvolto, in particolare, si risolse in un disastro. I servizi segreti statunitensi (la CIA) avevano finanziato e organizzato una spedizione militare di esuli cubani, decisi a rovesciare il governo di Fidel Castro. Il 17 aprile 1961, in una località denominata Baia dei porci, sulla costa meridionale dell’isola, fu tentato quindi uno sbarco, che si risolse, però, in un totale fallimento. Gli abitanti del luogo, infatti, contrariamente alle attese degli americani, si mostrarono fedeli al nuovo regime.

Pagina 6/11

Il muro di Berlino, costruito nel 1961, verrà abbattuto nel 1989, in concomitanza con la caduta dei regimi comunisti.

La presidenza Kennedy si svolse nel pieno della guerra fredda: la “pace armata” che per oltre un quarantennio, ha opposto gli Stati Uniti all’Unione Sovietica. Nell’estate del 1961, il teatro del duello tra le due grandi potenze doveva essere Berlino, dove, lungo il confine che separava la parte orientale da quella occidentale della città, il governo comunista, che controllava la zona est, aveva fatto improvvisamente costruire un muro invalicabile. Il muro di Berlino, eretto nella notte  del 13 agosto 1961, sarà per quasi un trentennio il simbolo più evidente della divisione tra il mondo capitalista e quello comunista. Proprio a Berlino ovest, il 26 giugno 1963, Kennedy pronuncerà uno dei suoi discorsi più celebri. «Ich bin ein Berliner» (“Io sono un berlinese”), dirà in quell’occasione, esprimendo la sua solidarietà nei confronti dei berlinesi dell’est, oppressi dal regime comunista.

Pagina 7/11

Kennedy a Berlino ovest con il sindaco Willy Brandt e il cancelliere Konrad Adenauer.

Nel 1962, a Cuba, tecnici e funzionari sovietici iniziarono la costruzione di una serie di postazioni missilistiche, capaci di minacciare direttamente il vicino territorio americano. Le installazioni, però, furono presto scoperte dagli americani, che sottoponevano il territorio cubano a frequenti ricognizioni aeree. Kennedy decise, allora, di reagire. In un discorso televisivo pronunciato il 22 ottobre, il presidente americano annunciò che gli Stati Uniti avrebbero disposto un blocco navale al largo di Cuba, fermando qualunque imbarcazione diretta sull’isola e affondando tutte le navi che avessero rifiutato di arrestarsi.

Pagina 8/11

Kennedy fotografato insieme al leader sovietico Nikita Krusciov.

Colti di sorpresa dalla ferma risposta americana, i sovietici si resero conto dei rischi dell’operazione che si stava compiendo, tali da prospettare la possibilità di un conflitto nucleare. Pertanto, il segretario generale del partito comunista sovietico, Nikita Krusciov, ordinò alle navi russe dirette a Cuba di diminuire la velocità e, quindi, di invertire la rotta. Offrì poi agli USA il ritiro dei missili, in cambio della solenne dichiarazione americana che gli Stati Uniti non avrebbero più tentato di invadere l’isola, né agito per rovesciare il regime di Castro. Per l’Unione Sovietica, si trattò di una capitolazione totale, che segnò l’inizio del declino di Krusciov. Nel 1964, dopo esser stato accusato di aver condotto una politica estera troppo avventata e pericolosa, il leader sovietico fu obbligato a dimettersi dalla carica di segretario del Partito e a ritirarsi a vita privata. Il suo posto fu preso da Leonid Breznev, che avrebbe guidato l’URSS fino al 1982.

Pagina 9/11

Verifica le tue competenze!

Per avviare l’esercitazione, clicca sul Kennedy, il presidente della nuova frontiera qui sotto: la prova comparirà in una nuova finestra del browser. Per rivedere il testo che hai appena esaminato e per consultare gli altri materiali dell’Atlante-Laboratorio, dovrai tornare alla finestra di partenza.

Kennedy, il presidente della nuova frontiera
Pagina 11/11