La musica dei pellegrini
Lungo il cammino i pellegrini medievali imparavano e diffondevano anche la
cultura musicale: modi di cantare e canti devozionali liturgici, di viaggio, danze.
La musica sacra era scritta e tramandata
per le cerimonie religiose e aveva un ruolo ancillare rispetto all’ascolto e alla comprensione della Parola e della preghiera.
Anche le musiche popolari avevano origine liturgica.
I pellegrini, lungo il viaggio, venivano accolti in chiesa con canti e balli sullo stesso ritmo della preghiera.
La messa era tutta cantata e accompagnata musicalmente.
Nel IV secolo si diffusero gli
inni.
In chiesa si suonava solo l’
organo: gli altri strumenti (chitarra moresca, liuto, arpa, flauto traverso di canna, fagioletto - che era uno strumento simile all’ottavino) erano utilizzati fuori dai luoghi sacri.
Fra il X e il XII secolo fiorirono in Italia numerose
associazioni e confraternite laiche il cui scopo era lodare e ringraziare Dio anche attraverso il canto.
Successivamente si formarono gruppi specializzati nel canto delle laudi, detti
Laudesi. La laude aveva una struttura organizzata in ritornelli. Verso la metà del 1200, la laude assume la sua forma definitiva e da canto devozionale a trasmissione orale diventa un tipo di
arte popolare religiosa.
Furono anche prodotti
laudari, libri delle laudi. Ne sono rimasti quasi duecento, ma solo due contengono, oltre ai testi, anche le melodie: il
Cortonese e il
Magliabechiano.
Le laudi, dedicate a Gesù, alla Vergine e ai santi, si basavano su testi in latino, ma essendo redatti in volgare - comprensibile a tutti i fedeli - ebbero grande diffusione presso il popolo.
(Il brano che hai ascoltato è "Dum Pater Familias", The Soil Bleeds Black, www.soilbleedsblack.com)