ROMA DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA

II millennio a.C.

I LATINI SI INSEDIANO NEL TERRITORIO DEL LAZIO

I LATINI SI INSEDIANO NEL TERRITORIO DEL LAZIO

Nel corso del II millennio a.C. si stanziarono in Italia le prime popolazioni indoeuropee. I Latini, nel Lazio, fondarono i loro villaggi sulle colline. Coltivavano orzo e farro e si dedicavano all’allevamento che era l’attività più importante, come ci testimonia l’etimologia del termine latino pecunia, che significa denaro e deriva proprio da pecus, gregge.
La città principale dei Latini era Alba Longa, oggi Castel Gandolfo, centro alle porte di Roma. Il mito racconta che fu fondata da Ascanio, il figlio di Enea scampato alla distruzione di Troia.

X-IX secolo a.C.

I PRIMI VILLAGGI SU PALATINO, CAMPIDOGLIO E QUIRINALE

I PRIMI VILLAGGI SU PALATINO, CAMPIDOGLIO E QUIRINALE

Nell’VIII secolo ad Alba Longa viene fondata la federazione latina, un’alleanza religiosa. Ne facevano parte anche sette villaggi che sorgevano su altrettanti colli vicino al Tevere.
Questi sette villaggi strinsero un’alleanza nota come Settimonzio e in seguito si unificarono per formare un’unica città. Quello che sorse sul Palatino, di fronte all’isola Tiberina, fu il primo nucleo della città di Roma. In quel punto passava anche la via Salaria, che collegava le saline di Ostia all’Appennino, e poco distante la foce del Tevere era un ottimo approdo per le navi.

753 a.C.

FONDAZIONE DI ROMA

FONDAZIONE DI ROMA

La leggenda tramanda il 21 aprile 753 a.C. come giorno in cui i due gemelli Romolo e Remo decidono di fondare una città, nel punto esatto in cui anni prima Amulio li aveva abbandonati, dopo aver fatto uccidere la madre Rea Silva.
I due, allattati da una lupa, erano cresciuti e avevano ucciso Amulio, restituendo Alba Longa al legittimo sovrano. Romolo, prescelto dagli dèi, tracciò un solco per delimitare i confini della nuova città; Remo, geloso, li oltrepassò e venne ucciso dal fratello, che diventerà il primo re di Roma.
Il calendario romano inizia a contare i giorni proprio da quel 21 aprile 753 a.C.

509 a.C.

CACCIATA DEI RE ETRUSCHI E INIZIO DELLA REPUBBLICA

CACCIATA DEI RE ETRUSCHI E INIZIO DELLA REPUBBLICA

Secondo la tradizione, tra il 753 e il 509 a.C. Roma fu governata da una monarchia. Il titolo di re era elettivo e conferiva un potere assoluto. Il re assumeva il comando militare in tempo di guerra e garantiva l’ordine pubblico in tempo di pace; era legislatore e capo religioso, giudice e tesoriere della città.
La leggenda racconta che i re di Roma furono sette: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Gli ultimi tre re furono di origine etrusca. Nel 509 a.C. il popolo depose Tarquinio il Superbo, considerato un tiranno, e instaurò la Repubblica.

494 a.C.

SECESSIONE DELLA PLEBE SUL COLLE AVENTINO

SECESSIONE DELLA PLEBE SUL COLLE AVENTINO

I plebei non avevano alcun diritto, ma con lo sviluppo economico e l’espansione territoriale divennero più forti e cominciarono ad avanzare rivendicazioni precise con il metodo della secessione: si rifiutavano di lavorare o di prestare il servizio miliare e abbandonavano in massa la città.
Nel 494 a.C. si concluse la prima secessione, grazie all’intervento del senatore Menenio Agrippa. Venne costituito il concilio della plebe, un’assemblea che eleggeva i due tribuni della plebe che avevano diritto di veto sui provvedimenti di Senato e Magistratura e difendevano i cittadini arrestati o puniti ingiustamente.

450 a.C.

LEGGI DELLE XII TAVOLE

LEGGI DELLE XII TAVOLE

Nel 450 a.C. fu varato il primo codice di leggi scritte della storia romana. A chiederlo fu la plebe, per tutelarsi dalle interpretazioni faziose a cui si prestavano le leggi fino ad allora tramandate oralmente. Le leggi furono incise su dodici tavole di bronzo ed esposte nel Foro. Alla loro compilazione lavorarono dieci magistrati speciali detti decemviri, che erano sia patrizi che plebei.
Le Leggi delle XII Tavole rappresentano un primo passo verso l’uguaglianza giuridica tra le varie parti della popolazione. Questo accordo fu la forza dello Stato che si mantenne unito proprio grazie a esso.

445 a.C.

I MATRIMONI MISTI TRA PATRIZI E PLEBEI

I MATRIMONI MISTI TRA PATRIZI E PLEBEI

I concili della plebe cominciarono a deliberare in merito a diverse questioni, su richiesta dei tribuni. I plebei ricchi chiedevano di ricoprire le cariche dei patrizi e accedere alla vita politica; i più poveri avanzavano richieste di carattere economico, come la redistribuzione delle terre sottratte ai nemici sconfitti.
Nel 445 a.C. una legge abolì il divieto di contrarre matrimoni misti tra patrizi e plebei.

367 a.C.

LEGGI LICINIE-SESTIE

LEGGI LICINIE-SESTIE

Nel 367 a.C. le leggi Licinie-Sestie estesero l’accesso al Consolato, e quindi al Senato, anche ai plebei; nel 300 a.C. accadde la stessa cosa per i collegi sacerdotali.

326 a.C.

LA SCHIAVITÙ PER DEBITI

LA SCHIAVITÙ PER DEBITI

Nel 326 a.C. venne finalmente limitata la schiavitù per debiti.

287 a.C.

LEGGE ORTENSIA: I PLEBISCITI HANNO VALORE DI LEGGE

LEGGE ORTENSIA: I PLEBISCITI HANNO VALORE DI LEGGE

Tutte queste deliberazioni vincolavano però solo la plebe, perché non erano riconosciute dallo Stato. Di conseguenza, per circa due secoli si venne a creare una situazione molto difficile, perché i plebei costituivano a tutti gli effetti uno Stato nello Stato.
Solo con la Legge Ortensia del 287 a.C. i plebisciti ebbero valore di legge per tutta la comunità.