I Romani conquistano la Palestina

Nel 63 a.C. i Romani conquistarono e occuparono la regione della Palestina. Il territorio fu sottoposto a un controllo indiretto perché affidato al governo di un sovrano locale che lo amministrava per conto di Roma. I Romani elessero re Erode detto il Grande (73-4 a.C.), un loro vicino collaboratore. Fu sotto il suo regno, nella città di Betlemme e durante l’impero di Augusto, che nacque Gesù.

A Betlemme nasce Gesù

Gesù (in ebraico, “Dio è salvezza”) nacque a Betlemme sotto il regno di Erode e quando era imperatore Augusto. Crebbe a Nazareth, in Galilea, e da lì partì una volta compiuti i trent’anni per iniziare la sua predicazione. Oggi la maggior parte del mondo considera la data della sua nascita l’anno 0 della storia dell’uomo, cioè il punto di riferimento per il computo dei secoli.
Gesù non ha lasciato nessuno scritto autografo ma è possibile ricostruire la sua vita attraverso la testimonianza dei Vangeli e gli scritti di storici giudaico-romani contemporanei o di poco posteriori come Plinio il Giovane (61-113) e Giuseppe Flavio (37-100) che citano i discepoli di Gesù o Gesù stesso nelle loro opere.

Sotto il principato di Tiberio Gesù viene crocifisso

I Vangeli ci raccontano che Gesù morì in croce all’età di 33 anni, cioè sotto il principato di Tiberio. Fu condannato alla pena della crocifissione: i Giudei del sinedrio lo accusarono di eresia e il funzionario romano Ponzio Pilato lo giudicò colpevole di mettere il popolo contro Roma perché predicava di obbedire solo a Dio. Probabilmente Pilato l’avrebbe liberato, ma lo condannò per evitare una rivolta.
Tre giorni dopo la morte, il corpo di Gesù era sparito dal sepolcro. I discepoli diffusero la voce che Egli era apparso loro dicendogli di essere resuscitato: Gesù era quindi il Messia atteso dagli Ebrei, e iniziarono a diffonderne gli insegnamenti.

Inizio della predicazione di Paolo di Tarso

Gli apostoli diffusero il messaggio di Gesù e raccolsero proseliti in tutta l’area mediterranea. Nel 44 d.C. iniziò a predicare il Vangelo anche Paolo di Tarso. Paolo era ebreo e aveva perseguitato i cristiani, ma si era convertito per intervento divino. Capì l’universalità del messaggio evangelico e convinse Pietro a mandarlo “in missione” presso le comunità greco-romane del Mediterraneo orientale. Fondò diverse chiese (Corinto, Efeso) alle quali inviò poi lettere in cui predicava a tutti la salvezza mediante la fede.
Il cristianesimo attecchì inizialmente tra gli strati più umili della società perché offriva ai poveri e agli ultimi la possibilità di riscattare la loro condizione.

I discepoli di Gesù scrivono i Vangeli

I Vangeli furono scritti dagli apostoli di Gesù dopo la sua morte; la datazione esatta è probabilmente tra il 50 e il 100 d.C.
La parola vangelo deriva dal greco e significa “buona novella”. La Chiesa riconosce come autentici solo i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma nell’antichità circolarono diversi vangeli che non sono entrati a far parte del Nuovo Testamento.
La “buona novella” è l’annuncio del regno di Dio. Gesù è il Cristo, cioè l’“unto dal Signore”, il Messia, ed è venuto a proclamare la volontà divina: è lui dunque l’esempio da seguire per guadagnarsi in vita la vita eterna.

A Roma si diffondono i culti di Iside e Mitra

Contemporaneamente al cristianesimo, si diffusero a Roma altri culti orientali.
Iside, la dea egiziana, aveva diversi seguaci. Il culto era aperto solo agli iniziati che avevano passato prima un periodo a purificarsi e a prepararsi. I fedeli credevano che dopo la morte sarebbero tornati in vita, come era successo a Osiride, il cui corpo fatto a pezzi da Seth era stato poi ricomposto dalla stessa Iside.
Oltre a Iside, veniva venerato anche il dio Mitra. Il suo era un culto antichissimo, nato in India nel III secolo a.C. I seguaci erano spesso confusi con i cristiani perché come loro credevano nell’eternità dell’anima. Il mitraismo, però, escludeva le donne e rivelava le sue verità solo agli iniziati.

Nerone accusa i cristiani di aver incendiato Roma

Nel 64 d.C. a Roma scoppia un terribile incendio. Per scagionarsi dalle colpe che molti gli attribuiscono, Nerone accusa i cristiani di essere i responsabili. Era facile prendersela con loro, perché circolavano molte dicerie e pregiudizi sul loro conto: i Romani non comprendevano la vita isolata delle prime comunità né il significato del rito dell’eucarestia (la simbolica distribuzione ai fedeli “del corpo e del sangue” di Cristo), dicevano che fossero pigri, che portassero divisione in famiglia e praticassero l’infanticidio e culti strani e misteriosi. Era dunque frequente che, nei periodi di crisi, i cristiani diventassero un bersaglio sociale.

Guerra contro i Giudei

Nel 70 a.C. i Giudei si ribellarono alle autorità romane e scoppiò la guerra. A quel tempo la Palestina era abitata da diverse sette: gli esseni, monaci che vivevano nel deserto aspettando la venuta del Messia; i farisei, cioè i “separati”, che si distinguevano dagli altri professandosi i veri seguaci delle Scritture; i sadducei, sacerdoti legati all’antica legge mosaica; gli zeloti che si opponevano ai Romani.
Di tutte queste sette, alla fine della guerra rimasero solo i farisei. Furono loro i protagonisti della grande diaspora, la migrazione di popolo a cui gli Ebrei furono costretti dopo la presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio.

Leggi speciali contro i cristiani

Molti imperatori perseguitarono i cristiani. Si trattò tuttavia di episodi legati all’iniziativa di qualche governante o suscitati dal popolo che temeva fossero pericolosi per lo Stato. Le persecuzioni non furono continuative, e i cristiani godettero anche di momenti di pace e tolleranza. Le prime leggi speciali contro di loro vennero emesse solo a partire dal III secolo: da allora infatti si puntò esplicitamente alla loro eliminazione.

L’imperatore Diocleziano ordina l’ultima persecuzione contro i cristiani

Nel 303 d.C. Diocleziano ordinò l’ultima persecuzione contro i cristiani. La repressione fu violenta ma nemmeno questa volta riuscì a fermare la diffusione del cristianesimo. I perseguitati si comportarono sempre da martiri, accettando le torture e le violenze senza opporre resistenza così come aveva fatto Gesù di fronte ai suoi accusatori.
Ma perché tanto odio nei confronti dei cristiani? I cristiani erano monoteisti e si rifiutavano di adorare gli dei romani; si rifiutavano anche di prestare il servizio militare perché la loro etica era contraria alla guerra. Ma la cosa più grave era che non riconoscevano la divinità dell’imperatore: per i Romani questo equivaleva a ribellarsi apertamente allo Stato.