Attenzione! Attenzione! Complimenti!

Attenzione!

Prova di ITALIANO cl 2ª

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Leggi il brano con attenzione.

LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A1 Rileggi la frase evidenziata, poi segna le due risposte che descrivono che cosa c’è tra Giulio e l’albero.
A. C’è un legame silenzioso ma molto forte.
B. Non c’è nessun legame.
C. C’è un rapporto di rispetto reciproco.
D. C’è un’intesa profonda.
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A2 Quale espressione puoi usare al posto di «nei paraggi»?
A. In città
B. Nei dintorni
C. Nel bosco
D. Negli ultimi mesi
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A3 Le altre piante erano «un pianto», cioè
A. erano tutti salici piangenti.
B. provocavano un’allergia a Giulio.
C. erano talmente miseri che facevano venire da piangere.
D. quando il vento li scuoteva sembrava che piangessero.
A3.1 Scrivi negli spazi le tre espressioni usate per descrivere le altre piante del giardino, nello stesso ordine usato nel brano.
__, __, __
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A4 Che cosa faceva il vento alle altre piante?
A. Le muoveva dolcemente.
B. Le attraversava urlando.
C. Le faceva piangere.
D. Strappava loro le foglie come se fossero le penne di un pollo.
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A5 Segna se le affermazioni sono VERE o FALSE.

Il grande albero…
VEROFALSO
1. ha i rami robusti.
2. ha il tronco altissimo.
3. ha il tronco molto largo.
4. resiste al tempo e alle tempeste.
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A6 Che cosa sono le «strade di legno»?
A. I sentieri che partono dall’albero.
B. I nidi degli uccelli.
C. Le assi della casa sull’albero.
D. I percorsi fatti dagli animali lungo le radici, il tronco e i rami dell’albero.
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A7 Giulio voleva costruire una casetta
A. nel punto dove i rami del grande albero si dividevano.
B. tra le radici del grande albero.
C. sul ramo più alto del grande albero.
D. intorno al tronco del grande albero.
A7.1 Trascrivi sui puntini la frase che ti ha permesso di rispondere.
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LA CASA SULL’ALBERO

Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A8 Che cosa rispondeva il nonno quando Giulio gli chiedeva di costruirgli una casetta sull’albero?
A. Non c’è abbastanza spazio tra i rami dell’albero.
B. Te la costruirò domenica!
C. Vedremo…
D. Non ho tempo.
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Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A9 Che cosa porta con sé il nonno per costruire la casetta?
A. Chiodi, tavole e corde.
B. Tavole, pennelli e barattoli di vernice.
C. Martello, trapano e una scala.
D. Scatole, chiodi e tavole.
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Tra lui e quell’albero c’era qualcosa: un’intesa, una corrente, silenziosa come le radici che scavano in profondità e ti arrivano sotto i piedi e tu neanche te ne accorgi, però ci sono. Intanto era l’unico vero albero rimasto nei paraggi. Intendiamoci, ce n’erano altri, ma più che piante erano un «pianto»: alberelli, bastoncini, fili d’erba cresciutelli che il vento strappava e spennava come pollastrelli.
Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
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Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A10 Che cosa significa che il cuore di Giulio «dava martellate sotto la maglietta»?
A. Il cuore di Giulio batteva piano piano.
B. Giulio aveva mal di stomaco.
C. Giulio sentiva dolore al petto.
D. Il cuore di Giulio batteva forte, come un martello.
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Nel giardino della casa di Giulio c’era un grande albero.
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Lui invece era enorme: aveva resistito al tempo e alle tempeste. Aveva rami robusti per tagliare il vento e farlo urlare. Aveva ospitato su quelle strade di legno generazioni di passerotti, formiche, lumache e cicale.
Il tronco non era alto ma possente, e per abbracciarlo bisognava essere in due.
All’inforcatura dei rami c’era tanto spazio da poterci costruire una casetta.
– Quando me la costruisci, nonno? – chiedeva Giulio da molto tempo.
– Vedremo...
– Tu dici sempre «vedremo» ma io non la vedo mai.
Finché una domenica…
– Ecco gli attrezzi… – aveva mormorato il nonno uscendo in giardino con chiodi, tavole, corde.
Giulio seguiva attento ogni sua mossa mentre il cuore gli dava le martellate sotto la maglietta.
Il nonno cominciò dal fondo e, accostate cinque tavole, le inchiodò con due assi di traverso: era il pavimento, e si incastrò perfettamente alla base dei rami.
Quattro assi verticali fissate agli angoli reggevano il parapetto e davano stabilità alla costruzione.
Una scaletta di corda completava l’opera.
Era bellissima quella casa sull’albero. Giulio schizzò su e ringraziò il nonno dall’alto.

Marco Moschini, I rapatori di teste, Raffaello
A11 In quale ordine il nonno di Giulio compie le azioni indicate?
A.  Fa il parapetto con quattro assi verticali.
Accosta cinque tavole.
Inchioda le tavole con due assi di traverso per fare il pavimento.
Fissa una scaletta di corda.
B. Fissa una scaletta di corda.
Fa il parapetto con quattro assi verticali.
Accosta cinque tavole.
Inchioda le tavole con due assi di traverso per fare il pavimento.
C. Accosta cinque tavole.
Inchioda le tavole con due assi di traverso per fare il pavimento.
Fa il parapetto con quattro assi verticali.
Fissa una scaletta di corda.
D. Accosta cinque tavole.
Inchioda le tavole con due assi di traverso per fare il pavimento.
Fissa una scaletta di corda.
Fa il parapetto con quattro assi verticali.
B1 In quale dei seguenti gruppi le parole sono scritte tutte correttamente?
A. Andò - verrò - sù.
B. Qua - meno - piu.
C. Città - però - sta.
D. Così - caffe - perche.
B2 Leggi le parole, poi forma tre gruppi mettendo insieme le parole che appartengono alla stessa categoria.

scrivere • coccodrillo • partire • felice • meccanico • dare • noioso • penna • divertente
B3 Leggi la frase e segna con una X le parole che sono articoli.

Una mattina io e i miei amici abbiamo visto un istrice vicino alla scuola.
A. Una - io - alla.
B. e - un - alla.
C. Io - miei - vicino.
D. Una - i - un.
B4 In ogni gruppo, segna l’aggettivo che non è adatto al nome.
1. STRADA
A. tortuosa
B. magra
C. diritta
D. ripida
2. DOTTORESSA
A. preparata
B. gentile
C. giovane
D. alto
3. LEONE
A. maestoso
B. africano
C. insipido
D. vecchio
4. CIELO
A. timido
B. limpido
C. azzurro
D. coperto
B5 Leggi la frase e segna con una X l’azione che compie la farfalla.

Luca osserva gli insetti nel suo giardino: l’ape si posa su un fiore, la coccinellacammina lungo una foglia e la farfalla svolazza allegra di qua e di là.
A. Si posa.
B. Osserva.
C. Svolazza.
D. Allegra.
B6 Segna in ogni gruppo le frasi con le CONGIUNZIONI corrette.
1. GRUPPO 1
A. Siamo riusciti a prendere il treno ANCHE SE eravamo in ritardo.
B. Siamo riusciti a prendere il treno AFFINCHÉ eravamo in ritardo.
C. Siamo riusciti a prendere il treno COSÌ CHE eravamo in ritardo.
D. Siamo riusciti a prendere il treno EPPURE eravamo in ritardo.
2. GRUPPO 2
A. Sara si è arrabbiata DATO CHE tutti la prendevano in giro.
B. Sara si è arrabbiata QUALORA tutti la prendevano in giro.
C. Sara si è arrabbiata SEBBENE tutti la prendevano in giro.
D. Sara si è arrabbiata POICHÉ tutti la prendevano in giro.
B7 Tra le seguenti frasi, qual è la frase minima?
A.
Il gatto dorme sul cuscino.
B.
Il gatto dorme.
C.
Il gatto di Lola dorme.
D.
Il gatto dorme e sogna.