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Prova di ITALIANO cl 5ª

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LA MINIERA






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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A1 PARTE A Che cosa intende Giulia dicendo di essere un’intellettuale, mentre Arianna non lo è?
Vuol dire che lei usa termini più ricercati di quelli che utilizza Arianna
Vuol dire che riflette prima di agire molto più di Arianna
A1.1 PARTE B Quali aggettivi userebbe quindi Arianna, e quali Giulia, tra le coppie elencate? Rispondi scegliendo A oppure G.
AG
1. Divertente.
2. Caratteristico.
3. Variopinto.
4. Timido.
5. Dilettevole.
6. Speciale.
7. Colorato.
8. Riservato.
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A2 Con cosa potresti sostituire la parola «appunto» che trovi alla riga 6?
A. Però.
B. Infatti.
C. Poi.
D. Poiché.
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Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A3 La storia della miniera:
A. viene narrata in una giornata di giugno.
B. si svolge nel momento in cui è narrata.
C. si è svolta in una giornata di giugno.
D. viene raccontata a Giulia in una giornata di giugno.
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A4 Quali sono i ricordi di Giulia legati alla mattina di giugno? Riordina le parti della frase.
1.
cioè luce e buio
2.
come suoni e odori,
3.
 i suoi ricordi
4.
e in particolare
5.
il contrasto
6.
esperienze sensoriali
7.
riguardano
8.
tra esterno e interno,
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
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A5 Rispondi
1. PARTE A Rileggi le righe 11-14. Che tipo di figura retorica sta cercando Giulia?
A. Una similitudine.
B. Una metafora.
C. Un’anafora.
D. Un’allitterazione.
2. PARTE B Quale di queste espressioni può completare la frase alla riga 13?
A. una stanza poco illuminata.
B. le profondità della Terra.
C. una notte senza luna.
D. una miniera abbandonata.
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A6 Rileggi le righe 18-22 e poi segna se l’affermazione è VERA o FALSA.
VEROFALSO
1. La miniera è formata da un’unica diramazione.
2. Le stalle degli asini si trovano vicino alla prima diramazione.
3. Gli asini dormivano sottoterra e lavoravano all’aperto.
4. Gli asini si perdevano nella miniera e non sapevano uscire.
5. Gli animali trascorrevano la vita a lavorare in miniera.
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A7 Quale di queste reazioni esprime l’«addolorato raccapriccio» (riga 23) dei bambini?
A.
B.
C.
D.
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A8 Perché Giulia non ha bisogno di girarsi quando viene toccata sul braccio?
A. Perché Arianna è di fronte a lei.
B. Perché riconosce Arianna dal tocco.
C. Perché Arianna le sta già parlando.
D. Perché aveva già incontrato Arianna quel giorno.
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A9 Il verbo «serrare» (riga 25) significa:
A. sfiorare.
B. accarezzare.
C. chiudere a chiave.
D. stringere.
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A10 Quando Giulia incontra Arianna, è:
A. arrabbiata.
B. entusiasta.
C. stupita.
D. dispiaciuta.
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A11 Perché Arianna si trova alla miniera? Rispondi.
Perché si stava annoiando nella sua classe e decide di andare a trovare Giulia
Perché ha già finito le lezioni alla sua scuola e voleva andare a trovare Giulia
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A12 Rileggi le righe 31-32. Qual è il significato della frase di Massimo?
A. «Non puoi svolgere la ricerca mentre chiacchieri!»
B. «Se chiacchieri e non segui non sarai in grado di svolgere la ricerca!»
C. «Se continui a chiacchierare non ti farò svolgere la ricerca!»
D. «Se domani chiacchieri non avrai tempo di svolgere la ricerca!»
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A13 PARTE A Rileggi le righe 34-37 e rispondi.
Indica a che cosa non riescono a rinunciare Giulia e Arianna quando sono vicine:
A. a ridere
B. a chiacchierare
A13.1 PARTE B Quale altro paragone potrebbe fare Giulia per spiegare la tentazione di chiaccherare con Arianna?
A. Come ricevere un regalo e non aprirlo.
B. Come avere dei compiti e non farli.
C. Come essere un atleta e non riposarsi.
D. Come trovare un rifiuto e non raccoglierlo.
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A14 Il contesto della visita alla miniera è:
A. pauroso.
B. fantastico.
C. realistico.
D. fantascientifico.
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Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A15 Riordina le frasi che riassumono ciascuna parte del racconto.
1.
Giulia racconta le sue sensazioni all’ingresso della miniera
2.
Giulia descrive la sua amicizia con Arianna
3.
 Giulia ascolta la spiegazione sulla miniera e all’improvviso arriva Arianna
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1Sono nata in giugno. Perciò tutte le cose mitiche mi succedono in giugno. Ècosì. Deve essere una legge di natura.Anche Arianna è nata in giugno. Anche a lei tutte le cose mitiche succedonoin giugno. Però lei direbbe «carine», non mitiche.Arianna non è un’intellettuale. L’intellettuale sono io.La storia della miniera – che riguarda tutte e due – iniziò, appunto, in unacalda giornata di giugno.Di quella mattina ricordo il sudore sotto le ascelle, l’odore di erba e polveree – soprattutto – la luce. Trafiggeva il bulbo degli occhi e ti arrivava dritta alcervello facendolo piacevolmente sfrigolare.Quando, con la mia classe, entrai nella miniera, fui colpita dal contrasto: ve-nendo dal sole, quelle gallerie sembravano fredde come la ghiacciaia di unobitorio e buie come… come…Come che?Difficile trovare paragoni azzeccati, specialmente quando ne cerchi uno cheti metta i brividi addosso. L’oscurità nella miniera era densa e nebbiosa,ispessita dalla fioca luce delle lampadine. Aveva odore di muffa e di roccia.2Massimo, l’insegnante della 5aC, si era fermato davanti alla prima dirama-zione per indicarci quelle che un tempo erano state le stalle degli asini.«I poveri animali mangiavano e dormivano sottoterra. Lavoravano diciottoore al giorno per trascinare i vagoni col minerale e – sapete – una volta entratinella miniera non ne uscivano più finché erano in vita».Mentre fra tutti noi si diffondeva un «oh» di addolorato raccapriccio, io misentii afferrare il braccio. Non avevo bisogno di girarmi per sapere di chi fos-sero le dita freddoline che mi serravano il gomito.«Hai sentito?» sussurrò Arianna. «Non è orribile?»«Ma che ci fai qui? Come mai non sei…»«La nostra scuola è già in vacanza e io ho deciso di venirti a trovare. È statofacile entrare».3«Ehi, laggiù, Giulia! Se chiacchieri tutto il tempo come la svolgi la ricercadomani?»Massimo era un tipo abbastanza accomodante ma non amava che sichiacchierasse mentre lui parlava. E per me e Arianna, essere vicine e nonchiacchierare era impossibile. Come andare al cinema con un pacco dipop-corn e non aprirlo. O avere in mano un biglietto gratta-e-vinci e nongrattarlo. O essere uccelli e non volare. Forse era per questo che facevamoin modo di vederci da sole, fuori. Non ricordavo neppure se ci eravamo giàincontrate di fronte a un adulto.Per me e Arianna stare insieme era l’unica forma di vita decente su questaTerra e gli adulti non capiscono cose del genere.
Riad. da Silvana Gandolfi, L'isola del tempo perso, Salani
A16 Leggi le frasi riferite al racconto e per ciascuna segna se l’affermazione è VERA o FALSA.
VEROFALSO
1. La visita in miniera si svolge in una giornata calda e soleggiata.
2. La miniera è un luogo cupo e inquietante.
3. Gli asini vivevano una bella vita all’interno della miniera.
4. Giulia frequenta la stessa scuola di Arianna.
5. Massimo insegna nella classe di Arianna.
6. Massimo non ama che si chiacchieri durante una spiegazione.
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PARTE 1Un’unità di misura è un campione di riferimento utilizzato per misurare tutte legrandezze dello stesso tipo. Per esempio il campione del kg è un piccolo ci-lindro di platino-iridio conservato all’Archivio internazionale dei pesi e delle mi-sure di Sèvres (Francia).Però c’è un problema: questi campioni non sono immutabili ma sono oggettiche, anche se in modo impercettibile, cambiano con il tempo. Il cilindro delchilogrammo, per esempio, ha perso circa 50 microgrammi in 130 anni. Po-chissimo, certo, ma… non pesa più un chilogrammo preciso! Altro esempio:fino al 1956 il secondo corrispondeva alla 86.400esima parte del giorno solaremedio (il tempo in cui, dalla Terra, vediamo il Sole tornare alla stessa altezzanel cielo). Ma poiché la rotazione del nostro pianeta continua a rallentare, dal1967 si è deciso di calcolare il secondo con un orologio atomico.Gli scienziati, sempre alla ricerca di modelli super-precisi per le unità di misura,li hanno trovati nelle «costanti universali».Bene, che cosa sono? Ce lo spiega Ugo Conte, ingegnere aerospaziale: «Sononumeri che descrivono la natura e prevedono i comportamenti di alcuni fenomenifisici. Sono molto precisi perché non possono essere superati o cam-biati». Una di queste è la costante di Planck, con cui gli studiosi hannosostituito il «vecchio» chilogrammo di platino-iridio. «Per capire che cos’è,pensate a un immaginario mattoncino Lego fatto di energia: se ne mettete unosopra l’altro potreste costruire una torre infinita. Quel mattoncino è la costantedi Planck, che genera energia elettrica equivalente a un kg». La barra di platino-iridio usata finora per definire il metro è già stata sostituita con un’altracostante: il tempo che impiega la luce nel vuoto a percorrerla. Non c’è niente,infatti, al mondo, che corre più veloce della luce!
B1 Le unità di misura sono in genere:
A. concetti astratti.
B. esperienze di vita.
C. oggetti.
D. esperimenti scientifici.
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PARTE 1Un’unità di misura è un campione di riferimento utilizzato per misurare tutte legrandezze dello stesso tipo. Per esempio il campione del kg è un piccolo ci-lindro di platino-iridio conservato all’Archivio internazionale dei pesi e delle mi-sure di Sèvres (Francia).Però c’è un problema: questi campioni non sono immutabili ma sono oggettiche, anche se in modo impercettibile, cambiano con il tempo. Il cilindro delchilogrammo, per esempio, ha perso circa 50 microgrammi in 130 anni. Po-chissimo, certo, ma… non pesa più un chilogrammo preciso! Altro esempio:fino al 1956 il secondo corrispondeva alla 86.400esima parte del giorno solaremedio (il tempo in cui, dalla Terra, vediamo il Sole tornare alla stessa altezzanel cielo). Ma poiché la rotazione del nostro pianeta continua a rallentare, dal1967 si è deciso di calcolare il secondo con un orologio atomico.Gli scienziati, sempre alla ricerca di modelli super-precisi per le unità di misura,li hanno trovati nelle «costanti universali».Bene, che cosa sono? Ce lo spiega Ugo Conte, ingegnere aerospaziale: «Sononumeri che descrivono la natura e prevedono i comportamenti di alcuni fenomenifisici. Sono molto precisi perché non possono essere superati o cam-biati». Una di queste è la costante di Planck, con cui gli studiosi hannosostituito il «vecchio» chilogrammo di platino-iridio. «Per capire che cos’è,pensate a un immaginario mattoncino Lego fatto di energia: se ne mettete unosopra l’altro potreste costruire una torre infinita. Quel mattoncino è la costantedi Planck, che genera energia elettrica equivalente a un kg». La barra di platino-iridio usata finora per definire il metro è già stata sostituita con un’altracostante: il tempo che impiega la luce nel vuoto a percorrerla. Non c’è niente,infatti, al mondo, che corre più veloce della luce!
B2 Segna se l’affermazione è VERA o FALSA. Il campione del kg:
VEROFALSO
1. è un’unità di misura.
2. pesa ancora un chilogrammo.
3. è una costante universale.
4. ha cambiato peso nel tempo.
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B3 Per spiegare la costante di Planck, l’ingegnere utilizza:
A. una metafora.
B. un esperimento.
C. una citazione.
D. un proverbio.
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B4 PARTE A Completa le frasi.
B4.1 PARTE B Che cosa è cambiato con queste sostituzioni?
A. L’unità di misura è diversa.
B. Il campione di riferimento è immutabile.
C. Si è passati a un altro sistema di misurazione.
D. Si misurano altri valori rispetto a prima.
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PARTE 1Un’unità di misura è un campione di riferimento utilizzato per misurare tutte legrandezze dello stesso tipo. Per esempio il campione del kg è un piccolo ci-lindro di platino-iridio conservato all’Archivio internazionale dei pesi e delle mi-sure di Sèvres (Francia).Però c’è un problema: questi campioni non sono immutabili ma sono oggettiche, anche se in modo impercettibile, cambiano con il tempo. Il cilindro delchilogrammo, per esempio, ha perso circa 50 microgrammi in 130 anni. Po-chissimo, certo, ma… non pesa più un chilogrammo preciso! Altro esempio:fino al 1956 il secondo corrispondeva alla 86.400esima parte del giorno solaremedio (il tempo in cui, dalla Terra, vediamo il Sole tornare alla stessa altezzanel cielo). Ma poiché la rotazione del nostro pianeta continua a rallentare, dal1967 si è deciso di calcolare il secondo con un orologio atomico.Gli scienziati, sempre alla ricerca di modelli super-precisi per le unità di misura,li hanno trovati nelle «costanti universali».Bene, che cosa sono? Ce lo spiega Ugo Conte, ingegnere aerospaziale: «Sononumeri che descrivono la natura e prevedono i comportamenti di alcuni fenomenifisici. Sono molto precisi perché non possono essere superati o cam-biati». Una di queste è la costante di Planck, con cui gli studiosi hannosostituito il «vecchio» chilogrammo di platino-iridio. «Per capire che cos’è,pensate a un immaginario mattoncino Lego fatto di energia: se ne mettete unosopra l’altro potreste costruire una torre infinita. Quel mattoncino è la costantedi Planck, che genera energia elettrica equivalente a un kg». La barra di platino-iridio usata finora per definire il metro è già stata sostituita con un’altracostante: il tempo che impiega la luce nel vuoto a percorrerla. Non c’è niente,infatti, al mondo, che corre più veloce della luce!
B5 Completa le affermazioni dell’ingegner Conte.
1.
Una costante universale è un che descrive la natura e prevede i di alcuni fenomeni fisici!
2.
La di Planck è come un mattoncino Lego, che genera energia elettrica a un kg!
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LE MISURE PIÙ STRANE






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PARTE 2PIEDE REALENell’VIII secolo l’imperatore dei Franchi Carlo Magno, fece diffondere in tuttol’impero un campione del suo piede, per uniformare le unità di misura dellalunghezza, che all’epoca erano diversi da una città all’altra.STADIODefinita per tradizione da Ercole, era la lunghezza della pista per gli atleti,ma aveva misure diverse in ogni regione della Grecia: da 150 a 300 metri.IUGEROSuperficie di un campo arato da un coppia di buoi in una giornata di lavoro,pari a circa 2.519,9 m2.MIGLIO ROMANOMille passi di una legione in marcia.DISTANZA DI MUGGITOFino al 1947, in Lettonia, era la distanza dalla quale si sentiva il verso di unamucca.IARDAEquivaleva alla distanza tra la punta del naso e il pollice del re inglese del Xsecolo Enrico I.VISTA A PANCIA DI CAVALLOPer i nativi americani (XIX secolo) era la distanza fino alla quale potevanospiare stando accovacciati sotto la pancia del proprio cavallo.
Da Focus Junior, maggio 2019
B6 Le bizzarre unità di misura di cui hai letto:
A. non sono mai state utilizzate.
B. erano basate su elementi ed esperienze concrete.
C. si riferiscono a concetti astratti.
D. sono quelle attualmente in uso.
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PARTE 2PIEDE REALENell’VIII secolo l’imperatore dei Franchi Carlo Magno, fece diffondere in tuttol’impero un campione del suo piede, per uniformare le unità di misura dellalunghezza, che all’epoca erano diversi da una città all’altra.STADIODefinita per tradizione da Ercole, era la lunghezza della pista per gli atleti,ma aveva misure diverse in ogni regione della Grecia: da 150 a 300 metri.IUGEROSuperficie di un campo arato da un coppia di buoi in una giornata di lavoro,pari a circa 2.519,9 m2.MIGLIO ROMANOMille passi di una legione in marcia.DISTANZA DI MUGGITOFino al 1947, in Lettonia, era la distanza dalla quale si sentiva il verso di unamucca.IARDAEquivaleva alla distanza tra la punta del naso e il pollice del re inglese del Xsecolo Enrico I.VISTA A PANCIA DI CAVALLOPer i nativi americani (XIX secolo) era la distanza fino alla quale potevanospiare stando accovacciati sotto la pancia del proprio cavallo.
Da Focus Junior, maggio 2019
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PESA PIÙ UN CHILO DI PIOMBO O UNO DI IDROGENO?






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PARTE 1Un’unità di misura è un campione di riferimento utilizzato per misurare tutte legrandezze dello stesso tipo. Per esempio il campione del kg è un piccolo ci-lindro di platino-iridio conservato all’Archivio internazionale dei pesi e delle mi-sure di Sèvres (Francia).Però c’è un problema: questi campioni non sono immutabili ma sono oggettiche, anche se in modo impercettibile, cambiano con il tempo. Il cilindro delchilogrammo, per esempio, ha perso circa 50 microgrammi in 130 anni. Po-chissimo, certo, ma… non pesa più un chilogrammo preciso! Altro esempio:fino al 1956 il secondo corrispondeva alla 86.400esima parte del giorno solaremedio (il tempo in cui, dalla Terra, vediamo il Sole tornare alla stessa altezzanel cielo). Ma poiché la rotazione del nostro pianeta continua a rallentare, dal1967 si è deciso di calcolare il secondo con un orologio atomico.Gli scienziati, sempre alla ricerca di modelli super-precisi per le unità di misura,li hanno trovati nelle «costanti universali».Bene, che cosa sono? Ce lo spiega Ugo Conte, ingegnere aerospaziale: «Sononumeri che descrivono la natura e prevedono i comportamenti di alcuni fenomenifisici. Sono molto precisi perché non possono essere superati o cam-biati». Una di queste è la costante di Planck, con cui gli studiosi hannosostituito il «vecchio» chilogrammo di platino-iridio. «Per capire che cos’è,pensate a un immaginario mattoncino Lego fatto di energia: se ne mettete unosopra l’altro potreste costruire una torre infinita. Quel mattoncino è la costantedi Planck, che genera energia elettrica equivalente a un kg». La barra di platino-iridio usata finora per definire il metro è già stata sostituita con un’altracostante: il tempo che impiega la luce nel vuoto a percorrerla. Non c’è niente,infatti, al mondo, che corre più veloce della luce!
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PARTE 2PIEDE REALENell’VIII secolo l’imperatore dei Franchi Carlo Magno, fece diffondere in tuttol’impero un campione del suo piede, per uniformare le unità di misura dellalunghezza, che all’epoca erano diversi da una città all’altra.STADIODefinita per tradizione da Ercole, era la lunghezza della pista per gli atleti,ma aveva misure diverse in ogni regione della Grecia: da 150 a 300 metri.IUGEROSuperficie di un campo arato da un coppia di buoi in una giornata di lavoro,pari a circa 2.519,9 m2.MIGLIO ROMANOMille passi di una legione in marcia.DISTANZA DI MUGGITOFino al 1947, in Lettonia, era la distanza dalla quale si sentiva il verso di unamucca.IARDAEquivaleva alla distanza tra la punta del naso e il pollice del re inglese del Xsecolo Enrico I.VISTA A PANCIA DI CAVALLOPer i nativi americani (XIX secolo) era la distanza fino alla quale potevanospiare stando accovacciati sotto la pancia del proprio cavallo.
Da Focus Junior, maggio 2019
B8 Completa le frasi con le parole corrette, scegliendole dall’elenco
Le sono cambiate nel tempo: in passato ciascun popolo utilizzava le , ma con il tempo si sono cercati dei valori di riferimento uguali per tutti e sempre più .
Si è perciò arrivati a che però hanno il difetto di mutare con il passare del tempo, perché si deteriorano. Per questo gli scienziati hanno trovato più precisi nelle «costanti universali»
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Da Focus Junior, maggio 2019
B9 Chilogrammo (C), piede (P) o iugero (I): quale unità di misura utilizzeresti per calcolare queste misure?
PCI
1. La lunghezza di una parete.
2. Il peso di un pacco.
3. L’ampiezza di un quartiere.
4. Le dimensioni di una pista di atterraggio.
5. L’altezza di un mobile.
6. Il peso di una persona.
C1 In ogni gruppo dello schema c'è una casella vuota.



Indica la sillaba che completa ciascuna casella vuota in modo da formare due parole in ogni schema.
1.
Schema 1:
2.
Schema 2:
3.
Schema 3:
4.
Schema 4:
C2 Indica le parole derivate da «acqua».
A. Acquatico.
B. Inquadrare.
C. Annacquare.
D. Acquolina.
E. Acquisto.
F. Acquario.
G. Acuto.
H. Acquisire.
C3 Indica l’elenco di forme verbali che ne contiene una intrusa.
A. cadendo • chiamando • intendo • ascoltando
B. giurai • spiegammo • colmò • girarono
C. salperanno • andrai • troverà • sellerete
D. tiro • giurano • scrive • preghiamo
C4 Completa la tabella scrivendo gli aggettivi mancanti: le parole sono inserite in ordine di intensità.
Gruppo 1
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migliore
__
Gruppo 2
grande
__
__
Gruppo 3
__
peggiore
__
Gruppo 4
__
__
minimo
C5 Indica che cosa esprimono le forme verbali sottolineate.
1. Ascolta quel che ti dico, e non parlare!
A. azione
B. ordine
C. ipotesi
2. Se potessi permettermelo, andrei in viaggio a Parigi.
A. condizione
B. desiderio
C. causa
3. Avendo perso troppo tempo, non ho potuto partecipare alla festa.
A. ipotesi
B. causa
C. contemporaneità
4. Ho rallentato il passo perché Andrea mi raggiungesse.
A. scopo
B. effetto
C. proposta