Al centro dell’immagine si possono vedere Lutero e Calvino che sono i principali artefici della Riforma.

La postura dei singoli personaggi e la direzione degli sguardi esprime bene la diversità delle posizioni personali dei riformatori, che si riflette ancora oggi nelle varie Chiese e Comunità nate dalla Riforma, che tuttavia hanno come centro di unificazione la Sacra Scrittura.

Huldrich Zwingli (1484-1531). Riformatore svizzero, parroco della cattedrale di Zurigo introdusse nella città i principi della riforma. La riforma di Zwingli si estese ad altri cantoni svizzeri e nello scontro tra questi e i cantoni rimasti cattolici Zwingli perse la vita in battaglia.

Giovanni Calvino (1509-64) riformatore di origine francese, passò al protestantesimo e si trasferì a Basilea dove pubblicò l’Institutio Christianae Religionis, fondamento del calvinismo. Dopo alterne vicende, dal 1541 instaurò a Ginevra un regime teocratico, caratterizzato da un inflessibile rigore morale e religioso e organizzato sulla base delle sue Ordinanze ecclesiastiche.

John Wycliffe (1320 circa-1384) riformatore inglese. Sostenne la necessità di un ritorno alla Chiesa delle origini, polemizzò contro la corruzione degli ecclesiastici e sostenne che la Bibbia è il criterio ultimo per giudicare la Chiesa. Le sue idee furono condannate dal concilio di Costanza (1415).

Martin Lutero (1483-1546) riformatore religioso tedesco, fu l’iniziatore della riforma protestante. Monaco agostiniano, protestò contro il modo in cui si predicavano le indulgenze scrivendo 95 tesi contro le indulgenze, che segnarono la “rottura protestante”. Lutero affermò la fallibilità dei concili e ammise il principio della “sola Scriptura”. Alla bolla papale Exsurge Domine che lo invitava alla ritrattazione delle tesi Lutero rispose bruciando la bolla, per cui la scomunica lo colpì nel 1521. Tra i numerosi scritti il più importante fu la traduzione in tedesco della Bibbia.

Jan Hus (1374-1415) riformatore boemo. Rettore dell’università di Praga influenzato dalle idee di Wycliffe, condannò la mondanità degli ecclesiastici. Rifiutò di ritrattare le proprie idee al concilio di Costanza (1415) e venne condannato al rogo come eretico.