Le Tentazioni
Juan de Flandes
Tentazione di Cristo, 1496-1499, olio su tavola
Washington, National Gallery of Art

Gregorio Lazzarini
Il fatto
Dopo essere stato battezzato da Giovanni Battista sulle rive del Giordano, Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto. Qui gli appare il demonio che per tre volte cerca di tentarlo. Le tentazioni sono particolarmente insidiose perché vertono sull’interpretazione da dare alle Sacre Scritture, con l’obiettivo di mettere in secondo piano il primato di Dio a favore, volta a volta, dei bisogni primari dell’uomo (prima tentazione), del successo e del miracolismo (seconda tentazione), del potere (terza tentazione). Gesù resiste alle lusinghe del Maligno opponendogli ogni volta una citazione dal Deuteronomio, ricostituendo così il vero significato delle Scritture e l’autentica interpretazione della Parola di Dio. La prima tentazione riguarda il cibo; dopo il lungo digiuno, Gesù ha fame e il demonio lo provoca: «dì che queste pietre diventino pane», ma Gesù replica: «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Deuteronomio 8,3). La seconda mira a sollecitare l’intervento divino a fini, per così dire, personali: il diavolo conduce Gesù su una torre altissima e lo invita a lanciarsi nel vuoto, obbligando Dio a intervenire per salvarlo: «Darà ordini per te ai suoi angeli che ti sorreggano sulle braccia», ma Gesù replica: «Non tenterai il Signore Dio tuo» (Deuteronomio 6,16). La terza volta il diavolo chiede di essere adorato in cambio del potere: «Tutte queste cose io te le darò, se prostrato a terra mi adorerai», ma Gesù replica: «Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo presterai culto» (Deuteronomio 6,13). Alla fine il diavolo desiste e si allontana, mentre gli angeli intervengono per portare del cibo a Gesù. Soltanto Luca precisa che l’allontanamento del Maligno è solo provvisorio, «per un certo tempo»: Satana, infatti, ricomparirà nel corso della Passione “entrando” in Giuda Iscariota (Luca 22,3); Gesù riparlerà di lui poco prima di annunciare il rinnegamento di Pietro: «Satana ha ottenuto il permesso di passarvi al vaglio come il grano» (Luca 22,31), e infine al momento del suo arresto a proposito dell’avvento della «potenza delle tenebre».
La parola
Dal Vangelo di Matteo (4,1-11)
«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Gli si avvicinò il tentatore e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane”.
Ma egli rispose: “Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Allora il diavolo lo condusse con sé nella Città santa e, postolo sul pinnacolo del tempio, gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù. Infatti sta scritto:
Darà ordini per te ai suoi angeli
che ti sorreggano sulle braccia,
perché non urti in qualche sasso il tuo piede”.
Gli rispose Gesù: “Sta anche scritto:
Non tenterai il Signore Dio tuo”.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro magnificenza e gli disse: “Tutte queste cose io te le darò, se prostrato a terra mi adorerai”.
Allora gli disse Gesù: “Vattene, Satana! Sta scritto:
Adorerai il Signore Dio tuo
e a lui solo presterai culto”.
Il diavolo allora lo lasciò. Ed ecco che gli angeli si avvicinarono a lui per servirlo.»
Dal Vangelo di Marco (1,12-13)
«Successivamente lo Spirito lo spinse nel deserto. Egli rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana. Era con le fiere e gli angeli lo servivano.»
Dal Vangelo di Luca (4,1-13)
«Gesù, pieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano e, sotto l’azione dello Spirito Santo, andò nel deserto, dove rimase per quaranta giorni tentato dal diavolo. Per tutti quei giorni non mangiò nulla: alla fine ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, comanda a questa pietra di diventare pane”; Gesù gli rispose: “È scritto: Non di solo pane vive l’uomo”. Il diavolo allora condusse Gesù più in alto, gli fece vedere in un solo istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutta questa potenza e le ricchezze di questi regni, perché a me sono stati dati ed io li do a chi voglio. Se tu ti inginocchierai davanti a me, tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “È scritto: Adorerai il Signore, Dio tuo, a lui solo rivolgerai la tua preghiera”. Lo condusse allora a Gerusalemme, lo pose sulla parte più alta del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui, poiché sta scritto:
Dio comanderà ai suoi angeli per te, perché ti proteggano.
E ancora:
Ti sosterranno con le mani
perché il tuo piede non abbia
ad inciampare in una pietra”.
Gesù gli rispose: “È stato anche detto: Non metterai alla prova il Signore, tuo Dio”. Alla fine, avendo esaurito ogni genere di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per un certo tempo.»
Approfondimento
Ivan Nikolaevich Kramskoj (1837-1887),
Cristo nel deserto, 1872-1874, olio su tela,
Mosca, Galleria Tretjakov.
I quaranta giorni di Gesù nel deserto offrono molteplici significati: rimandano ai quaranta giorni trascorsi da Mosè sul monte Sinai, ai quarant’anni del cammino di Israele nell’Esodo dall’Egitto, ai quaranta giorni della Quaresima. L’episodio ribadisce l’umanità di Gesù in quanto creatura suscettibile di tentazioni, significando al contempo quanto sia difficile per l’uomo la lotta contro il peccato e la tentazione per mantenersi fedele alla volontà di Dio. Infatti, è del tutto evidente che, in quanto Figlio di Dio, Gesù non poteva cadere in tentazione; ma Gesù è Dio-Uomo, e partecipando sino in fondo alla natura umana la sua tentazione assume uno speciale significato, come ha efficacemente sintetizzato sant’Agostino: «Cristo prese da te [uomo] la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l’umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria» (Commento sul Salmo 60, Corpus christianorum series latina 39,766). Ma la figura di Gesù si ricollega anche a quella di Adamo, che alla tentazione non aveva saputo resistere. Gesù, novello Adamo, vincendo il Maligno restituisce all’uomo la speranza, come sottolinea san Paolo nella Lettera ai Romani: «Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19).