IL TEMPO, NOI E LA STORIA - DIDATTICA INCLUSIVA 1
UNITÀ 7. IL TRAMONTO DEL MEDIOEVO
  
             

TESTO BES
CAPITOLO 1 - LA PESTE E LA CRISI DEL TRECENTO

1. La crisi demografica
La crescita della popolazione europea continuò fino al 1300.
La popolazione raddoppiò ma la produzione agricola non bastava
per tutti e le annate piovose causarono la carestia che fece
molte vittime e i raccolti diminuirono.
Nel 1300 in Europa iniziò una crisi demografica causata anche dalle guerre e dalla peste.
Le epidemie, come il vaiolo e il tifo, erano diffuse nel Medioevo per le pessime condizioni igieniche.
I crociati portarono in Europa la lebbra, i lebbrosi venivano
cacciati dai centri abitati e costretti a vivere nei lebbrosari.
L’epidemia più grave fu la peste nera del 1347, malattia portata da una pulce che viveva sul pelo del topo e il contagio tra uomo e uomo avveniva attraverso tosse o starnuti.
Gli uomini medievali pensavano che la peste fosse una punizione
di Dio e molte persone, chiamate flagellanti, si punivano con delle fruste.
Lo scrittore Giovanni Boccaccio, nel Decameron che contiene
100 novelle, descrive la città di Firenze devastata dalla peste.

2. Dalla crisi demografica alla crisi economica
Fino al 1300 l’agricoltura era organizzata con il latifondo,
cioè grandi proprietà in cui lavoravano molti contadini, ma a causa del calo demografico, in alcune zone, come in Toscana, venne introdotta la mezzadria, dove il latifondista si accordava con il contadino e riceveva in cambio una parte del raccolto.
Le città italiane controllavano i commerci nel Mediterraneo
mentre Spagnoli e Portoghesi quelli nell’Atlantico.

3. Le conseguenze sulla società
La crisi colpì la società europea: i contadini persero le terre; gli artigiani furono pieni di debiti e gli operai vennero licenziati.
I mendicanti come ciechi, storpi e lebbrosi vivevano di elemosine.
Con la crisi si arricchirono i nobili, che avevano le terre, e i borghesi come banchieri e commercianti.

4. Le rivolte degli esclusi
La povertà causò violente rivolte nelle campagne e in città fatte da contadini, artigiani e lavoratori esclusi dalla vita politica; infatti erano nobili, clero e borghesia che governavano i Comuni.
Nel 1358 in Francia, nella rivolta chiamata jacquerie, i contadini conquistarono e diedero fuoco a castelli, uccisero i nobili e bruciarono i documenti con i loro obblighi verso i proprietari.
Negli stessi anni, a Firenze i lavoratori delle botteghe, colpiti dalla crisi, chiedevano di riunirsi in associazione e di partecipare al governo della città.
Nel 1378 i lavoratori della lana, detti Ciompi, si ribellarono e, guidati da Michele di Lando, ottennero alcuni posti nel governo.


             


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