TESTO BES CAPITOLO 2 - LA RIVOLUZIONE CRISTIANA E I BARBARI
1. Il cristianesimo delle origini Gesù nacque in Palestina nel I secolo a.C. e fino a 30 anni visse a Nazareth, poi cominciò a predicare e fu chiamato Cristo. Gesù annunciava un messaggio di salvezza e di amore ma a 33 anni fu giustiziato a Gerusalemme da Ponzio Pilato. Tre giorni dopo la sua morte la tomba era vuota e i discepoli dissero che Gesù era resuscitato e che era il Messia degli Ebrei. I cristiani pregavano la domenica, leggevano le parole di Gesù, raccoglievano le offerte e celebravano l’eucarestia. La comunità cristiana si chiamò Chiesa e ne facevano parte i battezzati; a capo c’era un vescovo, poi i presbiteri, i sacerdoti, i diaconi e Pietro e Paolo erano i fondatori della Chiesa di Roma.
2. Valori romani e cristiani a confronto Essere cristiano significava entrare a far parte di una comunità dove c’era sostegno e conforto. I cristiani aiutavano i fanciulli, i bisognosi e diffondevano il cristianesimo, cioè facevano proselitismo. Il loro modo di vivere fu ostacolato dai romani che lo vedevano come una ribellione alle tradizioni su cui si fondava lo Stato. Infatti i cristiani non riconoscevano la divinità nell’imperatore e alcuni non accettavano il servizio militare.
3. Ai confini dell’Impero romano: i Germani L’Impero romano temeva i barbari detti Germani, tribù seminomadi alla ricerca di nuove terre e sempre in guerra. Ogni tribù era guidata da un capo e la società era divisa fra liberi (nobili e guerrieri) e semiliberi (contadini e schiavi). Le donne non contavano e le decisioni erano prese dai maschi, non esistevano leggi scritte e tutto era tramandato oralmente. Inizialmente per la giustizia c’era la faida, chi subiva un torto poteva vendicarsi; poi ci fu il guidrigildo, chi subiva un torto veniva pagato; infine l’ordalìa, una prova con fuoco o acqua per dimostrare la propria innocenza. Le divinità erano: Wotan, dio della guerra; Baldur, dio del sole; Thor, dio delle tempeste; Freita, dea della fecondità e della terra.
4. Lontano da Roma: i pascoli degli Unni Gli Unni erano una popolazione mongola, con il volto segnato da cicatrici per impedire la crescita della barba. Allevavano il cavallo per gli spostamenti e la guerra, se cadevano in battaglia erano considerati morti. I bambini venivano educati a saltare in groppa al cavallo, a passargli sotto la pancia e a raccogliere oggetti da terra. Le tribù erano divise in clan guidate da anziani che, insieme alle donne, erano molto rispettati. Le leggi non erano scritte, ma gli Unni vietavano l’omicidio e il furto, vivevano in tende su ruote, trainate da buoi, non avevano monete e praticavano il baratto.
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