IL TEMPO, NOI E LA STORIA - DIDATTICA INCLUSIVA 2
UNITÀ 8. L'EUROPA DELLE NAZIONI
  
             

TESTO BES
CAPITOLO 4 - LA SINISTRA STORICA E LA CRISI DI FINE SECOLO

1. La Sinistra storica al governo
Nel 1876 ci furono nuove elezioni e vinse la Sinistra storica, di cui facevano parte i liberali democratici, favorevoli ad allargare il diritto di voto.
La Sinistra storica durò dal 1876 al 1896 e i suoi più grandi esponenti furono Agostino Depretis e Francesco Crispi.
Depretis voleva: dare il diritto di voto a più cittadini; eliminare la tassa sul macinato; eliminare l’analfabetismo, organizzando e finanziando l’istruzione; introdurre il protezionismo, cioè aumentare le tasse sulle merci importate. Depretis formò un nuovo Governo nel 1876 e rimase presidente del Consiglio fino al 1887.
Prima dell’unità, in Italia l’istruzione era gestita da privati, quindi a pagamento, oppure dal clero. Dopo l’unità, venne applicata in tutta Italia la legge Casati, che stabiliva la scuola elementare obbligatoria gratuita e fondava le scuole pubbliche.
Nel 1877 la Sinistra storica la sostituì con la legge Coppino, che fondava un sistema scolastico nazionale.
La scuola era obbligatoria per i bambini dai 6 ai 9 anni ma in molte regioni, soprattutto nel Sud, mancavano gli edifici, nelle scuole di città le classi erano affollate e avevano un programma diverso dalle scuole di campagna.
Nel 1884 fu abolita la tassa sul macinato.
Con la riforma elettorale del 1882, il diritto di voto venne allargato ai cittadini maschi maggiorenni, cioè di 21 anni, a chi pagava 20 lire di tasse e aveva fatto la 2a elementare.
Le elezioni del 1882 vennero vinte dalla Sinistra, ma la Destra ottenne un buon risultato così Depretis, per avere una maggioranza più larga, chiese ai deputati della Destra se volessero trasformarsi e passare dalla Destra alla Sinistra.
Questo favorì la corruzione, poiché molti deputati votarono in cambio di favori e di denaro.

2. Il fallimento della Sinistra storica
Nel 1881 la Francia occupò la Tunisia che l’Italia voleva far diventare una propria colonia.
Per protesta, nel 1882 l’Italia decise di allearsi con l’Austria e con la Germania nella Triplice Alleanza contro la Francia e iniziò il colonialismo italiano.
Il governo italiano si interessò all’Eritrea, governata dall’Abissinia, cioè l’Etiopia, e nel 1887 a Dogali 500 soldati italiani furono massacrati da 7000 abissini.
Nel 1887 Depretis morì e divenne presidente del Consiglio Francesco Crispi, che rimase al potere fino al 1896. Egli volle fare dell’Italia uno Stato forte.
Nel 1889 venne approvato un nuovo Codice penale, detto Codice Zanardelli, che abolì la pena di morte e favorì la libertà di sciopero, ma Crispi represse le rivolte, come quella dei Fasci siciliani. Il movimento dei Fasci siciliani comprendeva operai, artigiani, lavoratori delle miniere di zolfo e contadini che protestavano contro le tasse e contro i grandi proprietari terrieri.
Crispi proseguì la politica di Depretis e cercò di conquistare tutta l’Eritrea, la Somalia e l’Abissinia. Nel 1896, 16000 soldati italiani si scontrarono con 70000 abissini ad Adua e furono sconfitti.
Crispi diede le dimissioni e finì l’età della Sinistra storica.
Dal 1887 Crispi aveva aumentato le tasse sulle merci straniere portate in Italia. Il protezionismo doveva proteggere il triangolo industriale del Nord, formato da Torino, Milano e Genova.
Ma il protezionismo danneggiò il Sud, poiché i Paesi europei aumentarono le tasse sui prodotti agricoli come il vino, l’olio, gli agrumi; così molte coltivazioni vennero abbandonate e i contadini furono costretti a emigrare.

3. La crisi politica di fine secolo
Dopo le dimissioni di Crispi, venne eletto il marchese Antonio Starabba di Rudinì, che firmò la pace con l’Abissinia. Quando il prezzo del pane aumentò, il popolo iniziò a lamentarsi e a ribellarsi. Le proteste scoppiarono prima nelle campagne e poi nelle città.
La più grave scoppiò nel 1898, a Milano, dove il generale Bava Beccaris ordinò di sparare sulla folla e fece molti morti e tantissimi feriti. Il governo e il re Umberto I approvarono la violenza di Bava Beccaris.
Per vendicare le vittime, il 29 luglio 1900 l’anarchico Gaetano Bresci uccise Umberto I.
Nel 1901 il nuovo re, Vittorio Emanuele III, chiamò alla guida del governo Giuseppe Zanardelli, autore del Codice penale.
Insieme a lui c’era Giovanni Giolitti come ministro degli Interni.


             


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