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Legenda
Dalla storia del calice di Giuseppe d’Arimatea ha origine il poema del ciclo bretone, l’insieme delle narrazioni che riguardano Artù, re di Bretagna, e dei suoi cavalieri e che ha come protagonisti i cavalieri della Tavola Rotonda.
Secondo i Vangeli, Giuseppe d’Arimatea, un ricco ebreo che partecipò al processo contro Gesù, mise il corpo di Gesù nel sepolcro. La tradizione vuole che avesse ricevuto da Gesù il calice dell’ultima cena, lo avesse utilizzato per raccogliere il sangue durante la crocifissione e lo avesse poi trasportato in Bretagna, una regione nel nord-ovest della Francia.
La tavola attorno alla quale re Artù raduna i suoi cavalieri è rotonda come si credeva fosse quella dell’ultima cena.
Avendo contenuto il sangue di Cristo, il Graal è ritenuto portatore di salvezza, ma anche di illuminazione interiore, cioè di una fede che porta chiarezza e serenità dell’animo. Poiché rappresenta la perfezione, la sua ricerca comporta grandi difficoltà e non si conclude mai.
I cavalieri sono tutti eroi provati e coraggiosi, ma nessuno di loro troverà il Graal. Uno di loro, Lancillotto, tradisce il suo re perdendosi nell’amore per la regina Ginevra.