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L'EUROPA DEI PELLEGRINAGGI
 

Santa Cristina: il martirio e il culto dei primi secoli



I primi secoli della storia del Cristianesimo sono stati segnati dalle persecuzioni dei convertiti alla nuova religione. Moltissimi cristiani furono arrestati e giustiziati, esiliati, venduti come schiavi, o mandati a combattere nei giochi del circo. Alcuni abiurarono (cioè rinnegarono il credo cristiano) o rientrarono nella comunità religiosa pagana.
Ma la resistenza di molti fedeli e la determinazione nell’affrontare il martirio testimoniavano la forza della nuova religione. Martire, in greco, significa testimone.
Una Passio (cioè racconto romanzato tipico del periodo medievale) del IX secolo ci racconta la storia di santa Cristina, protagonista di un culto vivo a Bolsena fin dal IV secolo.
Figlia del prefetto Urbano, era stata destinata al culto degli idoli, ma aveva scelto di diventare cristiana. Il padre, di fronte al rifiuto dell’abiura, decise di sottoporre la figlia alle torture riservate ai cristiani: la ragazza venne spogliata ed esposta in pubblico, le furono tagliati i capelli, venne flagellata, posta su una graticola arroventata, legata su una ruota uncinata. Il padre decise quindi di farla annegare nel lago di Bolsena, facendola legare a una macina da mulino (per questo è protettrice dei mugnai), ma dal cielo scesero alcuni angeli a salvarla. Il padre, vedendo tornare la figlia a riva, morì.
Il suo successore, il prefetto Dione, fece immergere Cristina nell’olio bollente. Ma anche lui morì, ucciso dal crollo della statua di Apollo. Un terzo prefetto, Giuliano, cercò invano di far morire Cristina facendola mordere da serpenti velenosi, chiudendola per cinque giorni in una fornace incandescente, facendole tagliare i seni e la lingua.
Cristina muore infine trafitta dalle frecce, è il 292. Le sue ossa si trovano ancora oggi sotto l’altare maggiore della Collegiata di Santa Cristina, a Bolsena.

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