Gilbert Keith Chesterton
Il pozzo senza fondo
In un’oasi simile a un’isola verde nel mare di sabbia del deserto africano c’era un luogo famoso, non per un sito archeologico, ma per un semplice buco del terreno, un pozzo rotondo che faceva probabilmente parte delle opere d’irrigazione di un’epoca molto lontana, più antico di tutta quell’antica terra. La maggior parte di coloro che si trovavano lì, per scopi civili o militari, usavano quella zona come campo da golf e avevano lì il loro circolo.
Uno dei giocatori, un anziano funzionario di nome Horne Fisher, uscì un giorno dal club e si diresse verso il pozzo, dove trovò un giovane che stava guardando cupamente all’interno. Il giovane era un certo capitano Boyle, un ufficiale bruno, dall’aspetto audace e infantile.
– Ho sentito dire che l’origine di questo pozzo è avvolta dal mistero. Ne sapete qualcosa? – chiese Boyle.
– Sì. – rispose Fisher – Un sultano chiamato Aladino ordinò a dei giganti di costruirgli una specie di pagoda che arrivasse fino al cielo, in alto, più in alto delle stelle stesse. Ma Allah la distrusse con un fulmine e la sprofondò nel terreno, in un buco che scendeva in basso, sempre più in basso, fino a creare un pozzo senza fondo per contenere una torre senza cima. E in quella torre capovolta l’anima dell’orgoglioso sultano sta precipitando nelle tenebre per l’eternità.
– Che tipo strano siete, – disse Boyle – sembra che crediate veramente a queste favole!
– Io credo alla morale, non alle favole… Ma ecco, sta arrivando Lady Hastings. La conoscete?
Il circolo del golf naturalmente non era riservato ai soli giocatori. Anche le mogli degli ufficiali lo frequentavano, e lì Lady Hastings vi regnava come una regina. Era molto indicata per quel ruolo, che recitava assai volentieri. Era molto più giovane del marito, e pericolosamente attraente. Fisher fece un sorrisino quando, dopo che si furono salutati, la vide allontanarsi con il giovane capitano.
Fu una voce robusta e simpatica a interrompere i suoi pensieri: era quella del suo amico Cuthbert Grayne, un avvocato che era diventato famoso in quelle zone per aver risolto una serie di strani delitti.
[Dopo una breve conversazione, i due amici si salutano. Quindici giorni dopo, sulla scena c’è il generale Lord Hastings: accompagna alla macchina la moglie, che sta uscendo dal club.]
Lady Hastings comparve sulla scalinata del club mentre il marito correva ad aprirle il cancello. Nel frattempo lei si girò a dire qualche parola a un uomo che stava seduto, da solo, in una poltrona di vimini all’ombra del portone del club. Fisher si accorse che era il capitano Boyle.
Con loro sorpresa, il generale ricomparve immediatamente per dire qualche parola a sua volta al capitano. Poi fece un cenno al cameriere, che accorse con due tazze di caffè. I due uomini entrarono nel club con la tazza in mano. Una luce bianca ruppe le tenebre dietro le finestre della biblioteca. Fisher e Grayne, che stavano in giardino e conversavano piacevolmente, avevano assistito alla scena. Poi a un certo punto Fisher notò che le luci della biblioteca si erano spente, ma nessuno dei due uomini era uscito in giardino.
All’improvviso sentì qualcuno urlare: – Correte, è successo qualcosa di brutto nel campo da golf!
I due si misero a correre attraverso la biblioteca, in piena oscurità. Fisher urtò uno dei mobili, e il colpo lo fece rabbrividire, perché questo si mosse come se fosse una cosa viva, e ritornò a colpirlo con accanimento. Grayne accese la luce e Fisher si accorse di aver urtato una libreria girevole. Nella biblioteca ce n’erano diverse: erano come dei piccoli scaffali con rotelle che potevano servire da tavolino oltre che da libreria. Su una di esse c’erano due tazzine da caffè, e su un’altra un volume aperto. Era un trattato di geroglifici, con le sue tavole colorate di dèi e uccelli.
Corsero dall’altra parte del campo, vicino al pozzo senza fondo. La luce della luna, chiara come quella del sole, mostrò loro la scena: il grande Lord Hastings giaceva bocconi con una strana rigidità. Aveva un braccio piegato e un gomito sporgeva rigidamente dal corpo, mentre la grossa mano ossuta afferrava ancora le erbacce rinsecchite. Il capitano Boyle lo guardava, altrettanto rigido e immobile, stando carponi accanto a lui.
Fisher si chinò a toccare la mano al generale e la sentì fredda come la pietra. Si alzò e disse con sicura disperazione: – Lord Hastings è morto.
Quando il cadavere fu portato in biblioteca, Grayne disse all’amico: – Mi chiuderò qui e farò un attento esame. Voi intanto cominciate a interrogare il capitano Boyle.
Dopo qualche ora, un’alba biancastra illuminò bruscamente il criminologo che spegneva la luce della biblioteca e usciva sul campo da golf.
Subito a Fisher chiese: – Siete riusciti a farvi dire da Boyle che cosa stavano facendo lui e il generale?
– Il suo racconto è stato abbastanza chiaro. Quando Lady Hastings se n’è andata, il generale gli ha detto di venire a prendere il caffè in biblioteca. Boyle si è messo a cercare il libro sui geroglifici in uno degli scaffali girevoli, ma Hastings lo ha trovato in uno dei grandi scaffali alle pareti. Hanno controllato alcune tavole, poi sono usciti piuttosto bruscamente e si sono diretti verso il pozzo. Boyle lo stava guardando, quando ha sentito un colpo e ha visto che il generale era caduto alle sue spalle. Si era inginocchiato a guardare che cosa gli fosse successo, ma era rimasto paralizzato dal terrore.
Grayne ascoltò con un cupo sorriso, poi disse: – Vedo che non vi ha detto troppe frottole.
– Avete scoperto qualcosa?
– Ho scoperto tutto.
Fisher rimase in silenzio, mentre l’altro spiegava con tranquilla sicurezza: – Boyle e la moglie di Hastings si vedevano di nascosto, e il generale deve averlo scoperto. A quel punto, i due devono aver violentemente discusso, e Boyle si è trovato davanti a un bivio: se Hastings fosse vissuto, lui sarebbe stato rovinato, ma se fosse morto, sarebbe stato felice per sempre.
– Come fate a sapere che Boyle vedeva la moglie del generale?
– Ho trovato nella tasca della giacca del generale una lettera della donna. Lei, prima di uscire, deve aver avvisato Boyle di avergliela lasciata in biblioteca, nel libro dei geroglifici. Ma probabilmente il marito l’ha sentita e ha trovato la lettera prima del capitano. E poi ho scoperto, purtroppo, anche qualcosa di peggio. La rigidità del cadavere mi ha subito fatto pensare a un veleno orientale. Ho esaminato le tazze e nei resti del caffè di una ho trovato indiscutibili tracce di veleno. Sono bastati pochi minuti e il veleno ha fatto il suo effetto presso il pozzo senza fondo.
– Ma che cosa c’entra allora il pozzo senza fondo? – chiese Fisher.
– Nulla. Questa è la cosa più strana e incredibile. – rispose Grayne.
– C’è qualcosa che non mi convince: vorrei dare un’occhiata alla biblioteca e alle tazze.
– Fate pure. Io intanto vado a mandare un telegramma al quartier generale per informarli dell’assassinio di Hastings.
Una volta entrato, Fisher si inginocchiò a controllare lo scaffale girevole dove Boyle gli aveva detto di essere stato. All’improvviso si alzò di scatto come se l’avesse punto una vespa. – Mio Dio! – esclamò.
Balzò fuori dalla porta con insospettabile energia, e pochi istanti dopo rientrò con in mano il foglio con il telegramma da inviare, e lo usava per farsi aria, come un ventaglio.
– Meno male che sono riuscito a fermarlo. Dobbiamo assolutamente mettere a tacere questo brutto affare. Diremo che Hastings è morto d’infarto o di un colpo apoplettico.
– E perché mai? – chiese Grayne.
– Perché se no ci troveremo di fronte alla spiacevole alternativa di dover impiccare un uomo innocente o di dover distruggere l’onore dell’Impero britannico.
– Volete dire che questo diabolico crimine non verrà mai punito?
Fisher lo guardò negli occhi. – Voglio dire che è già stato punito. Avete ricostruito il delitto con grande abilità, vecchio mio, e quello che avete detto è tutto vero. Due uomini hanno preso il caffè in biblioteca e uno ha avvelenato la tazza dell’altro. Ma non avete tenuto conto delle librerie girevoli. I due hanno posato le tazze su uno scaffale girevole e poi Boyle, non trovando il libro dove era la lettera, ha fatto la cosa più naturale per cercarlo: ha ruotato lo scaffale. Così, le tazze si sono invertite di posto. E il generale, che stava prendendo il libro nello scaffale a muro, non se n’è accorto.
– Inizio a capire vagamente che cosa volete dire.
– È tutto molto semplice: non era l’amante che ha cercato di liberarsi del marito, ma… il contrario. È stato il pozzo senza fondo a farmelo capire, perché nella nostra prima ipotesi non c’entrava niente. L’assassino aveva portato la vittima là per buttarla dentro, ma nessuno era finito nel pozzo. Anche uno sciocco l’avrebbe fatto, e Boyle non era uno sciocco. Ma allora, perché non lo aveva fatto? È stato per questo che ho capito che la nostra idea del delitto era sbagliata. Quando ho girato per errore lo scaffale, un attimo fa, ho capito tutto istantaneamente, perché le tazze si sono di nuovo girate come la luna gira intorno alla terra, e la terra attorno al sole.
adatt. da Gilbert Keith Chesterton, L’uomo che sapeva troppo, Mondadori