SEI Editrice
 

Alexandre Dumas

I moschettieri del re


Ascolta il brano


D’Artagnan raccontò l’avventura del giorno prima in tutti i particolari: non riusciva a dormire per la gioia che provava all’idea di vedere Sua Maestà, perciò si era recato dai suoi amici tre ore prima dell’incontro; poi erano andati insieme a una bisca e lì, avendo manifestato il timore di ricevere una pallottola sul viso, era stato preso in giro da una guardia del cardinale di nome Bernajoux, il quale aveva rischiato di pagare il suo comportamento con la vita.
– Proprio così, – mormorò il re Luigi XIII – sì, è così che la vicenda mi è stata raccontata. Povero cardinale Richelieu! Sette uomini in due giorni, e fra quelli a lui più cari. Però ora basta, signori, basta, mi capite? Basta: vi siete ben presi la vostra rivincita di rue Féroul e anche oltre; dovete essere soddisfatti.
– Se lo è Vostra Maestà, – disse Tréville, il capo dei moschettieri – lo siamo anche noi.
– Sì, lo sono. – aggiunse il re prendendo una manciata di monete d’oro dalla mano di La Chesnaye, il suo cameriere privato, e mettendole in quelle di D’Artagnan.
– Ecco, – aggiunse – una dimostrazione della mia soddisfazione!
A quell’epoca, i concetti di orgoglio che sono in auge ai nostri giorni non erano ancora di moda. Un gentiluomo riceveva del denaro direttamente dal re e non si sentiva minimamente umiliato. D’Artagnan intascò dunque le quaranta monete d’oro senza fare complimenti, anzi ringraziando moltissimo Sua Maestà.
– Suvvia, – disse il re guardando l’orologio a pendolo – suvvia, ora che sono le otto e mezzo, ritiratevi, perché attendo qualcuno per le nove. Vi ringrazio per la vostra devozione, signori. Posso contarci, non è vero?
– Oh, Sire! – esclamarono a una voce i quattro compagni – Ci faremmo tagliare a pezzi per Vostra Maestà!
– Bene, bene; ma restate interi; è meglio e mi sarete più utili.


adatt. da Alexandre Dumas, I tre moschettieri, Feltrinelli


Svolgi gli esercizi



© SEI – Società Editrice Internazionale p.A. - Torino