Walter Scott
Il giudizio di Dio
Alla domanda dell’araldo che gli chiedeva il suo grado, il suo nome e le sue intenzioni, il cavaliere straniero rispose subito e fieramente:
– Io sono un nobile cavaliere venuto qui per sostenere con la lancia e con la spada la giusta e legittima causa di questa fanciulla, Rebecca, figlia di Isacco di York, e per affermare che la condanna pronunciata contro di lei è falsa e ingiusta, e per sfidare Sir Brian de Bois-Guilbert come traditore, assassino e bugiardo, come proverò in questo campo con il mio corpo contro il suo, con l’aiuto di Dio, della Vergine, e di Monsignor San Giorgio il buon cavaliere.
– Lo straniero deve mostrare anzitutto di essere un buon cavaliere. – disse Malvoisin – Il Tempio non manda i suoi campioni a combattere contro sconosciuti.
– Il mio nome – disse il cavaliere togliendosi l’elmo – è più conosciuto del tuo, Malvoisin, e la mia nobiltà più pura della tua. Io sono Vilfredo di Ivanhoe.
– Io non combatterò con te adesso. – disse Bois-Guilbert con voce mutata e sorda – Guarisci delle tue ferite, procurati un miglior cavallo e forse considererò che valga la pena di respingere a frustate questa bravata fanciullesca.
– Ah! orgoglioso Templare, – disse Ivanhoe – tu hai dimenticato di essere caduto due volte dinanzi a questa lancia! Io ti proclamerò, Templare, un codardo in ogni corte d’Europa! Rebecca, – aggiunse – mi accetti come tuo campione?
– Sì, – ella rispose – sì, – ripeté turbata da un’emozione che il timore della morte non aveva saputo produrre, – ti accetto come il campione mandatomi dal Cielo e tuttavia no... no... le tue ferite non sono guarite. Non combattere con quell’uomo feroce... perché dovresti perire anche tu?
Ma Ivanhoe era già al suo posto, aveva abbassato la visiera e messo la lancia in resta. Bois-Guilbert fece lo stesso; e il suo scudiero notò, mentre gli abbassava la visiera, che il suo volto, che per tutta la mattina era stato pallido nonostante le varie emozioni che lo avevano agitato, era adesso divenuto improvvisamente sanguigno. L’araldo, allora, vedendo i campioni al loro posto, levò la voce tre volte: – Fate il vostro dovere, valorosi cavalieri! – Dopo aver gridato la terza volta, si ritirò da un lato e proclamò ancora che nessuno, sotto pena di morte immediata, doveva intervenire in quel leale combattimento o turbarlo con parole, grida o azioni. Il Gran Maestro, che teneva in mano il pegno del combattimento, il guanto di Rebecca, lo gettò allora nella lizza e pronunciò le fatali parole: – Si dia inizio!
Le trombe suonarono e i cavalieri si lanciarono l’uno contro l’altro a gran carriera. Lo stanco destriero di Ivanhoe e il suo non meno esausto cavaliere caddero, come tutti si aspettavano, davanti alla ben diretta lancia e al vigoroso destriero del Templare. Questo esito del combattimento era stato previsto da tutti: ma sebbene la lancia di Ivanhoe non avesse fatto altro che toccare, in confronto a quella dell’avversario, lo scudo di Bois-Guilbert, questi, con grande stupore di tutti i presenti vacillò in sella, perse le staffe e cadde nella lizza. Ivanhoe, liberatosi del cavallo caduto, fu subito in piedi preparandosi a migliorare la sua fortuna con la spada; ma il suo antagonista non si rialzò. Ponendogli un piede sul petto e la punta della spada alla gola, gli comandò di arrendersi o di morire sul posto. Bois-Guilbert non rispose.
– Non uccidetelo, messer cavaliere! – gridò il Gran Maestro – Non uccidetelo senza confessione e assoluzione: non uccidete il corpo e l’anima! Lo dichiariamo vinto.
Scese nella lizza e comandò che si togliesse l’elmo al campione sconfitto. Egli aveva gli occhi chiusi e il suo volto era ancora segnato da un rossore sanguigno. Mentre lo guardavano stupiti, gli occhi si aprirono, ma erano fissi e vitrei. Il rossore svanì dal suo volto cedendo a un pallore di morte. Rimasto illeso dalla lancia del suo nemico, era morto vittima della violenza delle sue passioni.
– Questo è davvero il giudizio di Dio… – disse il Gran Maestro alzando gli occhi al cielo – Sia fatta la tua volontà!
adatt. da Walter Scott, Ivanhoe, Bruno Mondadori