Cristo deriso
Il fatto
Gesù è in balia dei carnefici, avvezzi a sfogare sui prigionieri i loro istinti più bestiali. Così, dopo la fase cruenta della fustigazione, gli aguzzini pensano di divertirsi a spese della vittima. Poiché il motivo della condanna è che Gesù si era proclamato «re dei giudei», come beffardi simboli regali gli vengono messe tra le mani una canna, sul capo una corona di spine e sulle spalle un mantello. Si compiono così le profezie dell’Antico Testamento: «Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi» (Isaia 50,6); «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire […] Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Isaia 53,2-4).
La parola
«Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo».
Dal Vangelo di Matteo (27,27-30)
L'immagine
Dopo la condanna di Caifa, Cristo è condotto nel pretorio di Gerusalemme, dove viene schernito e flagellato. Gli uomini attorno a lui lo hanno coperto con un manto regale e gli hanno posto sul capo una corona di spine, per deriderlo come re dei giudei. Tra questi si notano espressioni diverse di malvagità: ghigni, sputi e irriverenze contro la persona più debole. Un giovane si inginocchia dinanzi a Gesù in segno di finta riverenza.
Pilato, in una ricca veste rossa da patrizio romano, è presente nella parte destra della scena.