Ingresso a Gerusalemme
Il fatto
Il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, salutato da una processione con palme e ramoscelli d’ulivo, prelude alla passione. Un evento gioioso, dunque, ma sul quale grava l’ombra della morte. La folla grida «Osanna al figlio di Davide», inneggiando al pastore che era diventato re di Gerusalemme, e a suo figlio Salomone, costruttore del primo Tempio, ma Gesù ci ricorda che il pastore darà la vita per le pecore per poi riprenderla, e che il Tempio, distrutto e ricostruito in tre giorni, è figura del corpo del Salvatore. L’accoglienza regale è legata al nuovo significato che Gesù attribuisce alla regalità, cui allude il suo comando ai discepoli di procurargli un puledro d’asina, in adempimento alla profezia di Zaccaria riguardo un re umile, seduto a cavalcioni di un’asina.
La parola
«Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito”. Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: “Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea”».
Dal Vangelo di Matteo (21,1-11)
L'immagine
L’ingresso di Cristo a Gerusalemme segna l’inizio della passione: il cammino lento verso la città simboleggia l’avvicinamento inesorabile al proprio destino. Nonostante ciò Gesù è raffigurato in una serena accettazione del proprio destino.
La scena è ambientata davanti alla Porta Aurea, eseguita secondo il modello romano: davanti a essa i cittadini festosi stendono le loro vesti sul passaggio, in segno di onore verso Gesù e per rendere la strada agevole; sullo sfondo alcuni di essi, arrampicatisi sugli ulivi, raccolgono rami da esibire in segno di festa. In contrapposizione, sul lato opposto, gli apostoli sono in atteggiamento mesto: Pietro poggia una mano sul basto dell'asina, quasi per aggrapparsi al maestro, seguito da Andrea.