Rito ortodosso e rito cattolico
Il 7 dicembre 1965 il massimo esponente della Chiesa cattolica (il
Papa) e quello della Chiesa ortodossa (il
patriarca ecumenico) ritirarono le reciproche scomuniche che, dal 1054, avevano segnato la frattura tra il cristianesimo orientale e quello romano. Una divisione durata novecento anni, superata col gesto di papa
Paolo VI, che si era inginocchiato a baciare i piedi del patriarca di Costantinopoli. Inizia così la stagione del dialogo ecumenico: le due Chiese, sulla base della confessione della fede degli apostoli, della partecipazione agli stessi sacramenti e della successione apostolica dei vescovi, si riconoscono reciprocamente Chiese sorelle (1993).
Dal 1969 la cripta della basilica di San Nicola a Bari (che conserva le reliquie del santo) è stata aperta al culto ortodosso.
La divisione era nata essenzialmente per motivi politici, legati al riconoscimento del primato della Sede romana su tutte le altre Chiese: dal IV secolo la Chiesa orientale riconosceva che il Papa era il primo vescovo della cristianità. Tuttavia il primato non derivava dal fatto di essere successore di
Pietro, ma dall’essere a capo della diocesi che si trovava nell’antica capitale dell’Impero. Col venir meno della centralità di Roma e lo spostamento del potere a Costantinopoli, il primato della sede vescovile romana venne meno.
Sul piano teologico, invece, la contrapposizione più forte si ebbe sulla questione dottrinale detta “
del filioque”. In Occidente la formulazione del
Credo apostolico stabilito dal
Concilio di Nicea “
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre attraverso il Figlio”, per contrastare l’eresia ariana (che affermava che Cristo non è della stessa sostanza del Padre) era stata modificata in “
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio”, con ratifica del
Concilio di Toledo. In Oriente la variante venne considerata inaccettabile perché indeboliva l’idea del ruolo centrale del Padre e di conseguenza venne negato il riconoscimento dell’autorità pontificia. La rottura definitiva avvenne nel 1054 quando l’inviato del Papa, Umberto di Silva Candida e il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario, sancirono la divisione lanciandosi rispettivamente la scomunica.