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L'EUROPA DEI PELLEGRINAGGI
 

Lo scriptorium, tecnica e arte



“L’abbondanza di finestre faceva sì che la gran sala fosse allietata da una luce continua e diffusa… Vidi altre volte e in altri luoghi molti scriptoria, ma nessuno che così luminosamente rifulgesse”.

La descrizione di frate Guglielmo ne “Il nome della rosa” (romanzo di Umberto Eco) ci fa capire che la sala di scrittura era luminosissima. Era una caratteristica importante per l’attività di copiatura e riproduzione dei testi sacri.
Fra i secoli VII e IX, Bobbio fu il maggior centro di produzione libraria di tutta l’Italia centro-settentrionale e uno fra i più prestigiosi d’Europa. La Biblioteca contava circa 700 codici (cioè libri manoscritti).
Accanto alle opere liturgiche, c’erano anche opere sui santi e opere di autori latini, trattati scientifici e giuridici. Lo scriptorium di Bobbio ebbe un ruolo particolare nella conservazione di antichi scritti in latino. Bisogna ricordare che la pratica amanuense (cioè di copiatura e decorazione dei testi) che veniva svolta negli scriptorium ha salvato molte opere antiche dalla distruzione.
Nello sciptorium di Bobbio si svolgevano tutte le fasi della lavorazione del libro: le varie fasi di preparazione della pergamena (che è una superficie sottile derivata da pelle animale, usata per scrivere) per la scrittura (taglio dei fogli, foratura, rigatura, levigazione) e la scrittura vera e propria. Infine, si realizzava la miniatura, che è una forma di pittura decorativa di piccole dimensioni. La miniatura era eseguita dopo la redazione del testo ma prima della legatura del libro.
Ovviamente il lavoro non sempre si limitava alla copia di testi antichi, bibbie o commenti biblici; molto spesso venivano scritte anche opere originali.

“I posti più luminosi erano riservati agli antiquarii, ai rubricatori e ai copisti. Ogni tavolo aveva tutto quanto servisse per miniare e copiare: corni da inchiostro, penne fini che alcuni monaci stavano affinando con un coltello sottile, pietrapomice per rendere liscia la pergamena, regoli per tracciare le linee su cui si sarebbe distesa la scrittura.” (da "Il nome della rosa")

Lo scriptorium di San Colombano non esiste più.
Gli arredi e i codici furono dismessi da Napoleone, quando chiuse molti conventi. Oggi nei locali che videro fiorire la cultura medievale è stato allestito il museo dell’abbazia.



Fra’ Guglielmo da Baskerville:

è il protagonista de Il nome della rosa, best seller scritto da Umberto Eco. Francescano, assai colto e con una curiosità intellettuale molto spiccata, si trova a dover dipanare, insieme al suo discepolo Adso da Melk, un’intricata vicenda costellata di omicidi misteriosi. Tutto ruota intorno a un libro di Aristotele che, secondo l’uso del tempo, non doveva essere letto.

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