Ultima Cena
Il fatto
L’Ultima Cena è quella consumata da Gesù insieme agli apostoli durante la Pasqua ebraica, la sera del giovedì precedente la sua morte. Durante la cena, preceduta dalla lavanda dei piedi, Gesù annuncia agli apostoli che uno di loro lo tradirà, ma l’evento capitale è l’istituzione dell’eucarestia, il sacramento destinato a perpetuare nel tempo il suo sacrificio, come scrive san Paolo: «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso. […] Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (I Corinzi 11,23-26).
La parola
«Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”. Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate”. Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua. Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”».
Dal Vangelo di Luca (22,7-20)
L'immagine
L’Ultima Cena è ambientata in una semplice sala di una casa a Gerusalemme, aperta su due lati, con quattro finestre dai battenti in legno. L’architettura è decorata da sottili intarsi e motivi a tralci vegetali; sul tetto si muovono due uccelli.
I commensali, seduti su panche attorno a una semplice tavola, dimostrano con i loro sguardi la preoccupazione per la sorte di Gesù: in particolare il gesto drammatico e affettuoso di Giovanni che, chinatosi sul petto di Gesù, tenta di trattenerlo a sé. In quel momento Giuda, in veste gialla, di spalle, intinge nel piatto di Gesù. Accanto a lui, a capotavola, siede Pietro, con lo sguardo fisso di fronte a sé; anche gli altri discepoli hanno un atteggiamento di negativa attesa. Per rispetto della costruzione prospettica, e in contrasto con la tradizione pittorica, Giotto sceglie di raffigurare di spalle i discepoli seduti sulla panca in primo piano.
In questa, come in altre scene, il tempo ha rese nere le aureole degli apostoli, che in origine dovevano avere un colore metallico.