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CorpoPoco prima della battaglia d'Inghilterra, un addetto alla sorveglianza scruta i cieli con un binocolo sul tetto di un edificio, a Londra. Sullo sfondo la cattedrale di St. Paul.
Subito dopo la resa della Francia, nel luglio 1940 lo stato maggiore tedesco iniziò a progettare l’invasione della Gran Bretagna: un’operazione che avrebbe potuto avere successo solo se le navi, mentre attraversavano la Manica, non fossero attaccate dall’aviazione inglese.
Così, nel corso dell’estate del 1940, ebbe luogo la cosiddetta battaglia d'Inghilterra, caratterizzata dallo sforzo dei bombardieri tedeschi di mettere fuori uso gli aeroporti inglesi, di acquistare il dominio assoluto dei cieli e, infine, di rendere possibile l’invasione dell’isola.
L’aviazione inglese ( Royal Air Force - RAF), tuttavia, riuscì ad infliggere enormi perdite a quella avversaria, in virtù sia della superiorità tecnica dei propri caccia (gli Spitfire), sia del rivoluzionario utilizzo del radar, che permise di conoscere in anticipo da dove proveniva un attacco nemico e di concentrare in quel settore tutti gli aerei necessari o disponibili.
La formazione dei bombardieri tedeschi Heinkl He 111 in volo sopra il canale della Manica, 1940.
Durante la prima guerra mondiale, negli anni 1914-1916, i tedeschi cercarono di attaccare l’Inghilterra con i dirigibili Zeppelin, ma questi si dimostrarono troppo lenti e vulnerabili: per di più, l’idrogeno di cui erano riempiti era altamente infiammabile. Un’importante svolta si registrò con la costruzione dei grossi bombardieri Gotha, che entrarono in azione nella primavera del 1917.
Il 25 maggio, 21 aerei tedeschi bombardarono Folkestone, uno dei porti da cui partivano le truppe inglesi che andavano a combattere in Francia. In quell’occasione, si ebbero 95 morti e 195 feriti; il 13 giugno, un’altra squadra di Gotha attaccò Londra, sganciò 4000 kg di bombe e provocò 162 morti e 432 feriti. Le incursioni si ripeterono fino alla fine della guerra (in totale, furono 27), con una images di 2-3 volte al mese, a seconda della stagione. In totale, furono sganciati quasi 120 000 kg di bombe; restarono uccise 835 persone, mentre i feriti furono 1972.
Gli inglesi risposero con 675 incursioni, che provocarono la morte di 764 tedeschi e danni e 1,2 milioni di sterline. Non si trattò certo dell’apocalisse profetizzata da Wells; i mezzi tecnici a disposizione, del resto, erano ancora molto rudimentali: biplani in legno e tela, con autonomia di volo e di carico relativamente scarsa, in numero limitato. Per gli inglesi, inoltre, i costi furono altissimi: poco più di un tedesco morto per ogni incursione, a fronte della perdita di 352 velivoli e 264 aviatori.
Rovine causate da bombardamenti davanti alla stazione Bank della metropolitana a Londra. La Mansion House sullo sfondo, con la scritta "dig for victory".
Durante la prima guerra mondiale, l’aviazione non fu un’arma decisiva, ai fini della vittoria. Inoltre, si può affermare che le capitali dei principali paesi coinvolti nel conflitto uscirono dalla guerra sostanzialmente intatte. Tuttavia, molti osservatori notarono il terrore che – al di là del numero dei morti e dei danni effettivi – le incursioni aeree provocavano tra la popolazione. Da più parti si iniziò a pensare che, nella guerra del futuro, l’aviazione sarebbe stata l’arma decisiva. I più ottimisti pensavano che essa sarebbe stata un’eccellente alternativa alla tragedia delle trincee; i realisti, al contrario, annunciarono e progettarono una guerra totale, che non faceva più alcuna differenza tra obiettivi militari e civili, che mirava a far terra bruciata delle strutture produttive del nemico e a terrorizzare la popolazione, al fine di ottenerne la capitolazione e la resa incondizionata. Questa prospettiva fece precocemente nascere persino il principio della deterrenza, che sarebbe poi stato sviluppato – su scala ancora maggiore – al tempo delle armi nucleari: di fronte alla prospettiva di una distruzione totale del proprio paese, da parte dell’aviazione nemica, solo un pazzo – si diceva – si sarebbe avventurato a cuor leggero in un nuovo conflitto.
Sezione di aerei della RAF in servizio di ricognizione durante i primi giorni del conflitto.
Negli anni Venti, man mano che gli aeroplani diventavano armi sempre più affidabili e potenti, tutti i comandi degli eserciti europei si interrogarono sul futuro della guerra. In Inghilterra, la voce più autorevole fu quella del primo comandante della RAF ( Royal Air Force), Sir Hugh Trechard, che nel 1927 tenne un discorso lucidamente consapevole della nuova brutalità che la guerra dai cieli avrebbe scatenato: «Ci saranno molte persone che, nel rendersi conto che questa nuova forma di combattimento estenderà all’intera comunità gli orrori e le sofferenze finora limitate ai campi di battaglia, insisteranno perché le offensive aeree vengano ristrette alle zone occupate dalle forze armate nemiche. Se questo tipo di restrizione fosse possibile, io non mi opporrei, ma non è fattibile… Qualunque sia il punto di vista riguardo alla legalità o umanità di questa strategia militare, non vi è alcun dubbio che durante la prossima guerra entrambe le parti manderanno i loro aerei senza alcuna remora a bombardare quegli obiettivi che saranno ritenuti più opportuni». Nel dicembre del 1931, l’ex capo dell’aviazione irlandese, colonnello James Fitzmaurice immaginò lo scenario che, di lì a poco, sarebbe stato esperienza comune per migliaia di uomini e donne, in Europa e in Asia: «Un’abominevole pioggia di morte e distruzione cade stridendo e sibilando attraverso lo spazio e l’atmosfera fino all’indifesa, popolosa terra sottostante. La scossa che fa seguito all’urto è terrificante. Grandi edifici vacillano e crollano ridotti in polvere come birilli di nessun valore... I sopravvissuti, ridotti a masse completamente demoralizzate di dementi... sono colti da una frenesia di terrore demoniaca. Si strappano le maschere antigas, ben presto inspirano i fumi velenosi e muoiono tra spasmi orribili, maledicendo il destino che non li ha annientati rapidamente e senza preavviso nella prima spaventosa esplosione».
Bombardiere Heinkel He 111 vola sul Tamigi a Londra. Autunno 1940.
I primi attacchi aerei contro le città furono attuati durante la guerra civile spagnola: i franchisti, infatti, erano sostenuti dalle forze aeree italiane e tedesche, che effettuarono pesanti bombardamenti aerei su Madrid (1936) e su Guernica (1937). Nel 1939, i tedeschi fecero un ulteriore importante passo in avanti durante la campagna di Polonia: il 24 settembre, furono 1000 gli aerei che attaccarono Varsavia (a fronte dei 21 che distrussero Guernica), seguiti da altri 420 il giorno successivo.
La capitale polacca registrò 10 000 morti, la distruzione del 10% dei propri edifici e il danneggiamento di un altro 40% delle strutture. L’intero centro storico andò praticamente distrutto. Malgrado questi eventi fossero noti ed eloquenti, gli inglesi furono colti da un terribile stupore quando l’ apocalisse dal cielo si rovesciò sulle loro città, nell’autunno del 1940.
Tra il 7 settembre e il 13 novembre, Londra fu colpita praticamente ogni giorno e ogni notte. Per l’aviazione tedesca (Luftwaffe), però, mantenere una simile pressione sulla popolazione inglese risultò alla fine impossibile: nel periodo 10 luglio - 31 ottobre, l’aviazione tedesca perse 1733 aerei e 3089 aviatori, a fronte dei 915 velivoli e 503 piloti della RAF.
Aereo Spitfire usato durante la battaglia d'Inghilterra.
Da parte britannica, il vero protagonista della battaglia d’Inghilterra fu lo Spitfire, prodotto dalla ditta Supermarine e progettato da Reginald Jiseph Mitchell. Alla versione definitiva dell’aereo si giunse nel 1938, allorché esso fu dotato di un potente motore Rolls-Royce a 12 cilindri, pensato inizialmente con una potenza di 1000 hp. All’inizio della guerra, la RAF aveva ordinato alla Supermarine 1960 Spitfire, ma la ditta era riuscita a consegnarne soltanto 306. A differenza di vari altri modelli di velivolo, che nel corso della guerra furono sostituiti da aerei più moderni, lo Spitfire restò sempre in produzione e fu prodotto in ben 22 versioni diverse.
Il modello attivo nel 1940 pesava (a pieno carico) 2651 kg ed era lungo 9,12 metri. L’apertura alare era di 11,23 metri, mentre la velocità massima era di 557 km/h. Lo Spitfire era in grado di salire a 4572 metri in 6 minuti e 51 secondi; il principale limite era la sua relativamente scarsa autonomia di volo, che non superava i 1014 km. Inizialmente, lo Spitfire era armato di otto mitragliatrici Browning da 7,7 mm, ma ben presto ci si rese conto che tale armamento era inadeguato contro aerei dotati di corazze o di armature particolarmente resistenti. Pertanto, i modelli successivi montarono due cannoni da 20 mm e quattro mitragliatici.
Duello aereo durante la seconda guerra mondiale.
Il principale antagonista tedesco dei caccia inglesi Spitfire fu il Messerschmitt Bf 109. Quattro prototipi furono inviati in Spagna, per essere collaudati, già nel 1936; visti i buoni risultati e l’affidabilità del velivolo, ne furono spediti altri 124, che vennero utilizzati come scorta ai bombardieri tedeschi che appoggiavano le forze di Franco. Il successo del Messerschmitt Bf 109 si spiegò iniziamente con il fatto che fu il primo vero caccia maturo monoplano, in un mondo in cui i biplani erano ancora molto diffusi. Tra il 1937 e il 1945, ne sarebbero stati prodotti più di 35 000 esemplari. La potenza del motore, però, era iniziamente inferiore a quella degli Spitfire britannici (960 hp, contro i 1000 del rivale); anche l’autonomia di volo era scarsa (700 km). L’aereo tedesco era lungo 8,7 metri ed aveva un’apertura alare di 9,9 metri. Il tratto più caratteristico dell’armamento del Messerschmitt Bf 109 fu la mitragliatrice che sparava attraverso il mozzo del’elica, in aggiunta a due armi laterali; nei modelli successivi, però, si preferì abbandonare il sistema di sparo attraverso il mozzo e di potenziare l’armamento alare.
Heinkel He 11 bomber in rotta per l'Inghilterra. Novembre 1940.
L’espressione battaglia d’Inghilterra fu coniata da Winston Churchill, che la utilizzò in un celebre discorso del 18 giugno 1940, prima dell’inizio degli attacchi aerei tedeschi: «Quella che il generale Weygand ha chiamato «la battaglia di Francia» è finita. Mi attendo che stia per iniziare la battaglia d’Inghilterra. Da questa battaglia dipende la sopravvivenza della civiltà cristiana. Da essa dipende la nostra società britannica e la lunga continuità delle nostre istituzioni e del nostro impero. Tutta la furia e la potenza del nemico dovrà prestissimo esser rivolta contro di noi. Hitler sa che dovrà spezzarci in questa isola o perdere la guerra. Se siamo in grado di affrontarlo coraggiosamente, l’intera Europa può essere libera e la vita del mondo può procedere verso altipiani spaziosi e illuminati dal sole; ma se non riusciremo, allora il mondo intero, inclusi gli Stati Uniti, e tutto ciò che abbiamo conosciuto e amato, affonderà negli abissi di una nuova età oscura, resa più sinistra, e forse più prolungata, dalle possibilità di una scienza pervertita».
Esponenti di uno dei tre gruppi polacchi inquadrati nella RAF che parteciparono alla battaglia d'Inghilterra. L'aereo è uno Spitfire, considerato il miglior caccia inglese della Seconda guerra mondiale.
Al termine dello scontro, in un discorso tenuto il 20 agosto 1940, Churchill rese omaggio ai piloti della RAF, eroi moderni di un nuovo tipo di guerra, che non aveva alcun equivalente nel passato: «La gratitudine di ogni famiglia nella nostra isola, nel nostro Impero e anche in ogni parte del mondo – eccetto che nelle dimore dei rei – va agli aviatori britannici che, impavidi nonostante ogni contraria previsione, instancabili nella loro sfida costante e nel mortale pericolo, stanno rovesciando il corso della guerra mondiale con il loro valore e la loro dedizione. Non è mai avvenuto, nel campo dei conflitti umani, che tanto fosse dovuto da un così gran numero nei confronti di così pochi. Tutti i cuori salgono ai piloti da caccia, le cui imprese luminose vediamo coi nostri occhi giorno per giorno; ma non dobbiamo mai dimenticare che continuamente, notte per notte, mese per mese, le nostre squadriglie da bombardamento volano lontano dentro la Germania, trovano i loro obiettivi nell’oscurità imagesnte un’elevatissima abilità di navigazione, dirigono i loro attacchi – spesso sotto il fuoco più pesante, spesso con gravi perdite – con ponderata, attenta discriminazione, e infliggono colpi rovinosi all’intera struttura tecnica e guerresca del potere nazista».
Bombardamento di Londra, 7 settembre 1940.
La battaglia d’Inghilterra durò complessivamente 82 giorni: dal 10 luglio al 31 ottobre 1940.
Una ragazza ricordò in questo modo uno dei numerosi bombardamenti che colpirono Londra, a partire da 23 agosto: «Ricordo di essere corsa verso casa, mentre E. mi trascinava urlando. Una strana sensazione nell’aria tutto attorno, come se l’aria stessa si stesse sbriciolando silenziosamente. E poi improvvisamente mi ritrovai con il volto schiacciato per terra, appena dentro la porta della cucina. Mi sembrava di essere colpita da onde, una di seguito all’altra, come quando si fa il bagno col mare mosso. Ricordo di essermi tenuta stretta al pavimento, al tappeto, per non essere spazzata via. Questo odore di tappeto nel naso, e il tenermi per non essere spazzata via, e la voce della signora R. che urlava. E. non si vedeva, le luci erano saltate, c’era solo polvere, non mi chiesi nemmeno se stava bene… nemmeno un pensiero». Nel periodo compreso fra l’inizio della guerra e il maggio 1941, furono uccise in Gran Bretagna dalle bombe tedesche 43 000 persone; 1 milione e mezzo di famiglie perse la propria abitazione. Per la metà, i civili morti furono donne, mentre le vittime civili erano (in questa fase della guerra) decisamente superiori a quelle in uniforme. Nonostante tutto questo, come scrisse un cronista dell’epoca. «Londra è bruciata, ma la Gran Bretagna è salva».
Addetto alla sorveglianza
La battaglia d'Inghilterra
Novecento: il tempo delle guerre mondiali
Addetto alla sorveglianza