Tra il settembre del 1911 e l’ottobre del 1912 l’Italia fu impegnata nella campagna di Libia, una guerra coloniale nella quale il giovane regno italiano si lanciò alla conquista della regione africana soggetta all’impero turco-ottomano. La conquista della Libia, presentata dai sostenitori dell’intervento come cosa semplice, si rivelò in realtà più complicata del previsto per l’esercito italiano. La guerriglia araba infatti si dimostrò più tenace e organizzata di quanto pianificato dagli strateghi italiani. Nel 1912, la firma del trattato di Losanna che rendeva la Libia una colonia italiana. L’Italia tuttavia controllava di fatto solo la costa della regione africana. Solo negli anni successivi, con l’impiego di un numero elevatissimo di uomini e il ricorso a tremende violenze, l’Italia riuscì a occupare anche l’entroterra. La faticosa conquista della Libia non ripagò il regno d’Italia dello sforzo intrapreso. Non essendo ancora stati scoperti i ricchi giacimenti petroliferi, la regione appariva, per usare le parole di Salvemini (uno degli intellettuali italiani più critici nei confronti della campagna di Libia), un enorme “scatolone di sabbia”.