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CorpoPapa Giovanni Paolo II con Madre Teresa di Calcutta.
Il cardinale Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia (in Polonia) fu eletto papa nel 1978 e assunse il nome di Giovanni Paolo II, in onore dei suoi due predecessori: Giovanni XXIII e Paolo VI. Inaugurando il costume dei grandi viaggi del pontefice nelle diverse regioni del mondo, egli si è recato personalmente più volte nei territori più poveri dei vari continenti; qui, ha lanciato spesso severe condanne nei confronti dello sfruttamento economico e delle ingiustizie che, in genere, sono la causa primaria delle più gravi situazioni di indigenza. Particolarmente incisiva e sferzante apparve, nel 1979, l’immagine proposta dal papa per descrivere il rapporto attuale tra il nord e il sud del mondo: tale squilibrio, a suo giudizio, non era in effetti altro che «il gigantesco sviluppo della parabola biblica del ricco epulone e del povero Lazzaro», ove il primo gozzovigliava fino all’eccesso e l’altro non aveva assolutamente nulla con cui sfamarsi.
13 maggio 1981, ore 17.22: Mehmet Ali Agca attenta alla vita di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a Roma.
Nel 1981, Giovanni Paolo II fu gravemente ferito da alcuni proiettili, sparati con una pistola da un giovane turco, Mehmet Ali Agca. Nell’estate del 1980, galvanizzati dall’elezione di un loro connazionale al pontificato, gli operai dei cantieri navali di Danzica, in Polonia, erano entrati in sciopero; costretto a cedere, il governo comunista polacco permise la nascita di un sindacato libero (cioè autonomo dal partito e dallo Stato) che prese il nome di Solidarnosh (= Solidarietà) e fu presieduto da uno dei leader della protesta operaia, Lech Walesa. Durante il processo subìto da Agca, il pubblico ministero tentò di istituire un legame tra questi eventi, cioè di dimostrare che l’uccisione di Giovanni Paolo II sarebbe stata progettata dai servizi segreti della Bulgaria o di un altro paese comunista, al fine di eliminare un pericoloso punto di riferimento per le popolazioni sottomesse ai regimi dittatoriali dell’Europa dell’est. Nonostante gli sforzi e le ricerche effettuate, non è stato possibile giungere ad alcun riscontro oggettivo a sostegno di questa ipotesi.
Papa Giovanni Paolo II con il portavoce vaticano Joaquim Navarro-Valls in Messico nel 1999.
Per capire la complessa (e controversa) figura di Giovanni Paolo II, può essere opportuno esaminare il suo ultimo libro, uscito nel febbraio del 2005 e intitolato Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni. Si tratta della trascrizione di alcuni colloqui che il papa ebbe nel 1993 con due filosofi polacchi, Jozef Tischner e Krzysztof Michalski, fondatori dell’Istituto di scienze umane di Vienna. Il libro è un’ampia meditazione religiosa, che si sviluppa a partire dalle vicende storiche vissute dalla Polonia (e più in generale dell’Europa) nel corso del Novecento. Quindi, un posto centrale nelle conversazioni occupa la riflessione su quelle che il papa chiama «le ideologie del male», oppure «la grande eruzione del male»: il nazionalsocialismo e il comunismo. A più riprese, Giovanni Paolo II sottolinea che la loro sconfitta offre al credente un preciso insegnamento: esiste un «limite», che viene imposto al male dalla Provvidenza divina. «Potrebbe sembrare che il male dei campi di concentramento, delle camere a gas, della crudeltà di certi interventi di polizia, infine della guerra totale e dei sistemi basati sulla prepotenza – un male, tra l’altro, che cancellava in modo programmatico la presenza della croce -, potrebbe sembrare, dico, che quel male fosse più potente di ogni bene. Se, tuttavia, guardiamo con occhio più penetrante la storia dei popoli e delle nazioni che hanno attraversato la prova dei sistemi totalitari e delle persecuzioni a causa della fede, scopriremo che proprio lì si è rivelata con chiarezza la presenza vittoriosa della croce di Cristo».
Giovanni Paolo II tiene in braccio un bambino.
Nel febbraio 2005, Giovanni Paolo II pubblicò un libro intitolato Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni. Le discussioni più accese sono state suscitate dalle pagine in cui il pontefice descrive le origini delle ideologie del male, cioè «le radici del nazismo e del comunismo». Giovanni Paolo II, infatti, afferma in modo esplicito che «le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo», cioè vanno ricondotte a quella svolta radicale nella mentalità occidentale che venne messa in atto prima da Cartesio e poi dall’Illuminismo. Secondo il papa, il razionalismo del Seicento e del Settecento ha inferto un colpo decisivo alla fede cristiana e spinto un numero crescente di intellettuali ad abbandonare le credenze religiose tradizionali. «L’uomo era rimasto solo: solo come creatore della propria storia e della propria civiltà; solo come colui che decide di ciò che è buono e di ciò che è cattivo, come colui che esisterebbe e opererebbe etsi Deus non daretur – anche se Dio non ci fosse. Se l’uomo può decidere da solo, senza Dio, ciò che è buono e ciò che è cattivo, egli può anche disporre che un gruppo di uomini debba essere annientato. Decisioni di questo genere furono prese, ad esempio, nel Terzo Reich da persone che, avendo raggiunto il potere per vie democratiche, se ne servirono per porre in atto i perversi programmi dell’ideologia nazionalsocialista, che si ispirava a presupposti razzisti. Analoghe decisioni furono prese anche dal partito comunista in Unione Sovietica e nei paesi soggetti all’ideologia marxista. In questo contesto fu perpetrato lo sterminio degli ebrei, e anche di altri gruppi come le etnie Rom, dei contadini in Ucraina, del clero ortodosso e cattolico in Russia, in Bielorussia e oltre gli Urali. [...] Perché accadde tutto questo? Qual è la radice di tali ideologie post-illuministe? La risposta, in definitiva, è semplice: questo avviene perché è stato respinto Dio quale Creatore, e perciò quale fonte della determinazione di ciò che è bene e di ciò che è male».
I funerali di Giovanni Paolo II, aprile 2005.
A giudizio di molti intellettuali (sia cattolici che non cattolici), la severa critica di Giovanni Paolo II nei confronti dell’Illuminismo aprirebbe le porte a una rinnovata pretesa della Chiesa di guidare i popoli e i governi, presentandosi come la sola autorità spirituale capace di fissare princìpi morali vincolanti e indiscutibili. In effetti, nel suo libro, il papa critica severamente alcune normative adottate dalle assemblee legislative, in materia di aborto e di diritti civili agli omosessuali: «Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società e dell’intera umanità. Né mancano altre gravi forme di violazione della Legge di Dio. Penso, ad esempio, alle forti pressioni del parlamento europeo perché le unioni omosessuali siano riconosciute come una forma alternativa di famiglia, a cui competerebbe anche il diritto di adozione. È lecito e anzi doveroso porsi la domanda se qui non operi ancora una nuova ideologia del male, forse più subdola e celata, che tenta di sfruttare, contro l’uomo e contro la famiglia, perfino i diritti dell’uomo». Questo severo giudizio nei confronti dei parlamenti che, in completa autonomia e vincolati solo dalle Costituzioni dei vari paesi, hanno legiferato in materia di aborto, di fecondazione assistita, di anticoncezionali o di diritto di famiglia, ha suscitato ampie discussioni e anche numerose critiche. Basti citare il filosofo laico italiano Paolo Flores d’Arcais: «La Chiesa di Roma non compie affatto, con Wojtyla, una scelta irreversibile per la democrazia. Anzi, e al contrario, ribadisce semmai, e ravviva, una diffidenza (che fu anche in papi recenti opposizione) verso la democrazia, opposizione e diffidenza che è tradizionale nella Chiesa cattolica, ma che Roncalli [Giovanni XXIII – n.d.r.] e Montini [Paolo VI – n.d.r.] sembravano aver messo tra parentesi».
Papa Giovanni Paolo II sosta in raccoglimento davati al Muro del Pianto, dopo aver simbolicamente inserito nella connessione di due blocchi di pietra un biglietto sul quale è riportato il Mea Culpa pronunciato dal pontefice in San Pietro, 26 marzo 2000, Gerusalemme, Israele.
La figura di Giovanni Paolo II è oggetto di valutazioni molto differenti. Alcuni intellettuali, infatti, lo ricordano soprattutto per le sue rigide posizioni su temi come l’aborto, la contraccezione o la fecondazione assistita: in tutti questi campi, a giudizio del pontefice, i parlamenti non dovrebbero emanare leggi contrarie alle posizioni della Chiesa, che secondo il papa coincidono con il diritto naturale. In altri campi, invece, Giovanni Paolo II si è dimostrato decisamente più aperto. A livello politico, il papa si è segnalato per una dura condanna delle guerre iniziate dal presidente americano J. W. Bush in Afghanistan e in Iraq. Inoltre, Giovanni Paolo II si è sforzato di impedire che le religioni si trasformino in fattori di violenza: di qui il suo sforzo di restare in dialogo con ebrei e musulmani, di convocare incontri di preghiera cui partecipino gli esponenti di tutte le fedi. Giovanni Paolo II era perfettamente a suo agio nella civiltà dei mezzi di comunicazione di massa: quindi sapeva che un gesto simbolico (per esempio, la preghiera devota all’interno di una moschea musulmana, la visita ad una sinagoga o l’abbraccio fraterno con una prestigiosa autorità religiosa non cattolica) sarebbe stato ripreso dalle televisioni, trasmesso in tutto il mondo ed entrato in tutte le case. Infine, va ricordato lo sforzo di riflessione autocritico compiuto dal papa su temi spinosi come le crociate, l’inquisizione, il processo a Galileo Galilei, la secolare ostilità antiebraica cristiana che, secondo molti studiosi, ha preparato il cammino all’odio nazista e alla soluzione finale perpetrata dai nazisti.
Giovanni Paolo II e Madre Teresa
Giovanni Paolo II, il papa polacco
Carisma e religiosità nel Novecento
Giovanni Paolo II e Madre Teresa
Giovanni Paolo II in Messico
Giovanni Paolo II con un bambino
Funerali di Giovanni Paolo II